Le politiche multietniche alla prima resa dei conti
La marcia di Parigi (

Intorno al massacro di Parigi

Ora gli italiani possono vivere tranquilli. I francesi hanno Hollande, gli italiani il prode Angelino Alfano che ha ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI una decina di sospetti killer islamici.  Questo vuol dire che in collaborazione con qualche magistrato ha preso un registro, lo ha aperto e si fatto dare nome e cognome, indirizzo e numero di cellulare dei sospetti e dei loro amici. Poi ha subito affermato che gli italiani possono stare tranquilli.

  

Lo stesso provvedimento era stato preso da Hollande con la differenza che i suoi indagati, noti da anni, entravano ed uscivano dalle carceri. Ma sia in Francia che in Italia, questi cosiddetti iscritti gestivano e gestiscono ancor oggi, in piena libertà, una ditta di import&export di terroristi islamici diretti in paesi medio orientali.

  

Ora il tartufo dell’Eliseo distribuisce agli uccisi la massima onorificenza della sua nazione.

  

Ma il clima multiculturale e buonista che regnava in Francia nel giorno dell’eccidio è denunciato da quel video, comparso ieri, che documenta la precipitosa fuga in retromarcia messa in atto da un mezzo della polizia, quando si è trovata di fronte all’auto dei terroristi, in fuga dopo l’eccidio.

 

I killer sono usciti con calma dall’auto ed hanno cominciato a sparare.

 

 Non uno sparo invece è partito dall’auto dei poliziotti, rintanati nell’ abitacolo del loro automezzo.

  

 Ora si sprecano i proclami altisonanti emanati dalla nazione francese ed anche dall’Europa. Ma è difficile che quel clima buonista e rispettoso della altrui cultura cambi fino a che il tartufo socialista sarà a capo del governo transalpino.

  

Sono i francesi ad averlo eletto.

  

Anche se affermano di averlo prescelto solo per evitare il reincarico del suo predecessore, Nicolas Sarcozy che, con la consorte Carla Bruni, si era anche lui distinto nell’ospitare in Francia ogni tipo di delinquenti . Tra questi il pluriomicida italiano Cesare Battisti, oggi libero in Brasile grazie a loro.

In Italia vive e combatte con noi Abdullah Iacopino detto dagli amici Enzo. E’ il presidente dell’Ordine dei Giornalisti. Prima della strage di Parigi il consiglio di disciplina nazionale (erede del minculpop) da lui convocato, aveva deciso di processare il collega Magdi Allam, ed eventualmente di espellerlo a causa di articoli come “l’Islam ci assedia, abbiamo il dovere difendere la nostra cultura” oppure “l’occidente impari dall’Egitto: con l’Islam non c’è democrazia”. Queste semplici affermazioni per lui odoravano di razzismo, xenofobia e di islamofobia.

 Solo dopo il tragico eccidio si è precipitato a Parigi e da buon italiano, come Paolo sulla strada di Tarso, si è convertito ed ha affermato che ”è odiosa l’idea stessa che se qualcuno ironizza su di te o sulla tua religione, tu possa rispondere imbracciando un mitra”. Tutt’al più puoi essere radiato come un”cane infedele”.

 

 Lo hanno eletto i giornalisti italiani.

Nel corso di un master di giornalismo all’Università di Torino, è stato affermato che ”è scorretto parlare di terrorismo islamico, perché l’islamismo non ha niente a che fare con la violenza.”

 I docenti del corso non erano ancora a conoscenza di una notizia che poteva interessarli, qualora avessero deciso di trasferirsi come professionisti in uno di quei paesi islamici moderati, che sono alieni da ogni tipo di violenza e che sono presentati agli studenti del corso come esempio di tolleranza: l’ ARABIA SAUDITA.

  

Un giornalista di quel paese, Raif Badawi è stato riconosciuto colpevole dai buoni giudici islamici di usare la scrittura per esprimere le proprie idee.

  

 E’ stato condannato alla pena di dieci anni di prigione ed a mille frustate. Ma poiché le mille frustate, inferte in un’unica soluzione, avrebbero lasciato solo ossa nude con  qualche  brandello di carne attaccato, i buoni giudici islamici si sono dimostrati umani e pietosi, come chiede la loro religione.

  

 Hanno pertanto sentenziato che l’atroce pena doveva essere diluita nel tempo.

 

 Con la somministrazione, eseguita sulla pubblica piazza davanti ad una folla plaudente, di cinquanta frustate alla settimana. Per venti settimane.

 

“E’ la loro cultura” commenteranno intellettuali e preti di sinistra, sempre invitati nei talk show televisivi del nostro paese.

 

Francois Hollande si è risollevato. Lo affermano in coro molti opinionisti della trimurti (Repubblica, Corriere, La Stampa) e di altri giornali del nostro paese. Secondo loro, quel ridicolo e disordinato corteo cui hanno partecipato alcuni capi di stato, tenendosi stretti sottobraccio per infondersi coraggio, ha fatto dimenticare che la responsabilità degli eccidi era del suo governo e della politica da lui attuata.

 

Lo hanno perfettamente ricordato invece i governanti in testa al corteo, che trascorsi quegli esitanti cento metri, non hanno perso tempo nei saluti, e sono fuggiti in fretta e furia in tutte le direzioni, sotto gli occhi delle televisioni di tutto il mondo.

  

Mai era successo in passato di vedere tanti capi di stato, dileguarsi in tal modo.

  

Un redattore di quel giornale sempre fazioso, che è Famiglia Cristiana, è riuscito ad affermare che tutti quei francesi si erano riuniti a Parigi per rilanciare le politiche dell’Europa. Lui a Parigi non c’era, altrimenti avrebbe constatato che il canto che ha accompagnato in modo ossessivo tutto lo svolgimento del raduno era quello della marsigliese.

 

Uno degli inni più nazionalisti del mondo.

  

Tra i capi di stato, non ben visto e forse neppure invitato da Hollande, vi era anche il premier di Israele Benjamin Netanyahu.

  

Che è giunto a Parigi, solo per invitare i cittadini israeliani residenti  nel paese, a lasciare la Francia ed a trasferirsi con un rinnovato exodus in Israele, dove la sicurezza, nonostante la guerra strisciante con i paesi arabi, è maggiore che nel paese socialista di Hollande e compagni.  Davvero un bel rilancio per il povero Francois Hollande.

 


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Articolo pubblicato il 16/01/2015