Al Parco Michelotti di Torino arriva la fattoria degli animali?

Se lo chiede il Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni ambientaliste

  A seguito della riunione della competenti Commissioni Consiliari tenutasi l’8 gennaio, è stata liberata per il Consiglio Comunale la proposta di delibera che avvia la “Concessione per Valorizzazione” del Parco Michelotti, con alcuni emendamenti sicuramente migliorativi, che accolgono in parte le osservazioni, ma che non toccano purtroppo la sostanza dell’atto deliberativo.

Prima della votazione in Consiglio, è stato evidenziato il fatto che, per la prima volta, si dà il via ad una procedura del tutto insolita: tale procedura, definita “concessione per valorizzazione”, riguarderà un vasto parco urbano che si estende dalla  piazza Gran Madre a corso Gabetti (ca. 32.000 mq.).

Prevista inoltre la pubblicazione di un bando dalle maglie molto larghe, che consentirà di affidare l’intero parco ad un soggetto che se lo aggiudicherà per 30 anni col criterio della “miglior offerta economica”.

"In linea di principio - dice Emilio Soave di Pro Naura - non siamo contrari al coinvolgimento di soggetti privati nella gestione dei parchi urbani, e neppure allo svolgimento di attività economiche rivolte alla fruizione del parco.

Tuttavia riteniamo doveroso inserire nel bando precisi impegni per garantire la fruibilità pubblica del parco e per preservarne le peculiarità storiche e paesaggistiche e le caratteristiche ambientali".

Soprattutto è emersa l'assoluta contrarietà ad una filosofia secondo cui i parchi non solo non devono costare, ma devono addirittura “rendere”.

"Nel caso in questione - prosegue Soave -  ci preoccupa il fatto che al soggetto aggiudicatario verrà data ampia facoltà di collocare all’interno di un parco urbano consolidato le attività più disparate di carattere commerciale, turistico, sportivo, senza garanzie per la fruizione pubblica nel suo complesso di un’area così importante per il quartiere e per l’accessibilità alla sponda fluviale".

Nella proposta di delibera infatti viene pure fatta balenare la possibilità di realizzare nuovi volumi edificati, laddove un parco pubblico storicamente consolidato non può sicuramente “generare” miracolisticamente nuova Superficie Lorda di Pavimento, oltre a quella del fabbricato esistente denominato Acquario-Rettilario. Non viene neppure indicato l’obbligo di abbattere strutture precarie e fatiscenti, reliquati del vecchio Zoo, che rappresentano un ostacolo alla fruizione pubblica: la decisione di un eventuale abbattimento sarà demandata alle scelte dell’aggiudicatario.

"Ricordiamo ancora - conclude -  che il parco, dato il “frazionamento” in atto, rischia ulteriormente con quest’atto deliberativo di trasformarsi in un condominio, per di più senza regole, e con l’incubo di una Centrale Idroelettrica che lo sventrerà.

Infine, la procedura proposta nell’atto deliberativo crea un rischioso precedente, favorendo la possibilità di dare il via ad altre operazioni di “privatizzazione” dei parchi cittadini".

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 12/01/2015