Masaniello è volato in cielo

Un grave lutto per il mondo della musica. Pino Daniele muore a 59 anni, stroncato da un infarto.

L’anno nuovo comincia davvero male.

Un altro grande musicista che ci lascia.

Stessa tastiera e stesse lacrime che bagnano gli occhi.

Masaniello ha preso la stada per il cielo, per non tornare mai più, dove si ritroverà con il suo grande amico Massimo Troisi: due grandi artisti accomunati dall’amore per l’arte, per la propria città e purtroppo dalla stessa patologia.

Uomini vissuti di cuore e traditi dal loro stesso cuore.

Un musicista unico nel suo genere: un amore profondo per il blues, contaminato da atmosfere arabeggianti e mediterranee, un modo unico di scrivere i testi, con un misto di italiano, inglese e dialetto napoletano.

Di lui ricordo come fosse oggi, il concerto al Festival dell’Unità, nel parco di "Italia '61", nel lontano 1980: era il tour di “Vai mò”, uno dei suoi dischi più riusciti in assoluto. 

Una “all napoletan band” con Joe Amoruso alle tastiere, Rino Zurzolo al basso, James Senese ai fiati e un trio percussivo da paura, composto da Karl Potter, Tony Esposito e Tullio De Piscopo. Un concerto che sembrava non dovesse finire mai, con il pubblico, assiepato fin quasi agli argini del Po, che continuava a chiamare i musicisti sul palco: musicisti che finiti i brani in scaletta, si lanciarono in una improvvisazione tipicamente “jazz-rock” puramente strumentale, lasciando i presenti a bocca aperta.


E poi i concerti con Ron, Francesco De Gregori e Fiorella Mannoia: la sua chitarra, la sua voce, già incrinata dai problemi di salute, ma quanto mai viva e pulsante, al servizio dei compagni di viaggio, in un tour che rimarrà per sempre negli annali della storia della musica italiana.

Un artista schivo, timido, che si concedeva poco ai media, escluso naturalmente quel giornalista RAI che, chissà per quale motivo, ha lo “ius primae noctis” su tutte le novità discografiche di casa nostra: un artista che ha cambiato per sempre il modo di fare, di concepire la musica, portando la melodia popolare al cospetto del blues e del jazz.

Dopo trent’anni dall’uscita dell’album, a Settembre era partita da Verona la tournee di “Nero a Metà” e io aspettavo con ansia di poterlo rivedere sul palco, per la riproposizione integrale del suo capolavoro, accompagnato dai musicisti dell’epoca.

Il palco rimarrà vuoto.

Addio Pino. R.I.P.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 05/01/2015