L' ISIS e il comportamento contraddittorio degli Stati Uniti al riguardo

Gli USA non hanno mai brillato in politica estera , soprattutto in caso di guerra

 Dopo il recente omicidio del pilota giordano da parte dei sanguinari jiahdisti dell'  ISIS , tornano costantemente alla ribalta gli inquietanti interrogativi su quanto sta succedendo nell'  ormai ex Iraq , nella Siria  divisa tra Assad e i suoi nemici , ed  in alcuni territori limitrofi ed a macchia di leopardo sotto il controllo dell' ISIS .

Gli interrogativi che ci poniamo sono innanzitutto di ordine logico oltre che , evidentemente , umanitario. Ma andiamo con ordine.

Le dichiarazioni del presidente Barack Obama, subito dopo l' omicidio di James  Foley  di qualche settimana fa , sgozzato in diretta con immagini drammatiche che hanno fatto il giro del mondo , non lasciavano spazi a dubbi :

"L’Isis non ha ideologie né valori degli esseri umani, dichiarando  la sua ambizione di commettere un genocidio contro un antico popolo. E non ha un posto nel Ventunesimo secolo. Noi proteggeremo i nostri concittadini.  Jim Foley?  Onoreremo la sua memoria".

Parole dure quelle di  Barack Obama, che da Marthàs Vineyard in Massachusetts, dove si trovava in vacanza,  in merito all’uccisione del giornalista americano  per mano degli estremisti islamici dell’Isis, così continuò : "Il mondo è inorridito dal brutale assassinio di James Foley, ci deve essere uno  sforzo comune  per estrarre questo cancro, una  cooperazione mondiale per fermare l’Isis"  aggiunse Obama in una  breve dichiarazione, sottolineando che l’Isis non parla di religione.

"Continueremo a fare il possibile per proteggere il nostro popolo".

Dopo queste ed altre dichiarazioni , fu decisa un ' alleanza tra alcuni stati occidentali ed altri  arabi per debellare il cancro costituito da persone che di umano hanno ben poco , come il fatto che contravvengono a tutte le convenzioni internazionali, come quella di Ginevra che vieta l' uccisione di militari catturati nel corso di operazioni di guerra  e che vestono la divisa delle forze opposte .   Cosa che è successa da poco  al pilota giordano abbattuto da un missile durante un ' operazione sul territorio iraqeno.

Il presidente Barack Obama  presentò quindi  il suo piano antiterrorismo  ribadendo  agli americani che gli Stati Uniti guideranno una coalizione anti-Isis, ma senza inviare truppe in Iraq. All'alleanza partecipano anche dieci Paesi arabi. La campagna viene portata avanti utilizzando gli attacchi aerei e sostenendo le forze sul campo. "L'obiettivo è chiaro: indebolire e distruggere l'Isis con una strategia antiterrorismo articolata e prolungata". 

Le modalità della partecipazioni alle operazioni militari era molto chiara , sulla carta .

La maxi-coalizione araba per combattere l'Isis in Iraq e Siria è formata da Arabia Saudita e Bahrein, Emirati Arabi, Kuwait, Qatar, Oman, Egitto, Iraq, Giordania e Libano. "Voglio - sottolinea Obama nel suo discorso, anticipato dalla Casa Bianca - che gli americani capiscano che non sarà come la guerra in Iraq e in Afghanistan. Non saranno coinvolte truppe americane sul suolo straniero".

"La campagna che stiamo per iniziare - ha spiegato il presidente - sarà uno sforzo continuo e senza sosta per eliminare la minaccia dell'Isis ovunque si trovi, utilizzando la nostra potenza aerea e sostenendo le forze alleate sul campo. Questa strategia è quella che abbiamo perseguito con successo in Yemen e in Somalia per anni".

"L'Isis è un cancro, servirà tempo" 

Obama ha avvertito che ci vorrà del tempo "per sradicare un cancro come l'Isis", ricordando che "ogni volta che conduciamo un'azione militare ci sono dei rischi". Ma, ha aggiunto, "viviamo in un'epoca di grandi cambiamenti". Oggi, "è il 13.mo anniversario degli attacchi al nostro Paese. La prossima settimana saranno sei anni da quando la nostra economia ha subito il colpo più duro sin dalla grande Depressione", ma nonostante questo e altro, "l'America è in una posizione migliore per cogliere il futuro di ogni altro Paese al mondo".

Nessuna fiducia in Assad  

  Il presidente degli Stati Uniti ha poi sottolineato come gli Usa sosterranno militarmente l'opposizione siriana. "Nella lotta all'Isis - ha detto - non ci possiamo fidare del regime siriano di Assad che terrorizza il suo popolo".

La Cia:   " Dai 20 a 31mila i combattenti in Iraq e Siria" .

L'Isis dispone di una forza composta da un minimo di 20mila ad un massimo 31.500 combattenti in Siria e Iraq, secondo una nuova stima della Cia che di fatto raddoppia e triplica le valutazioni precedenti che si aggiravano sui 10mila uomini. Lo ha affermato un portavoce della Cia citato dalla Cnn, secondo cui si tratta di un totale che "riflette l'aumento del reclutamento sin da giugno, dopo i successi sul campo e la dichiarazione del califfato". 

Ebbene , dopo tali dichiarazioni e spiegamenti di forze,   ancora risultati tangibili non se ne vedono , anzi sembra che la pericolosità degli jiahdisti sia ancora aumentata , visto che sono dotati di missili in grado di colpire jet in volo . 

Lungi dall' essere guerrafondai , ma piuttosto il contrario , alcuni fatti non sono spiegabili nella strategia alleata anti ISIS : 

       Come mai l' ISIS proclama di sostentarsi con il petrolio estratto in quelle terre , ricavando 1,5 miliardi di $ all' anno , quando sarebbe estremamente  facile colpire dall' alto i pozzi  petroliferi  - esposti, visibili ed inamovibili - interrompendo l' estrazione del prezioso liquido , mettendo finanziariamente in ginocchio l' ISIS , con bassissime perdite di vite  umane sia da una parte che dall' altra ? 

      Come mai gli Stati Uniti , durante l 'ultima guerra  Iraq- Kuwait , fecero vedere come dall' alto dominavano completamente la situazione su quello stesso territorio iraqeno ,  con distruzioni mirate a mezzi militari , impianti di produzione di vario tipo e centrali elettriche , risolvendo in pochi giorni la guerra e ponendo termine  all' invasione del Kuwait , mentre in questo caso la guerra si protrae da mesi ? 

      Come mai, se l' esercito nemico è costituito solo da circa 30. 000 combattenti , anche se sparpagliati sul territorio e molto ben nascosti , un esercito alleato che ha mezzi ben più imponenti sembra non faccia sostanziali passi in avanti ?  

 -         Come mai non vengono diramati regolarmente  i soliti " Bollettini di guerra " sul conflitto, cosa più che normale durante tutte le operazioni di questo tipo , dove sono coinvolte forze provenienti da vari Paesi , i cui cittadini  dovrebbero essere costantemente  tenuti informati sull' andamento della guerra ? 

Questi ed altri interrogativi lasciano pensare che vi siano dei retroscena che non solo non vengono detti ( come è ovvio quando si parla di operazioni che devono essere tenute sotto copertura e  in stato di segretezza ) , ma che dimostrano che forse gli obbiettivi degli alleati sono altri rispetto a quelli dichiarati . Come qualche patto segreto per lasciare intatto quel territorio , da lasciare agli alleati arabi che se lo spartiranno in caso di probabile vittoria 

 L' Iraq fa gola a molti , vista la disgregazione  di questa nazione  che è in atto da quando  George Bush decise di combattere Saddam Hussein sulla base di illazioni sulla estrema pericolosità del leader iraqeno , convincendo tutti gli alleati che la sua era una  “guerra santa “ , una crociata contro un nemico che poteva distruggere innanzitutto Israele. 

In definitiva anche Obama si è fatto trascinare in una guerra lunga che ha obbiettivi decisamente sfumati ed incerti , nonostante il fatto che le sue dichiarazioni chiarissero che non sarebbe stato un altro Vietnam. 

Le risposte a questi interrogativi forse le avremo tra qualche anno, quando gli arabi si saranno spartiti opportunamente Iraq e Siria , e allora  e solo in quel momento si saprà chi è il vincitore e chi è il vinto , con negoziazioni - e susseguenti spartizioni di territori e sfere d' influenza -  dai tempi infiniti e spesso non conclusivi , come succede da sempre  nella  non distante Palestina. 

Insomma, cose arabe... come al solito !   .



 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 04/01/2015