La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Le ventisette chiavi della donnetta scassinatrice

Nel complesso universo delle dark lady e delle femmes fatales che ci vengono presentate nelle più svariate declinazioni dai romanzi polizieschi e non, dai fumetti, dal cinema e dalla televisione, troviamo anche donne ladre e scassinatrici, come Catwoman, creata da Bob Kane e Bill Finger nel 1940 per l’universo del supereroe Batman e Black Cat, creata da Marv Wolfman e Keith Pollard nel 1979 per l’universo dell’Uomo Ragno.

Il confronto tra l’irruenza che queste eroine dimostrano nelle loro scatenate imprese, in associazione a spiccate valenze erotiche, mi è stato suggerito dalla casuale lettura di una notizia di cronaca, riportata da “La Stampa” del 28 agosto 1947, che descrive le imprese di una  vera donna scassinatrice nella Torino dell’immediato dopoguerra, col titolo “Le ventisette chiavi / per svaligiare gli alloggi” e l’occhiello “Il proficuo lavoro trovato da una donnetta”.

 

Al Commissariato di S. Donato pervenivano periodicamente da circa un anno numerose denunce di strani furti. Si trattava sempre d’inquilini dello stesso rione che trovavano rientrando la porta di casa regolarmente chiusa e l’alloggio svaligiato.

Nei giorni scorsi, il campo di azione dell’ignoto ladro si era polarizzato intorno a piazza Barcellona, via Exille [Le Chiuse?], via Vagnone, corso Regina Margherita e, come le indagini condotte dal brigadiere Grillo avevano appurato, sempre era stata notata una donnetta, vestita dimessamente, aggirarsi nei paraggi. Nelle ultime settimane essa era apparsa in stato interessante. Su di lei naturalmente si fermavano i sospetti, ma malgrado le ricerche, non si riusciva a scovarla.

Ieri mattina la custode di una casa di via Tinivelli [Tenivelli] la vedeva però uscire dal portone e insospettita faceva un rapido sopraluogo agli alloggi. Uno era stato svaligiato. La portinaia telefonava subito al Commissariato ed il brig. Grillo con un altro sottufficiale e la guardia scelta De Palma iniziavano subito una battuta nella zona e poco dopo rintracciavano la donna sospettata.

Accompagnata al Commissariato questa veniva identificata per certa Felicita V. in T. di 32 anni abitante in via P. Cossa 512, e precisamente in una baracca costruita con tavole di legno e latte usate, seminascosta in un campo di granoturco e tra piante di acacie. La guardia scelta De Palma, recatosi in quella primitiva abitazione, notava in un angolo un pacco contenente 27 chiavi di diverse foggie (tra le altre anche quella della casa di un nostro cronista!).

Richiesta dove le avesse prese, la donna rispondeva di averle trovate per strada. Un’accurata perquisizione faceva però scoprire negli angoli e nei numerosi nascondigli interrati, oggetti d’oro e d’argento, orologi, nonché ingenti quantitativi di biancheria. Di fronte all’evidenza, la V. finiva per confessare di essere la autrice dei misteriosi furti. Inosservata saliva per le scale degli stabili e osservava le serrature, individuava quelle di cui aveva la chiave adatta ed entrava a far man bassa negli appartamenti.

Molta refurtiva non è più stata trovata dagli agenti che hanno però individuato in un tale Giuseppe G. abitante in via San Donato 8, uno dei tanti che hanno acquistato oggetti rubati da costei. Rimane da scoprire il mistero delle chiavi.

 

Dopo quel 28 agosto, “La Stampa” non fornisce ulteriori notizie e così il mistero delle chiavi resta per noi insoluto.

Ho cercato di verificare la location del rifugio segreto della donnetta scassinatrice, descritto come una “primitiva abitazione” costituita da una baracca di legno e lamiere, seminascosta tra campi di granoturco e boschetti di acacie, in via Pietro Cossa al n. 512. Oggi quel numero civico dovrebbe corrispondere al tratto della via compreso tra corso Regina Margherita e piazza Cirene, dove è sorte la borgata Frassati.

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Articolo pubblicato il 29/12/2014