Don Camillo e Peppone in trasferta da Brescello a Santena

Secondo appuntamento al Teatro Elios con "SANTENAa TEATRO". Ospiti gli immortali eroi di Giovannino Guareschi messi in scena dalla Compagnia "Il Piccolo Teatro Comico"

 

 

Le avventure di Don Camillo e Peppone appartengono di diritto alla storia del cinema e della letteratura del Novecento.

Chi non ha mai letto i romanzi di Giovannino Guareschi, almeno una volta nella vita, ha sicuramente visto i film che raccontano le avventure del Parroco, anzi Curato, alla vecchia maniera, e del Sindaco di Brescello.

Personaggi resi indimenticabili grazie alle interpretazioni sublimi di Fernand Joseph Désiré Contandin, detto Fernandel e di Gino Cervi; anche se personalmente voglio ricordare il grosso merito di Carlo Romano, doppiatore storico dell’attore francese.

Alla luce di tutto questo, portare in teatro l’opera dell’autore di Roccabianca, risulta sicuramente un’impresa ostica, anche perché è abbastanza naturale, nello spettatore, il confronto con gli attori cinematografici, per altro, entrambi, anche grandissimi interpreti teatrali.


Bene: Franco Abbà e Mauro Stante riescono perfettamente nell’operazione, portando sul palcoscenico una rivisitazione molto personale delle avventure dei due eroi emiliani.

A parte la bravura dei due protagonisti, perfettamente a proprio agio nei rispettivi ruoli, Franco è un simpaticissimo prete e Mauro un convintissimo politico; i due inventano il personaggio di  Tesorina, una perpetua imbranata, ma non troppo, interpretata dalla bravissima Patrizia Pozzi, che fa da collante fra i vari episodi dello spettacolo. 

Spettacolo che tocca i punti salienti dei romanzi di Guareschi e che in due ore abbondanti di esibizione racconta le gags più celebri del parroco democristiano convinto, contrapposto al sindaco comunista e rivoluzionario.

Non può mancare naturalmente la voce di Gesù, confidente, amico e consigliere di Don Camillo, magistralmente recitata da Roberto Bertulli.

Personalmente ho trovato geniale l’idea di trasformare, in certi frangenti dello spettacolo, la platea nella famosa chiesa di Brescello, coinvolgendo il pubblico presente e abbattendo la cosìddetta “quarta parete” del palcoscenico.

A fine commedia, non poteva mancare la ormai abituale chiacchierata con i protagonisti.

 

Mauro, perché Guareschi.

Non tanto per lo scrittore in quanto tale, quanto per l’ inventore di personaggi. Guareschi, tra l’altro molto bistrattato da una certa sinistra, Pasolini in particolare, era considerato un “conservatore”. In realtà lui amava Peppone quanto Don Camillo. Ci ha colpito soprattutto l’umanità dei suoi personaggi. Molto vivi, molto pregni.

Ho notato che avete personalizzato molto l’interpretazione.

Questo è stato il nostro punto di partenza. Descrivere quell’umanità di cui ti parlavo, mettendoci la nostra. E questo è stato molto apprezzato dal pubblico.  Abbiamo cercato di descrivere l’amicizia che fondamentalmente lega i due personaggi, in un’epoca, la nostra attuale, dove l’amicizia non esiste più.

Ho trovato geniale l’idea di coinvolgere il pubblico nella rappresentazione.

Ci piace molto l’idea dell’interattività col pubblico. Quasi un umanizzare ulteriormente l’opera che portiamo in scena. Secondo noi il teatro deve essere didattico, non per avere la presunzione di insegnare qualcosa, ma per cercare di rendere partecipe chi assiste, come stasera. Una visione, se mi passi il termine, brechtiana del teatro, dove lo spettatore è “costretto” a pensare, non solo ad assistere in modo passivo.

 

Franco, perchè Guareschi.

Rientra in un progetto riguardante il teatro contemporaneo, sul Novecento, in particolare.

In questo senso Guareschi è stato importantissimo e ci ha incuriosito. Ha creato dei personaggi immortali nella loro essenza: il rosso e il nero, resi immortali con le interpretazioni cinematografiche di Fernandel e di Gino Cervi. Noi abbiamo assolutamente voluto allontanarci da quei due miti che, per quanto mi riguarda, sono inavvicinabili. Abbiamo voluto fare una cosa nostra, senza la presunzione di voler emulare nessuno. Ma a parte il discorso politico, la cosa bella del testo originale, è che finisce sempre tutto “a tarallucci e vino”, un bel bicchiere di Lambrusco. In una parola: l’amicizia.

Avete unito i vari film in un unico spettacolo.

Sì. La difficoltà è stata proprio questa, anche se il libro è scritto ad episodi. Abbiamo cercato di rendere fluido lo spettacolo. Credimi, quello mio e di Mauro è stato un grosso lavoro.

Parlando per un attimo di te…teatro dell’assurdo…baffato…commedia dell’arte…baffata…Novecento…baffato…Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro da Franco Abbà?

(ride, ndr)…mah…io cerco sempre di fare qualcosa di nuovo…nonostante l’età…(risata generale, ndr)…Diciamo che…

…che siete stati bravissimi e scusa se sono monotono…quindi dobbiamo aspettarci delle altre sorprese?

Mi auguro di sì! Ci metterò tutto me stesso per sorprendere nuovamente te ed il pubblico, accetto la sfida!

Ok! Allora mi auguro di essere presto “sorpreso”…quindi appuntamento a presto, con una nuova faccia di questo “prisma”…che è Franco Abbà…!

Contaci! Grazie di cuore per i complimenti. A presto!

Stay always tuned !!!

 

 

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Articolo pubblicato il 21/12/2014