La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Drammatica notte di Natale di un autostoppista

La letteratura poliziesca annovera un significativo numero di romanzi e racconti dedicati a delitti commessi nel periodo di Natale. Il particolare clima di questa festività pare stimolare la fantasia dei vari autori a creare, per contrasto, situazioni criminose che vanno dall’omicidio de “Il Natale di Poirot” ai furti più o meno clamorosi su cui indagano il commissario Maigret (“Un Natale di Maigret”), Sherlock Holmes (“Il carbonchio azzurro”), il già citato Poirot (“L’avventura del dolce di Natale”, racconto addirittura in due versioni, ambientate in diversi periodi storici).

E poi ancora “Festa di Natale” di Rex Stout, “I tre delitti di Natale” di J. B. Livingstone, “I delitti di Babbo Natale” di F. Brown, le raccolte di racconti “Delitti di Natale” e “Altri delitti di Natale”… un più profondo conoscitore del genere “giallo” potrebbe allungare notevolmente questo elenco.

Parliamo di delitti di Natale anche su “Civico20News”, per la serie “Torino noir”, ma non descriveremo storie di fantasia bensì una vicenda vera che compare su “La Stampa” del 27 dicembre 1954, col titolo “Gli danno un passaggio / e per la strada lo rapinano / Perso il treno aveva pensato di ricorrere all’autostop”.

 

La notte di Natale è trascorsa in modo drammatico per il trentaduenne Alfonso B., commesso di negozio, abitante in corso Spezia: due individui, per ora sconosciuti, dai quali egli aveva ottenuto un passaggio in automobile, lo hanno derubato di 25 mila lire, scaraventandolo poi a terra. Il fatto è capitato nei dintorni della città, poco oltre Trofarello.

Il B. doveva recarsi a Cuneo, per trascorrere il giorno di Santo Stefano in casa di conoscenti che lo avevano invitato. Ma la cena era durata più del previsto, sì che aveva potuto raggiungere la stazione di Porta Nuova solo alle 22,20: esattamente due minuti dopo che l’ultimo treno per Cuneo era già partito.

Il B. non si perdeva di coraggio: a piedi si incamminava per corso Vittorio, arrivava in corso Moncalieri e verso l’una giungeva al Fioccardo. Qui si metteva in attesa di qualche macchina che gli desse un «passaggio».

Non doveva aspettare molto. Ecco giungere a forte velocità una «1100». Il B., in mezzo alla strada, fa segno di fermare. È un colpo di fortuna: si tratta di un’auto diretta proprio a Cuneo. L’autista ed il passeggero - entrambi giovanissimi, di modi estremamente cortesi - di buon grado accondiscendono alla richiesta del commesso e lo accolgono a bordo.

La «1100» riparte e verso le due attraversa rombando le strade deserte di Trofarello. Il breve viaggio finora si è svolto benissimo: i due giovani sono simpatici, si informano degli affari del loro ospite, scherzano e ridono.

Ma poco oltre Trofarello le cose cambiano di colpo.

L’individuo che è al volante spegne il motore e frena bruscamente; l’altro, che sta sul sedile posteriore, immobilizza il B. stringendogli un braccio attorno al collo e con una mano gli sfila destramente il portafogli dalla tasca interna della giacca. Il commesso non ha né il modo né il tempo di reagire.

Subito dopo una porta si spalanca, il malcapitato viene spinto fuori, ruzzola malamente; la macchina riparte di scatto e si dilegua nell’oscurità.

Al B. non resta che ripercorrere tutta la strada fino a Porta Nuova: qui arriva verso le cinque, estenuato dalla fatica e dall’emozione, e trova appena la forza di narrare agli agenti del Commissariato delle Stazione quanto gli è successo. Del rapinatori per adesso nessuna traccia.

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Articolo pubblicato il 21/12/2014