La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Il ladro gentiluomo, nella Torino di fine anni ‘50, rubava automobili e, qualche volta, telefonava ai derubati per restituirle

La figura del brigante popolare, il brigante gentiluomo, è entrata a pieno titolo nella mitologia delle classi popolari di ogni paese come vendicatore dei torti e delle ruberie subite dalla popolazione inerme. Il capostipite è il mitico Robin Hood.

Molto spesso, le mirabolanti imprese del brigante gentiluomo nascono da una rielaborazione della fantasia popolare e sono smentite dai documenti giudiziari.

Eppure qualche malfattore “gentiluomo” è esistito anche nella realtà: un esempio è fornito da questa cronaca del giornale “La Stampa”, apparsa senza indicazione dell’autore il 15 aprile 1959, che propongo ai Lettori di “Civico 20 News”.

 

Il Tribunale ha condannato a 5 anni e 7 mesi il giovane Giuseppe I. di 24 anni, il quale è stato riconosciuto colpevole di aver rubato 25 automobili. Era uno specialista in questo genere di furti. Di solito alle vetture sottraeva le merci che i proprietari vi avevano lasciato: dolciumi, coperte, borse e borsette, pupazzetti di stoffa. Parte rivendeva, i monili li donava alla sua fidanzata.

Era un «ladro-gentiluomo». Un giorno rubò l’auto della dottoressa Giuliana Z., medico pediatra. La sera stessa telefonò alla derubata: «Le chiedo scusa. Per sbadataggine non mi ero accorto che la vettura era di un medico. Sono addolorato al solo pensiero che qualche bambino abbia avuto in ritardo le cure per colpa mia. Vada in piazza Castello e troverà la sua auto».

Un’altra volta rubò la vettura all’avv. Vittorio A. Gli telefonò a casa: «Ho scoperto che nella sua borsa ha i motivi di appello contro una sentenza di condanna toccata ad un mio collega ladro. Non vorrei che scadessero i termini. Se scende in strada troverà la sua vettura». Quando fu arrestato confessò anche i furti di cui mai nessuno avrebbe potuto fargli addebito.

Ieri in Tribunale erano con lui altri 11 imputati. Tre erano suoi complici in alcuni furti e sono stati cosi condannati: Giuseppe G. a 4 anni un mese di reclusione e 3 mesi di arresto, Andrea F. a 2 anni 5 mesi, Angelo B. a 3 anni 4 mesi. Gli altri erano i ricettatori, hanno avuto condanne contenute entro l’anno. Presiedeva il dott. Pucci, P. M. il dott. Toninelli. Difensori gli avv. Bertola, Geo Dal Fiume, Gentili, Giordano e Rodio.

 

“La Stampa” del 15 aprile 1959, riporta questa notizia sotto il titolo “Il ladro gentiluomo rubò 25 automobili / ed è stato condannato a cinque anni” mentre il sommario spiega che: “Qualche volta si pentiva e telefonava ai derubati per restituire la macchina - Con lui in Tribunale tre complici e sette ricettatori”.

Dopo averla riproposta ai Lettori di “Civico 20 News”, mi permetto di ricordare loro che quando si narrano vicende del passato remoto, tristi o allegre che siano, bisogna sforzarsi di non fare paragoni con il presente!

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Articolo pubblicato il 29/11/2014