Spaccio al MOI occupato?
Foto di repertorio

Se confermata si propila la corresponsabilità dell'Amministrazione comunale

"Ora salta fuori che nell'occupazione abusiva dell'ex Villaggio Olimpico MOI si è radicato anche lo spaccio di droga, all'ombra dei centri sociali di sinistra che comandano a bacchetta gli immigrati occupanti? Altro che poveri rifugiati, ora si parla di narcotrafficanti!"

Queste le dure considerazioni a noi espresse da Maurizio Marrone, Capogruppo di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale in Comune di Torino e Regione Piemonte, in commento alle immagini sugli spacciatori africani dell'ex MOI diffuse sui social network.

Marrone insiste ponendosi alcune domande:

"Ci sono indagini in corso? L'Amministrazione comunale era avvisata da Prefettura e Procura? Se corrisponde al vero che Prelios Sgr (proprietaria del 36% del fondo immobiliare di cui fa parte il MOI) ha già chiesto lo sgombero delle palazzine occupate così come riferito dal Prefetto, l'Amministrazione Comunale ha formalizzato denuncia contro l'occupazione, forte del suo 35% di partecipazione?".

In conclusione, Marrone rincara la dose ponendo sotto accusa l'Amministrazione comunale colpevole, a pare suo, di gravi responsabilità:

"In caso contrario la Giunta Fassino sarebbe oggettivamente corresponsabile dello spaccio di droga organizzato nelle palazzine olimpiche. Ora basta chiacchiere: il Comune ha il dovere di fare chiarezza su cosa succede lì dentro, a partire dal censimento completo di chi si trova all'interno delle strutture".

In effetti da tempo nel quartiere dell'ex villaggio olimpico si respira un'aria diversa fatta di dubbi e preoccupazioni che i cittadini hanno più volte espresso. L'importante, a parer nostro, è intervenire prima che la situazione generale precipiti e ne vadano di mezzo anche coloro che non hanno nulla a che vedere con le presunte irregolarità in corso.  

E ciò non va interpretato come azione di scarsa sensibilità e tanto meno di discriminazione, bensì di tutela verso coloro i quali hanno diritto alla dignità personale senza essere strumentalizzati da chi non attende altro per creare ulteriori tensioni che andrebbero ad accrescere quelle già in atto.

Il momento richiede forte senso di responsabilità e non mal celato permissivismo che nasconde l'incapacità di affrontare, ma soprattutto risolvere, i problemi del quotidiano, quelli stessi che inducono alla diffidenza ed alla intolleranza verso chi è visto come soggetto maggiormente tutelato dalle Istituzioni, più degli stessi torinesi che hanno costruito e vissuto in altro modo, fino a poco tempo fa, la loro città.

 

 

   

 

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Articolo pubblicato il 25/11/2014