Animali celestiali

In visione al Centro PHOS di Chieri (To) la mostra dell�astronomico bestiario fotografico di Pietro Bologna

Ci figuriamo Pietro Bologna che dalla sua specola domestica, addomesticato antro residenziale, un po’ abitazione un po’ laboratorio del dottor Jackill o testone del mago di Oz, quasi immerso, intriso nell’humus (o Umwelt) d’un bestiario artistico-poetico-scientifico di singolare aggraziata “mostruosità”, pur senza arrivare alla collezione di basilischi di Faravelli (ove, metaforicamente, sarebbe piuttosto l’uomo-di-paglia impagliato dalle fiere belve e non l’opposto), attraverso il buco-nero della pupilla ottica dell’obbiettivo della macchina fotografica dà alla luce, letteralmente, ossia concepisce e genera dal nulla, con creatività originale, certe immaginarie, anzi immaginifiche, costellazioni zoomorfe, “che non si raccontano per messa-a-fuoco ma per illuminazione non premeditata”, una sorta di “osservazione notturna suggerita da una giornata trascorsa a sfogliare libri antichi”, secondo la dichiarazione dell’autore, un’“intuizione col tempo maturata, sino ad assumere l’attuale fisionomia”, cioè d’apparente (appariscente) caravanserraglio astronomico, appunto.

In avvistamento al Centro Phos, oltre l’esistente Orsa, il Cane, poi ecco l’Elefante, il Pavone, la Serpe... Fantasmagoria di segni. Forse. Caos o cosmo? Bagliori siderei dall’orrido sprofondo dell’oscurità nebulosa (buio abbaio!...) nell’“interminato spazio” e “infinito silenzio” di leopardiana memoria, favolosa, oggi tornata in voga. Come comete ad indicare il cammino al lunare o lunatico asiatico pastore oppure all’almanaccante viandante, sempre “se il cor non si spaura”, annegano i pensieri. E lo sguardo in quest’immani mari galattici dolcemente naufraga.