Il disprezzo del Ceto medio

Si sta disegnando la fisionomia della politica fiscale di Chiamparino

Come da più parti previsto e temuto, con la complicità delle Organizzazioni Sindacali, Chiamparino ha enunciato le linee portanti della politica fiscale della sua Amministrazione.

Per presentarsi con le credenziali giuste al cospetto di Renzi e trattare le condizioni di “benevola accoglienza” per il piano di rientro del debito di 2,6 miliardi di euro, la Giunta Regionale ha approvato un degno di legge che comprende la variazione dell’addizionale regionale Irpef per i redditi al di sopra dei 28.000 euro (dal 2,31% al 2,75%), che sale dal 2,32% al 3,32% per i redditi compresi da 55.000 euro a 75.000 euro, per poi schizzare a 3,33% per i redditi al di sopra dei 75.000.

E’ inoltre previsto un incremento del 10% del bollo auto per chi possiede una vettura di oltre 100 Kilowatt.

Queste misure non sono casuali, infatti lo stesso Chiamparino ha dichiarato che:”la rimodulazione dell’addizionale Irpef è stata fissata sulla base di una scelta politica di fondo:non toccare i primi due scaglioni e attenuare l’incremento sul terzo, in modo da non gravare troppo sul ceto medio” (sic).

Avremo modo di verificare, nel corso del dibattito in consiglio regionale programmato nella prossima settimana per l’approvazione del provvedimento, come sia fluido il concetto di Chiamparino sul perimetro del ceto medio.

Se escludiamo altre misure organizzative interne (affidamento a Finpiemonte dei pagamenti delle ASL al fine di monitorare la spesa e la non applicazione della Legge Fornero per collocare a riposo i dipendenti eccedenti di ASL ed Enti gravitanti sulla Regione, (numero non precisato), non è evidenziata la linea di rigore e di diminuzione degli sprechi o dei costi impropri.

C’è solamente un accenno ad una imprecisa integrazione di Finpiemonte e Finpiemonte Partecipazioni, da concretizzarsi entro il 2015, “con l’obiettivo di razionalizzare le società partecipate, che in alcuni casi saranno accorpate, in altri collocate sul mercato, in altri ancora chiuse”.

L’aumento della pressione fiscale, certo e non vagheggiato,  porterà sin dal 2015 un incremento di entrate di 100 milioni annui nelle casse regionali, mentre la riduzione dei costi produrrà, per un importo pressoché analogo, i suoi effetti a partire dal 2017. Le previsioni o meglio, il vizio dei nostri governanti non si smentisce. Se poi, nel pio intento di ridurre la spesa, si metteranno di traverso i politici a caccia di strapunti nelle partecipate o le OOSS per scongiurare un presunto aumento del carico lavorativo nel recinto regionale, il conseguimento dell’obiettivo enunciato sarà ancora tutto da verificare. Intanto le tasse fioccano ed il popolo esaltante che suffraga il “Sindaco più amato d’Italia”, si leccherà le ferite, tacendo.

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Articolo pubblicato il 11/11/2014