“Van Gogh: l’uomo e la terra”

Palazzo Reale di Milano dal dal 18 Ottobre all’8 marzo 2015

 La mostra di “Van Gogh: l’uomo e la terra” attualmente in corso a Palazzo Reale di Milano si inserisce in un periodo in cui la città meneghina è ricca di eventi dedicati a personaggi di primissimo piano tra i quali: Chagall, Segantini, Klimt, Warhol e Leonardo solo per citarne alcuni.

Le opere esposte sono 47 e provengono principalmente dal museo Kröller-Müller di Otterlo, dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Centraal Museum di Utrecht e da importanti collezioni private internazionali.

 La mostra, è allestita dall’architetto giapponese Kengo Kuma che per l'occasione ha scelto tutti materiali nelle tonalità dell'ecru, richiamando sulle pareti del palazzo le ondulazioni evocative delle tele dedicate ai campi di grano ed ha suddiviso il percorso in sei sezioni: l’uomo e la terra, vita nei campi, il ritratto moderno, nature morte, le lettere, colore e vita; con la raccolta dei primi studi e disegni su contadini o pescatori, ritratti di amici, nature morte, dipinti a olio di paesaggi e vedute, come i panorami dell’Olanda, della Provenza e di Arles, della vita rustica e semplice nei campi.

Le opere sono accompagnate e spiegate tramite auricolare con le parole dello stesso Van Gogh, estratte dai numerosi carteggi e lettere inviate al fratello Theo, agli amici e ai famigliari.

La curatrice Kathleen Adler esperta del periodo impressionista, presenta una lettura dell’opera di Van Gogh del tutto inedita e si focalizza sulle tematiche legate a Expo 2015: la terra con i suoi frutti, l’uomo al centro del mondo reale, la vita rurale e agreste in simbiosi con il ciclo delle stagioni.

Ed è proprio Van Gogh a dedicare la sua attenzione verso il paesaggio rurale e il mondo contadino, alla vita e alla fatica del lavoro nei campi, a mettere in risalto il valore del lavoro che conferisce la dignità alla persona. Il lavoro in generale è un elemento caro all’artista e le attività della tradizione agresti in particolare diventano per lui materia di studio e di passione. La sua opera risulta essere unica in quanto va inserita in un’epoca in cui la maggior parte degli artisti coevi rivolgevano lo sguardo al paesaggio urbano in trasformazione a causa della nascente meccanizzazione del lavoro elemento portante insieme alla macchina a vapore della rivoluzione industriale.

Kathleen Adler va ad indagare a fondo nella storia del pittore che per la verità delle sue immagini, l’intensità dei suoi colori e la forza della sua pennellata ha per primo affermato l’identità tra arte e vita, aprendo la strada al movimenti espressionista.  

La mostra è dunque una preziosa occasione per contemplare attraverso gli occhi dell’artista il complesso dualismo uomo e mondo esterno che è al centro di tutta l’opera artistica vangoghiana. 

                                                                 

                                                                                                                    Dimitri Piccinini

 

 

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Articolo pubblicato il 05/11/2014