Gli “antenati” di Sherlock Holmes

Personaggi letterari e reali che hanno ispirato Arthur Conan Doyle – seconda parte

Nella prima parte di questo scritto abbiamo visto che al momento della pubblicazione del primo romanzo di Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes come protagonista, “Uno studio in rosso”, nel 1887, esisteva già una significativa serie di sagaci investigatori reali e di detective della letteratura poliziesca che potevano aver ispirato Conan Doyle.

Già dal suo primo romanzo, “Uno studio in rosso, Arthur Conan Doyle, per bocca di Sherlock Holmes dimostrò subito di voler ripudiare due di questi personaggi letterari, Auguste Dupin, di Edgar Allan Poe, e l’ispettore Lecoq, di Emile Gaboriau.

 

In “Uno studio in rosso, nel capitolo La scienza della deduzione, Sherlock Holmes dichiara che, a suo parere «… Dupin era un mediocre. Quel suo trucco di intervenire nei pensieri del suo amico, dopo un quarto d’ora di silenzio, è pretenzioso e superficiale. Senza dubbio, Dupin aveva una certa capacità analitica, ma non era quel fenomeno che Poe sembrava considerarlo».

Sherlock Holmes appare ancor più severo nei confronti di Lecoq.

Sorridendo ironicamente, lo classifica come «… un misero pasticcione. Aveva una sola dote al suo attivo: l’energia. La lettura di Monsieur Lecoq mi ha dato addirittura la nausea. Il problema consisteva nell’identificare un prigioniero sconosciuto. Io avrei potuto risolverlo in ventiquattr’ore. Lecoq ci ha messo sei mesi. Quel romanzo potrebbe servire come libro di testo agli investigatori perché imparino quel che devono evitare».

Arthur Conan Doyle dichiarò invece di essersi ispirato per il personaggio di Sherlock Holmes ad un celebre dottore dell’epoca, Joseph Bell (Edimburgo, 1837-1911), suo professore di medicina all’Università di Edimburgo: «Leggendo alcune storie poliziesche fui colpito dal fatto che quasi sempre i risultati erano raggiunti fortuitamente. Pensai allora di cimentarmi nello scrivere una storia in cui il protagonista trattasse il crimine come il dottor Bell trattava le malattie ed in cui la scienza si sostituisse al caso».

Arthur Conan Doyle fornì persino una succinta descrizione dei metodi del dottor Bell, il quale faceva «…la diagnosi delle persone che entravano prima ancora che queste avessero aperto bocca. Non solo diceva loro i sintomi che accusavano, ma specificava persino alcuni particolari del loro passato, e raramente si sbagliava!».

Il dottor Bell diceva ad un suo paziente: «Certo, voi siete un militare, e più precisamente un sottufficiale ed avete prestato servizio alle Bermude». Spiegava poi agli studenti che: «È entrato nella stanza senza togliersi il cappello, come se entrasse in fureria, da cui ne ho dedotto che era un militare. L’aria leggermente autoritaria, abbinata all’età, mi ha fatto supporre che fosse un sottufficiale. Per finire, l’eruzione cutanea sulla fronte mi ha indicato che era stato alle Bermude, in quanto quel tipo di infezione della pelle colpisce solo in quel luogo».

Arthur Conan Doyle si avvalse anche dell’insegnamento di un altro suo professore dell’università di Edimburgo, Sir Henry Little-John (Edimburgo, 1826–Benreoch, 1914), insegnante di medicina legale e perito della polizia (Sigerson, 2002).

Resta da esaminare il rapporto tra Arthur Conan Doyle e criminologo austriaco Hans Gross (Graz, 1847-1915), considerato il padre della moderna criminalistica scientifica.

Hans Gross istituì, nel 1912, presso l’università di Graz l’Istituto Criminologico Imperiale, il primo al mondo, ottenendo il giusto riconoscimento della criminologia come disciplina accademica.

Agostinis, analizzando questo rapporto, anche sulla base di una significativa bibliografia, si pone la domanda se Sherlock Holmes rappresenti un precursore oppure un divulgatore di Hans Gross, autore del manuale Handbuch für Untersuchungsrichter als System der Kriminalistik, apparso intorno al 1883.

Al momento della comparsa di Sherlock Holmes, secondo il criminalista francese Edmond Locard (1924) «le diverse conoscenze necessarie alla sua attività erano ancora per lo più sparse in numerosi testi, fatta eccezione per il manuale di Hans Gross, apparso qualche anno prima».

Al contrario, secondo lo scrittore statunitense John Dickson Carr (1956), «disgraziatamente mancava ancora un vero e proprio trattato di criminalistica scientifica che potesse essergli di aiuto nelle indagini»; infatti, «l’unico testo importante, quello di Hans Gross, che costituisce la base di tutti i futuri sistemi di polizia scientifica, fu pubblicato solo nel 1891», quando Holmes lo aveva già anticipato in più di un’occasione.

Agostinis (2000) conclude che la questione appare ininfluente.

Arthur Conan Doyle aveva avuto l’idea di Sherlock Holmes dopo aver letto per caso un articolo del “Times” che criticava gli antiquati metodi della polizia che sembrava ignorare i grandi progressi compiuti nel campo della criminalistica e della medicina legale (G. Orsi, 1987).

È stato anche identificato il prototipo reale di Watson.

James Watson era un medico amico di Arthur Conan Doyle, che ne utilizzò dapprima il cognome e in seguito anche il nome (d’Amico, 1987). 

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Articolo pubblicato il 29/10/2014