Salviamo la Grecia !
Atene, capitale delle Grecia

Capitolo secondo

Nella disamina precedente in cui si parlava della Grecia in termini umanitari, più che altro in quanto il valore della solidarietà tra paesi europei dovrebbe  ritenersi prioritario quando non essenziale al comune sentire di questa Europa che si continua a considerare ( sbagliando ) solo dal punto di vista economico, vediamo alcuni aspetti tecnici che riteniamo debbano essere rispettati per non trasformare lo stato di sofferenza nazionale greco in un disastro senza precedenti, anche per l' Italia.

Da un punto di vista commerciale e di import- export con il nostro paese , una ricontrattazione di migliaia di rapporti commerciali con la Grecia , dopo una situazione di default  conclamata si tramuterebbe nella perdita del lavoro di migliaia di persone anche in Italia.

L' effetto domino sulle borse, contagiate dalla caduta della borsa greca nel momento del crack, si ripercuoterebbe inevitabilmente, come già successo nei giorni scorsi, anche sulla nostra borsa che vedrebbe  la perdita di decine di miliardi di euro , una sferzata che non aiuterebbe la nostra economia, già sottoposta da più di un decennio a stress finanziari difficilmente sanabili. L' Italia ha un bisogno estremo di liquidità per le sue imprese , ad un'uscita dalla deflazione in tempi brevi, e soprattutto  a misure economiche che stimolino la crescita, unico modo per aumentare l' occupazione.

Una fase espansionistica europea, e non una politica basata sull' austerità voluta fortemente da Angela Merkel e dalla Troika ( FMI- Unione Europea- BCE ) , metterebbe in grado di far uscire i paesi più deboli dalla crisi finanziaria , prima tra tutti la Grecia, ponendola in grado di ripagare i debiti contratti con le aziende europee, come l' Italia, sovraesposte già da lungo tempo all'insolvibilità della Grecia. In caso contrario tutti questi debiti non sarebbero ripianati, esattamente come una qualsiasi società che fallisce, la quale avrebbe solo la possibilità di ( forse ) saldare i debiti con i fornitori privilegiati. E le aziende private italiane  non sono  fornitori privilegiati , in linea di massima.

I titoli del governo greco sono inesorabilmente sottoposti alla mancanza di interesse da parte degli investitori stranieri, in quanto i mercati finanziari sono tecnocratici per definizione e non amano le incertezze. Il “ Fight to quality “ che ha portato alla fuga dai titoli greci, ed in parte italiani, ha anche un altro motivo : i prossimi rialzi dei tassi americani. Situazione tipica in cui i titoli dei Paesi deboli sono svantaggiati perchè c'è  la fuga verso i Paesi forti

Come si può facilmente vedere , in una situazione di globalizzazione tutti i Paesi sono strettamente interconnessi specialmente , per noi,  quelli facenti parte dell' UE. Quindi non ci dovrebbe essere interesse da parte dei Paesi UE nel vedere la Grecia fallire, in quanto tutti gli altri Paesi ne soffrirebbero , ed i Paesi più deboli, quali i famosi PIGS tra cui l' Italia, verrebbero trascinati in basso per il famoso effetto “ Domino “ o di contagio.

Negli USA il Quantitative Easing, ( emissione di denaro da parte della FED ) ha aiutato l' economia , e l' occupazione , che nel 2008 era al 12 % come in Italia, è ridiscesa ad un fisiologico 6 % mentre in Italia è ancora salita, ed in Grecia si parla di disoccupazione al 25 %. Pertanto una decisione di Draghi di arrivare a qualcosa di simile al QE sarebbe benvenuta, ma i tedeschi si sono irrigiditi e questi interventi sembrano allontanarsi. . Di conseguenza il vero problema europeo è diventata la Germania che vuole egemonizzare il mercato ed impedisce agli altri di crescere, più che la Grecia che, se venisse aiutata, potrebbe salvarsi e ripianare i debiti oggi inesigibili.

Inevitabilmente l caso greco è quindi diventato, nell''Unione Europea, una questione molto importante vista la possibilità che tale situazione si ripercuota negli altri mercati della zona euro.  

Per tale motivo, al fine di scongiurare il default della stessa, l'UE, assieme al Fondo Monetario Internazionale le ha concesso un prestito per la somma di 45 miliardi di Euro. Tale prestito è stato concesso a seguito di un piano economico approvato dal governo ellenico, volto a ridurre il proprio debito pubblico attraverso tagli significativi della spesa.

Parte dell'opinione pubblica è contraria a tale finanziaria e ciò ha portato a numerosi scontri ad Atene tra manifestanti e forze dell'ordine, in occasione della festività del primo maggio.Quindi, senza mezzi termini la troika di creditori (Fmi-Unione Europea-Bce) pone come condizione, per sbloccare il pacchetto di aiuti internazionali, l’attuazione da parte del governo greco di nuove misure strutturali e di austerità. Fra esse spicca la proposta/pretesa di ridurre del 22 per cento i salari minimi, per dare uno slancio alla competitività dei prodotti greci.

La mancata intesa fra i partiti per la formazione di un nuovo governo e il ritorno alle urne sono fra le cause di una corsa agli sportelli in atto dagli inizi di Maggio. Una delle ipotesi avanzate per fronteggiare la crisi è l'uscita dalla moneta unica e la svalutazione con il ritorno alla dracma.

In questo caso gli euroscoraggiati vedrebbero un ulteriore motivo per tornare alla propria moneta, indebolendo questa Europa già  troppo impostata solo su regole economiche diventate impopolari, e di cui non si vede un' accettabile ripresa se non sostenendola attraverso valori condivisi di solidarietà

In altre parole, come una persona non si ama unicamente per una convenienza economica, analogamente una comunità di stati non si può amare solo per questo motivo.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 18/10/2014