Europa: a cosa servono una politica soltanto monetaria comune, Schengen e l' Euro ?

Nonostante la pubblicità martellante di questi giorni, bisognerebbe sfatare alcuni dei fatti mitizzati in verità profondamente falsi

Il termine “ Europa “ non venne affatto inaugurato da Enea Silvio Piccolomini nel 1453 come riporta il commentatore  televisivo ignaro della verità, ma fu usato dai popoli confinanti con il regno di Carlo Magno nell' 800 circa, quando questi si resero conto che il territorio su cui su cui governava Carlo Magno era un intero continente , e chiamarono questi abitanti “europei“.

Tutte quelle domande se avremmo potuto avere alcuni successi se non ci fosse stata l' Europa sono perlopiù retoriche, perchè col se, si sa, non si va da nessuna parte, e magari potremmo averne avuti anche di più di quelli conseguiti tutti insieme.

Una identità comune non si costruisce a tavolino, come un progetto meccanico che deve obbedire a precise regole condivise, prevalendo sulle identità nazionali, regionali, locali ed individuali.

In particolare , ogni giorno si fa sempre più riferimento unicamente alle politiche monetarie comuni , alla tenuta dell' Euro, alla BCE ed alle regole di Maastricht. Ma ciò è palesemente un concetto deficitario, mancando di quelle caratteristiche di comune sentire, di  identità e di obbiettivi condivisi, quegli alti valori che rendono coeso un insieme di nazioni.

E' vero che ormai la politica economica e monetaria è quella prevalente in ogni nazione, ma è anche vero che ciò non basta a giustificare una costante remissione di sovranità nazionale a favore di politiche economiche restrittive, che la gente stenta a capire e non apprezza affatto.

Da quando si parla di vincoli monetari, l'unico paese che si è salvato è stata la Germania con l' Austria, con Angela Merkel che continua, da brava maestrina di un paese grande e potente, a impartire a tutti le sue regole di comportamento che possono valere nel suo paese senz' altro, ma non negli altri, Francia compresa.

In questi giorni perfino Hollande, rendendosi conto che in Francia non vi sarà crescita né nel 2014 né nel 2015, ha dichiarato che il pareggio di bilancio sarà rimandato al 2017 e che manterrà un rapporto deficit/ Pil al 4, 5 %.

Il problema principale dell' Europeismo, che non si pensa venga risolto semplicemente con una politica monetaria comune e con la libera circolazione tra gli stati componenti, noto come Schengen, risiede nel fatto che non c'è una vera comunità di nazioni basata sull'unità di lingua, su leggi comuni, su una fiscalità comune.

Le stesse nazioni che compongono l' Europa sono molto diverse per quanto riguarda l' ordinamento statale, a cominciare dal fatto che alcune sono monarchie e altre repubbliche. La stessa Unione Sovietica di nefasta memoria era più compatta dell'Europa che si va faticosamente costruendo, in quanto le nazioni che la componevano erano almeno tutte Repubbliche democratiche socialiste, le quali costituivano un corpo compatto, l' URSS, anche se questo agglomerato di stati fu conseguito con la violenza ed il predominio e l' egemonia del principale stato costituente: la Russia.

E ' difficile pensare che, prossimamente, andando in un paese extraeuropeo ci si possa qualificare come  "Europeo“ (o cittadino UE) presentando il passaporto alla frontiera, ma bisognerà pur sempre dire di essere italiani, francesi o tedeschi.

C'è stato anche chi voleva far entrare la Turchia in Europa complicando ancora di più le cose, non tenendo in nessuna considerazione il fatto che la Turchia è un paese musulmano, che si trova per il 90 % in Asia e non nell' Europa continentale, cosa che si scontra direttamente con tutta la tradizione cristiana dell'Europa che, anche per chi non è credente, ha comunque rappresentato un comune modo di sentire e di scandire gli avvenimenti che avvengono in Europa, come la maggior parte delle festività, il calendario e con i nostri simboli tradizionali della cristianità che è stata il vero collante, per secoli, delle nazioni, stati e staterelli europei.

Dal canto suo l' Italia, intanto, annaspa intorno alle sue solite annose questioni irrisolte.

Renzi, ultimamente, sta dando il meglio di se' nell' esternare proclami ufficiali basati sulla speranza di un miglioramento dei conti pubblici che, evidentemente, non ci sarà se non vengono prese subito alcune decisioni su dove andare a prendere questi benedetti soldi che servirebbero a migliorare i conti pubblici ed a stimolare gli investimenti necessari alla crescita e a diminuire l' eccessiva fiscalità che ci vede perdenti in Europa.

A tal punto che da noi non viene praticamente più nessuno ad investire, considerando che la fiscalità per le aziende raggiunge il 65 % del fatturato (dato ufficiale rilasciato pochi giorni fa), l' alto costo del lavoro e l'incredibile lentezza della giustizia nonché della sua incertezza ed aleatorietà.

Dire che la lotta all' evasione rimpinguerà le casse dello stato, per raggiungere parte  dei 30 miliardi per  far fronte alla legge di stabilità prevista nel bilancio statale, è una cosa troppo vaga e senza nessun riscontro effettivo rimanendo una pia intenzione come per tanti governi precedenti a quello attuale. In pratica, ogni commercialista sa perfettamente che i bilanci non si fanno con delle previsioni di entrate basate su entrate non certe.

Vediamo alcune possibili decisioni, le più praticabili ed immediate per abbassare il deficit senza pesare sulle tasche degli italiani.

 

 Eliminare la maggior parte delle   8000 società partecipate, che da sole assorbono dal 3 al 4% del PIL          

 Tassare la prostituzione (e' un lavoro pagato profumatamente, in Germania il gettito derivante è di 4     Miliardi di Euro)

Privatizzare le società pubbliche inefficienti come la RAI.

 Cartolarizzare molte proprietà pubbliche, affittate molto spesso ad una miriade di uomini a prezzi di      favore

 Penalizzare pecuniariamente i dirigenti pubblici che si rendono colpevoli di gravi irregolarità e scavalcano  la legge per raggiungere propri fini personali di carriera (INPS, Equitalia, etc.)     

 

Ma i politici si guardano bene dal prendere queste decisioni fin troppo evidenti, preoccupati di perdere voti in quell' enorme serbatoio che è il personale dell'amministrazione pubblica.

In Grecia la situazione di default si creò proprio perchè il governo falsificò i conti pubblici per proteggere se stesso e la gran massa dei suoi dipendenti governativi, arrivando ad un debito pubblico pari al 173 % del PIL (noi siamo secondi con il 135 %).

Per quanto riguarda la politica monetaria, Euro in primis, c'è chi vorrebbe tornare alle monete nazionali  ante  Euro e chi lo vuole mantenere. Di sicuro c'è solo il fatto che la Germania non ha avuto nessuna difficoltà ad adottare l'Euro in quanto il Marco era già una moneta forte e il cambio con la nuova valuta è stato fatto con un rapporto praticamente uguale a 1 : 1 cioè un Marco per un Euro.

Chi ha avuto il comportamento peggiore è stato Prodi che ha voluto  fortemente il cambio a 1936, 27, rapporto che ha praticamente dimezzato il potere d' acquisto della moneta disponibile in quel momento, con la sua strana ipotesi che le esportazioni ne sarebbero state fortemente avvantaggiate in quanto più alto è il valore di concambio e meno Euro ci vogliono per un compratore che acquisti la merce.

Ipotesi sciagurata perchè la gente si è trovata improvvisamente a fare i conti con un chilo di mele che costava il doppio rispetto ad un giorno prima, cambio che  sarebbe dovuto essere gestito calmierando i prezzi non appena passati all' Euro.

Gli inglesi, che da sempre sono i fratelli minori degli Stati Uniti, non ci hanno pensato nemmeno un attimo  a non entrare nell'Euro, sicuri che la loro Sterlina sarebbe vissuta benissimo senza per forza unificare le monete. D'altronde è noto che chi portava i propri soldi in Svizzera  contava sulla sua moneta forte, il Franco svizzero, e non sugli interessi che danno le banche svizzere, cioè zero, in quanto la lira si svalutava regolarmente del 7-8 % all'anno almeno rispetto al Franco svizzero, ed era appunto questo il guadagno che si aspettava chi aveva i propri soldi depositati nelle banche di questo Paese. 

Un' Europa basata su una unità monetaria non basta a creare la sua identità, è troppo poco.

Ciò che vale in un paese può non valerne in un altro, distante geograficamente, per lingua, storia e cultura.

Un insieme di nazioni non è essa stessa una nazione. Diverso è il caso degli USA dove la colonizzazione e successiva unificazione cominciò su un territorio semivergine partendo quasi da zero (per i numerosi nativi americani che vennero inesorabilmente quasi sterminati, un abominio) e  fu fatta da gente che aveva interessi comuni e che presto adottò una lingua unica: l'inglese.

In realtà oggi sta avvenendo la spaccatura che tutti si aspettano ma non osano dire: una Germania sempre più forte, impavida ed incurante delle sorti degli altri paesi, e la fascia dei paesi più in difficoltà che, in fondo, sempre si cureranno più della loro nazione che della sorte delle altre messe insieme  solo da regole economiche impopolari e restrittive.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 16/10/2014