Quando tre celebri investigatori indagano in contemporanea

Leo Bruce nel suo libro “Un caso per tre detective” evoca un clamoroso insuccesso di Lord Peter Wimsey, Hercule Poirot e padre Brown!

Un interessante e ironico esperimento di letteratura poliziesca viene da Leo Bruce con il suo libro “Un caso per tre detective” (Case for Three Detectives), pubblicato nel 1936.

Rupert Croft-Cooke (Edenbridge, 1903 – Liverpool, 1979), con il nome d'arte di

Leo Bruce, ha pubblicato una lunga serie di romanzi polizieschi classici, ma vivacizzati dal loro garbato umorismo, suddivisi in due “cicli”, con due diversi protagonisti.

 

Il primo ciclo, più ricco di volumi, ha come personaggio principale Carolus Deene, docente di storia molto agiato, rimasto vedovo a causa della guerra, che conduce indagini nel periodo delle vacanze.

 

Il secondo ciclo, a mio avviso più interessante, mette in scena William Beef, modesto poliziotto di campagna che esordisce appunto nel 1936, nel libro “Un caso per tre detective”.

 

Riassumiamo il curioso plot del romanzo: è stata assassinata Mary Thurston, garbata e sincera moglie del dottor Thurston. I due coniugi hanno l’abitudine di invitare amici e conoscenti nella loro casa di campagna per trascorrere le simpatiche serate tipiche della vita mondana di provincia.

 

Per indagare sulla misteriosa morte, che ha le caratteristiche del delitto della “camera chiusa”, sono invitati tre celebri investigatori dilettanti: lord Simon Plimsoll, monsieur Amer Picon e monsignor Smith, chiaramente identificabili come Lord Peter Wimsey (l’investigatore dilettante creato dalla scrittrice Dorothy L. Sayers.), Hercule Poirot (personaggio di Agatha Christie), e padre Brown (personaggio di Gilbert Keith Chesterton).

 

I tre indagano, separatamente, secondo i loro tre metodi di lavoro e giungono a tre diverse soluzioni del caso, tutte perfettamente logiche e perfettamente in carattere con la psicologia dei personaggi da loro sospettati.

Peccato che siano tutte tre errate!

 

Già, perché la soluzione esatta del caso viene del sergente William Beef, il modesto poliziotto del piccolo villaggio di provincia.

Beef ha diligentemente indagato nel pieno rispetto delle procedure previste dal protocollo investigativo e così, grazie al suo senso della realtà che lo ha fatto rimanere sempre “con i piedi per terra”, può scoprire il vero colpevole e risolvere un caso di delitto “camera chiusa”.

 

Le rivelazioni del sergente Beef emergono soltanto alla fine, in precedenza questo personaggio è messo in ombra dai tre celebri investigatori con le loro indagini e le loro intuizioni. Anche la voce narrante, quella del signor Townsend, sottovaluta il pragmatico sergente Beef e questo crea un contrasto ancora maggiore con l’insuccesso dei tre investigatori, presunti “infallibili”.

 

Leo Bruce è molto bravo nel delineare con ironia i tre personaggi di lord Simon Plimsoll, monsieur Amer Picon e monsignor Smith, riproduce lo stile dei loro ideatori e ritrae in modo credibile la loro personalità e la loro psicologia: la ricostruzione del delitto fornita da ciascun investigatore, è perfettamente in carattere con il personaggio originale.

 

Dopo questo di esordio, Beef sarà protagonista di otto libri, che non ho ancora letto, devo confessare, anche per timore di una delusione…

Il personaggio di Beef vive infatti in funzione del confronto con gli altri detective superuomini.

Non ha raggiunto la fama internazionale conseguita da Lord Peter Wimsey, da Hercule Poirot e da padre Brown… i quali, in un certo senso, si sono presi in questo modo una rivincita sul modesto ma efficiente poliziotto di campagna.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 16/10/2014