Hong Kong, ci sarà quiete o continuerà la tempesta?

Il governo di Hong Kong ha ritirato gli agenti antisommossa, ma avverte gli USA “le manifestazioni sono problemi interni, non intervenite”

Dal 22 settembre gli studenti di Hong Kong scioperano per salvaguardare la democrazia nel loro paese. Quello che vogliono è che le elezioni del 2017, che nomineranno il nuovo capo del governo locale, rispettino gli standard democratici delle nazioni occidentali. Le elezioni saranno a suffragio universale, ma il governo di Pechino ha deciso che i due o tre candidati dovranno essere approvati dal partito centrale e quindi, essenzialmente, il controllo sulle elezioni sarà pressoché totale.

Hong Kong, colonia britannica fino al 1997, era stata restituita alla Cina in seguito ad un accordo del 1984 che prevedeva un alto livello di autonomia politica in tutti gli affari interni per 50 anni. Di fatto, da allora, Hong Kong è legata alla Cina da un accordo chiamato “una nazione, due sistemi” che però in questi ultimi giorni ha dimostrato di funzionare sempre come dovrebbe.

Hong Kong è la propaggine democratica della Cina, i suoi abitanti sono abituati al pluralismo politico, alla libertà di stampa e a un governo che agisce per loro e non contro di loro. La paura di retrocedere nel livello di democrazia è grande; al punto tale che a un sondaggio nelle università, che chiedeva ai rispondenti cosa avrebbero fatto in caso di completa annessione di Hong Kong alla Cina, il 50% ha risposto che avrebbe lasciato il paese.


Le proteste studentesche, iniziate in modo pacifico e contenuto, sono via via aumentate durante il corso della settimana. Altri gruppi di democratici si sono uniti, primo fra tutti “occupy central” che aveva organizzato un referendum sull’argomento qualche mese fa, e venerdì hanno occupato l’intero centro economico della città e il palazzo del governo.

A partire da venerdì sera la polizia ha reagito con forza, impiegando manganelli, gas urticanti e lacrimogeni, per cercare di disperdere la folla. I manifestanti si sono organizzati di conseguenza intervenendo in piazza con ombrelli, divenuti il simbolo della protesta, e occhialini per cercare di proteggersi. La polizia, durante le operazioni della giornata ha arrestato 60 giovani.

La notte fra sabato e domenica la tensione è salita letteralmente alle stelle. A nulla è servito il rilascio del capo del movimento “occupy central”, i manifestanti si sono fatti più tenaci di prima e la polizia ha continuato ad infierire su di loro. In quella lunga notte c’è chi è arrivato a definire queste proteste una nuova tiananmen. In ogni caso gli studenti temevano che sarebbe successo il peggio e gli arresti sono saliti a 78. In Cina nel frattempo è stato bloccato Flickr in modo da evitare un afflusso d’informazioni attraverso quel canale.

Forse per il serio rischio di un grave incidente diplomatico internazionale, o forse perché realmente le proteste si sono calmate, in ogni caso la polizia anti-sommossa è stata ritirata lunedì mattina e per le strade di Hong Kong sono rimasti solo agenti in divisa.


Gli studenti, comunque, non hanno abbandonato le piazze, nonostante il governo centrale di Pechino continui a ribadire che queste manifestazioni sono illegali. Hua Chunying, portavoce del ministro degli esteri cinese, ha affermato: «Hong Kong è cinese. E' una regione cinese ad amministrazione speciale e gli affari di Hong Kong sono esclusivamente affari interni cinesi», come riferito dal prestigioso quotidiano locale South China Morning Post. Il quotidiano del popolo, organo ufficiale di stampa del partito, non ha invece neanche menzionato i fatti accaduti.

Il governo cinese ha sostenuto anche che le proteste non possono che fallire «perché sanno bene che è impossibile modificare la decisione sulle modalità delle elezioni del 2017 per il governatore».

I manifestanti prevedono un altro grande evento di piazza per il primo ottobre, anniversario della fondazione della repubblica popolare, e la relativa reazione di Pechino determinerà probabilmente i fatti dei prossimi mesi.

Picture credits: Bloomerg.com, ibtimes.co.uk

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Articolo pubblicato il 03/10/2014