SCOPERTO RIFUGIO ANTIAEREO SOTTO PIAZZA MARMOLADA

E’ una scoperta che ha dell’incredibile quella che si è materializzata davanti agli occhi del Ing. Renzo Patriarca e della sua squadra. Sul finire del mese giugno, infatti, durante i lavori di riqualificazione di un area  adibita a parcheggio in Piazza Marmolada, l’escavatrice ha portato alla luce l’imbocco di una profonda galleria.
L’accesso si presentava molto arduo poiché l’entrata doveva essere ad un piano interrato sotto la fabbrica della Fiat Materferro ma, ad un attento successivo esame, un intatto rifugio antiaereo è tornato a noi con tutta la sua storia di paura e di speranza.


Ci siamo calati con difficoltà inghiotti dal buio scivolando, nel primo tratto, su un terreno disseminato di pericolosi calcinacci; più avanti però la nostra discesa è stata agevolata da una serie di ben conservati gradini con tanto di mancorrente fino a raggiungere i 20 metri di profondità. Qui il vero è proprio accesso alla struttura è reso possibile da una pesante porta di ferro spessa almeno una trentina di centimetri che sembra ancora sigillare due mondi ben distinti visto che, in un’epoca, di continui bombardamenti, il rifugiarsi in quel luogo era questione di vita o di morte.

 
Il rifugio si apre su una sala lunga una decina di metri e molto stretta. Sui lati sono ancora visibili i resti delle panche, l’aria è impregnata di umidità e dal soffitto a botte pendono i cavi dell’impianto d’illuminazione con le lampadine perfettamente intatte. Più avanti troviamo un vestibolo di collegamento con la seconda sala, molto simile alla precedente, ma ben più ampia sempre provvista di panche a rastrelliera con il pavimento cosparso della melma determinata da un impasto di legno in decomposizione venuto a contatto con le abbondanti infiltrazioni d’acqua. Al fondo troviamo uno spazio per un rudimentale gabinetto, una zona di pronto soccorso comprensiva di un piccolo lavandino con una sovrastante cisterna per l’acqua che poteva contenere circa 300 litri e un contenitore per inalatore di ossigeno. Ma è l’ultima sala a destare il maggior interesse essendovi collocato un ingegnoso “tandem”. E’ questo uno strumento bizzarro da vedere in un ambiente simile ma di grandissima utilità poiché serviva a ricambiare l’aria e a produrre elettricità. Infine si scorge, tra le abbondanti macerie, un’ulteriore portello ma a causa dei crolli transitarvi è del tutto impossibile.

 
Questa struttura poteva ospitare fino a 200 persone. Qua e la si scorgono ancora tracce di questa permanenza: un pettine, una scarpa, un cestello… segni di una vita che grazie a questo rifugio è andata avanti.

E’ nostro dovere quindi “andare avanti” anche noi con i lavori per mettere in sicurezza un luogo meritevole di visibilità come testimonianza di un pezzo della nostra storia e per rispetto alle tante persone che qui hanno sofferto e sperato.

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Articolo pubblicato il 02/10/2014