"La sicurezza dell'India passa per l'indipendenza del Tibet"

La visita del presidente Xi Jinping in India è stata una grande occasione per i tibetani immigrati per far sentire la propria voce.

“Io la sollecito fortemente a parlare della crisi in Tibet con il Presidente Xi, affermando la ferma posizione dell’India riguardo la difesa di non solo i propri confini, ma anche di quelli dei paesi vicini.” Così recitava la petizione firmata da migliaia d’indiani che ha raggiunto la scrivania di Nerandra Modi qualche giorno prima della visita del leader cinese.

La situazione del Tibet è molto sentita in India ed è sempre stata un argomento spinoso fra i due paesi. Quando, mezzo secolo fa, l’esercito cinese è entrato in Tibet affermando il controllo cinese sulla regione, migliaia di Tibetani hanno attraversato l’Himalaya per raggiungere l’India dove sono stati accolti. Inoltre, nel 1959, l’India ha dato asilo politico al Dalai Lama, inasprendo ancora i rapporti fra le due nazioni.

La visita del presidente Xi a Delhi, il 18 settembre, è stata accolta da striscioni che recitavano “Xi, free Tibet now”, appesi a delle costruzioni a soli 50 metri dal Taj Palace Hotel, dove il presidente cinese è stato ospitato. I responsabili dell’affissione speravano di portare all’attenzione di Xi la necessità di parlare dei crimini contro l’umanità e dell’occupazione illegale che sta andando avanti in Tibet; ma sono stati arrestati dalla polizia indiana e sono tuttora sotto custodia.

 


Altri atti di protesta si sono svolti durante la giornata, verso la fine dell’incontro fra i due leader 14 attivisti sono scesi in piazza indossando delle magliette con scritto “free Tibet”, sventolando la bandiera tibetana e urlando slogan contro Xi. Anche loro sono stati arrestati.

Per commentare questi arresti e la volontà del governo indiano di non far emergere questa problematica durante questa storica visita istituzionale, un giovane attivista di Students for a free Tibet-India ha dichiarato, prima di essere a sua volta arrestato: “La sicurezza dell’India corrisponde all’indipendenza del Tibet. Non possiamo rinunciare ai nostri valori di libertà, giustizia e democrazia, per i quali i nostri antenati hanno sacrificato la vita, in cambio di un accordo economico vantaggioso con il regime della Repubblica Popolare Cinese, una delle più crudeli dittature della storia.”

Secondo Dorjee Tseten, il direttore in Asia di questa organizzazione, “Xi Jinping sta guidando una delle più oppressive occupazioni militari che il Tibet abbia affrontato negli ultimi 50 anni, solo il mese scorso 5 tibetani che stavano pacificamente protestando per l’arresto del loro capo del villaggio sono stati uccisi, e questo è solo uno dei tanti esempi che si possono fare a riguardo. Se il governo cinese vuole essere rispettato a livello internazionale e vuole stabilità all’interno dei propri confini non può far altro che ritirare il proprio esercito dal Tibet.”

Negli ultimi 5 anni 130 tibetani si sono letteralmente dati fuoco per cercare di trascinare l’attenzione internazionale sulla propria causa; ci hanno riprovato, con scarsi risultati, durante questa visita di Xi in India e qual che è certo è che non smetteranno di combattere per la propria libertà. Non si sa quanto tempo dovranno ancora aspettare perché cambi realmente qualcosa in Tibet, forse quello che dovrebbe innanzitutto cambiare è la non visibilità che ha questa causa in giro per il mondo.


 

Picture credits: Chandan Khanna—AFP/Getty Images – Time

                            The Indian Express

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/09/2014