COMUNICATO DELLA FIM-CISL TORINESE

Confindustria e Governo non discutono di come risolvere la crisi del Paese

Dopo la riforma Fornero del luglio 2012 (Legge 92/2012) il Governo istituì una Commissione per monitorare l’andamento della legge e i suoi effetti. Riportiamo i dati sull’art. 18 elaborati dalla Commissione Giovannini:

 

Su 855.000 cessazioni di rapporto di lavoro solo il 9% (77.000) sono stati licenziamenti individuali.

Di questi il 75% sono Licenziamenti per Giustificato Motivo Oggettivo (57.750).

I 57.750 licenziamenti per giustificato motivo oggettivo riguardano per l’80% (46.200) dei Contratti a Tempo Indeterminato e sono collocati (i 57.750) per il 75% (43.312) nelle aziende sotto i 15 dipendenti. Aziende in cui non è applicato l’art.18 della Legge 300!!

 

Di cosa va parlando il Presidente di Confindustria Squinzi, “svegliato dal suo torpore” per fargli dire che va superato l’art. 18!!

 

Stiamo parlando di circa 14.000 licenziamenti (su 855.000) nelle imprese sopra i 15 dipendenti che per oltre il 90% dei casi si conclude con un accordo tra le parti con un indennizzo.

I casi di reintegro sono quindi marginali e ininfluenti.

   

Perché in Italia il Governo appoggiato da Confindustria ripropone l’art. 18 come tema prioritario per il rilancio dell’occupazione e la ripresa economica quando è evidente dai dati forniti da una Commissione Governativa (ma Renzi la consulta?) che modificare l’art.18 non serve a nulla?

Non servirà al Paese, non servirà a rilanciare l’economia, non servirà al Governo, non servirà a Confindustria.

 

Anzi, l’Ocse ha riconosciuto che in Italia dopo l’entrata in vigore della legge 92/2012, c’è stata una riduzione del divario tra contratti ‘atipici’ e contratti regolari e quindi un’attenuazionedel divario tra insiders e outsiders.

Quando il Governo sostiene che ci sono lavoratori di serie A e di serie B dovrebbe considerare ciò che è già stato fatto e pensare che per ridurre ulteriormente il divario occorre estendere le tutele non toglierle a chi già le ha!!

 

Se vogliamo superare il divario occorrerebbe estendere lo Statuto dei Lavoratori anche alle imprese sotto i 15 dipendenti e poi solo dopo affrontare i veri nodi che impediscono la ripresa dell’economia.

 

Confindustria e il Presidente del Consiglio vogliono rilanciare il Paese su basi “vecchie” e “ideologiche” che fanno il paio con gli antagonismi sindacali (è finito l’idillio Renzi-Landini’).

 

Cosa fare? Il Governo insieme alle parti sociali dovrebbe i individuare i limiti della crescita della produttività e creare i presupposti per avere imprese competitive.

 

La FIM individua quattro limiti che impediscono la crescita: 1)poca formazione, 2) pochi investimenti delle imprese nel migliorare l’organizzazione del lavoro, 3) troppe normative (troppa burocrazia, processi lenti, difficoltà di accesso al credito, ritardi nei pagamenti della PA) 4) la pessima qualità delle infrastrutture (rete autoferroviaria e logistica).

 

La FIM propone tre obiettivi comuni: 1) aumento della produttività, 2)aumento del salario di produttività, 3) tutela dell’occupazione

 

Come? Detassando tutto il salario legato alla produttività e ad obiettivi aziendali e quindi abolendo il tetto dei 2.500 €/annui

 

La FIM propone un Contratto a Tutele Crescenti di durata di 6 mesi (periodo entro il quale ogni datore di lavoro è in grado di valutare il neoassunto ed era anche la proposta originaria di Ichino) al termine del quale le parti possono rescindere il rapporto, se l’azienda lo interrompe prima per motivi economici deve pagare un’indennità al lavoratore.

 

Un solo Contratto a Tempo Determinato senza causale di 3 anni, per i contratti più brevi e per il rinnovo del primo contratto, si deve ripristinare la causalità.

 

Sull’Apprendistato occorre ridurre il periodo totale, definire una percentuale di assunzione obbligatoria (è già inserito nel nostro CCNL), abolire la fiscalità alle aziende, semplificare le procedure di assunzione, integrare maggiormente la formazione con l’attività lavorativa.      

 

Il Governo se davvero vuole puntare alla ripresa dell’economia deve agire per “creare lavoro”.

 

E’ inutile dare incentivi, tanti e dispersivi,  alle assunzioni se non si creano le condizioni per il lavoro. Occorre ridurre le miriadi di iniziative di sostegno alle imprese concentrandosi su alcune:

 

Eliminare l’Irap sulle nuove assunzioni; ridurre i costi fissi di energia (acqua, luce); zero tasse su gli investimenti (infrastrutture, tecnologie, innovazioni di processo e prodotto) e sui profitti reinvestiti.

 

Nella positiva azione di aumento della tassazione delle rendite finanziare il Governo faccia diventare evidente la differenza tra chi specula e chi investe nel lavoro.

 

Il vero “scambio” tra le parti sociali è tra sicurezza del posto di lavoro e salario e allora diventa dirimente, fondamentale parlare di salario d’ingresso a fronte della certezza del posto di lavoro.

 

Un Paese che non crea le possibilità per i giovani di produrre reddito è un Paese che non ha futuro, non ha speranza; il Governo, deve ripensare le misure sui contratti di lavoro, con un ulteriore riforma del mercato del lavoro non si crea lavoro per i giovani con prospettive di stabilità.

Anzi è un ulteriore precarietà del lavoro senza creare posti aggiuntivi.

 

Se gli imprenditori riuscissero a capire che il futuro del Paese, dei consumi e quindi del rilancio dell’economia e delle imprese passa attraverso la creazione di certezze: in primis quella occupazionale, un reddito duraturo rappresenta dei consumi duraturi.

 

Se le imprese capiranno nuovamente che non è il libero mercato del lavoro a garantire solidità economica, potranno deregolarizzare tutto ma non si creerà ricchezza nè benessere.

 

Questo Paese riparte se si creano “condizioni di sicurezza” per costruire il futuro dei giovani

 

Questo è il ruolo che chiediamo al Governo: ricostruire un modello di società in cui i giovani si sentano di nuovo a casa loro, in cui vedano il loro percorso di vita realizzabile con più certezze, più speranze che riconsegni la voglia e le condizioni per partecipare a costruire una società nuova in cui ci sia spazio per il loro futuro accanto al nostro.

 

#governofaiscelteutili







Torino, 23 settembre 2014

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Articolo pubblicato il 24/09/2014