Crimea, la Russia è un loro diritto

I veri anti-democratici sono quelli che osteggiano l'annessione

La questione tra Russia e Ucraina va avanti ormai da diversi mesi e ad oggi non ci sono le condizioni affinchè si fermino gli scontri. Scontri a colpi di fucile tra ucraini e filorussi e a colpi di sanzioni da parte dell’Unione Europea, che vuole bloccare gli scambi commerciali con Mosca. Finora i provvedimenti dell’UE hanno prodotto come unico risultato la caduta del valore della moneta russa, perché le altre minacce che riguardano finanza, mercato azionario, banche e armi sono ancora solo minacce.

Ma adesso bisogna farsi alcune domande, prima tra le quali: abbiamo scambiato la Russia con San Marino? Ovvero, ci rendiamo conto di quale Paese abbiamo di fronte? I governi europei, e soprattutto quello italiano, prima di prendere qualsiasi tipo di provvedimento dovrebbero pensare alle conseguenze. Abbiamo smesso di mandare arance e limoni in Russia, bene, ma cosa succederà quando Putin si sarà stufato di queste scaramucce europee? Toglierà il gas. E allora un Paese come l’Italia, che energeticamente parlando è legata a doppia corda alla Russia, cosa farà in quel caso? Ci toccherà tornare ad accendere il fuoco con le pietre e le scintille?

Prima di fare qualunque azione bisogna chiedersi chi avrà la peggio. Perché se Mosca smette di investire sulle aziende nostrane, il nostro sistema produttivo muore. E noi non gli vendiamo le arance. Putin ha già minacciato di bloccare le importazioni di auto e abbigliamento europeo. Davvero l’UE è convinta che privandosi di un mercato vasto come quello russo le proprie imprese possano sopravvivere?

Altro elemento che dimostra la scarsa lungimiranza dei leader europei: abbiamo alle porte la terza guerra mondiale che vede contrapposti il mondo islamico e quello occidentale. L’occidente finora ha preso sottogamba la questione, inviando scarsissime dotazioni ai popoli in lotta per la difesa dei nostri confini, come quello curdo. Appena si renderanno conto che la minaccia dell’Isis è più concreta di quanto pensino rimpiangeranno di aver dato contro alla Russia, perché Putin sarebbe stato l’unico alleato in grado di fermare quell’organizzazione. Un Paese da 145 milioni di abitanti, l’unico degnamente armato e militarizzato che non avrebbe problemi a prendere parte al conflitto mettendo a disposizione potenti armamenti, al posto di quelle cerbottane che l’Italia ha mandato in Kurdistan. Ma evidentemente il nostro governo preferisce la demagogia alla sicurezza del nostro Paese.

C’è anche il problema della democrazia, legato alle elezioni tenutesi in Crimea nelle quali il popolo si è espresso per il 70% favorevole alla Russia unita di Putin. Un risultato evidente, che non lascia spazio ad interpretazioni ma sul quale è già stato gettato fango riguardo la regolarità delle elezioni, che comunque non hanno validità né per l’Ucraina né per la comunità internazionale ma che comunque esprime chiaramente la volontà della Crimea di far parte della Russia.

E qui caschiamo nel problema che riguarda la Catalogna, la Scozia, la Padania, la Provincia Basca e tante altre regioni europee che chiedono il riconoscimento della propria indipendenza appellandosi al principio di autodeterminazione dei popoli, quella norma di diritto internazionale generale che produce effetti giuridici per tutti gli stati e che è prevista dalla Carta delle Nazioni Unite. Questa norma sancisce il diritto di un popolo sottoposto a dominazione straniera ad ottenere l’indipendenza, associarsi ad un altro Stato o comunque a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico. Diritto che puntualmente viene dimenticato o addirittura calpestato dall’UE che, nel caso della Catalogna disse che non avrebbe riconosciuto la proclamazione di indipendenza da Madrid.

E così ecco che chi si erge a paladino della giustizia scagliandosi contro Putin il dittatore calpesta deliberatamente un sacrosanto diritto della Crimea, vigente dal Trattato di Versailles del 1919 e adottato dall’ONU nel secondo dopoguerra. Si badi bene a non cadere nel populismo che in Italia porta tanta gente a ridere della Padania sostenendo che è uno Stato inventato: il principio di autodeterminazione parla di “popolo”, non di “Stato”, e quindi anche la Crimea è pienamente in regola per esercitare questo diritto, senza che l’Unione Europea la osteggi né che i benpensanti vadano in giro dicendo che “non possono”.

La Crimea può. Può e deve esercitare questo diritto democraticamente riconosciuto proprio da coloro i quali oggi accusano Putin, l’unico capo di Stato coinvolto che in realtà sta seguendo le norme previste.

Come diceva Gianfranco Miglio “con il consenso della gente si può fare tutto: cambiare bandiera, annettersi ad uno Stato o formarne uno nuovo”, e in Crimea i dati chiariscono che i filorussi il consenso ce l’hanno, e allora che venga rispettata la democrazia. Anche nell’interesse dell’Italia che non va da nessuna parte senza il gas di Putin.

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Articolo pubblicato il 26/09/2014