ISIS nuovo flagello dell’umanità

Parigi 15 settembre 2014 - Conferenza internazionale anti Isis

La data del 29 giugno 2014 potrebbe essere ricordata in futuro come l’inizio dell’eliminazione filosofica della cultura occidentale e dell’eliminazione fisica dei cristiani e in genere di tutti coloro che non si professarono musulmani radicali.

Quel 29 giugno venne infatti annunciata la fondazione di un nuovo “califfato”,con Abù Bakr al-Baghdadi come califfo e il gruppo, nato nel 2004 come Organizzazione del Monoteismo e  del Jihad, cambiò il nome da Stato Islamico dell’Iraq e del Levante in Stato Islamico.

Il precedente acronimo ISIS venne mantenuto.

Definire ISIS un gruppo terrorista è alquanto superficiale. Ci troviamo in presenza di un vero Stato estremista che segue la dottrina dell’ala dura di al-Qa ida  e professa il Jihadismo globale con una interpretazione assolutamente radicale e antioccidentale dell’Islam. Suoi caratteri distintivi sono la violenza religiosa che si spinge al martirio degli infedeli, l’obiettivo di creare uno stato fondamentalista, ricercando la purificazione della società islamica e quindi agendo anche contro gli stessi fratelli musulmani non in sintonia con i loro (spietati) principi.

ISIS è già uno Stato forte e la sua potenza si basa su tre fattori: la vendita di petrolio di contrabbando, la tassazione delle popolazioni dei territori occupati, l’altissimo livello delle tecnologie di comunicazione e di propaganda attraverso il Furquan Institute for Media Production che sforna  a ritmo serrato CD, DVD, poster, pamphlet e news via web.

Cosi si spiegano  i 2 miliardi di reddito annuo, gli 80.000 combattenti provenienti da Irak e Siria, le migliaia di volontari delle nazioni occidentali accorsi sotto la bandiera nera del Califfato forse attratti dalla possibilità di    attuare crimini orrendi in assoluta libertà.

Con l’ultima decapitazione del terzo ostaggio inglese abbiamo veramente raggiunto il fondo della mostruosità umana.

Siamo arrivati alla tolleranza zero!

ISIS    è un problema globale e quindi richiede una soluzione globale nel senso che tutte le Nazioni civili devono sentirsi parte del problema.

Da tempo già si era mosso Obama, anche se con una strategia incerta che deriva peraltro dalla difficoltà nel trovare alleanze nei paesi arabi, con le note diatribe tra Sciiti e Sunniti per non parlare dei Turchi e dei Curdi.

Con l’ultima decapitazione  anche Cameron si è messo in prima linea, e anche la Francia dove a Parigi lunedì 15 settembre si è tenuta la Conferenza internazionale con 20 Nazioni presenti tra cui l’Italia.

Proprio l’Italia ha già inviato da tempo armi di vario tipo alle popolazioni curde che combattono i miliziani ISIS.

A  proposito del nostro Paese, molti si chiederanno se far  parte della coalizione in formazione potrebbe aumentare notevolmente il rischio attentati. Sicuramente oggi tutti i Paesi occidentali sono sotto questo rischio, ma occorre dire che i servizi di intelligence  sono al massimo dei livelli operativi: nel caso dell’Italia, sul nostro territorio, si erano formate in passato alcune cellule di Al-Qa ida che furono totalmente smantellate dall’ azione combinata dei nostri diversi Servizi.

Ma come ha fatto un movimento estremista come ISIS a diventare un possibile flagello dell’intera umanità?

ISIS è in realtà il figlio maggiore generato dalla catastrofica situazione in cui versava il mondo arabo. L’autoritarismo dei regimi arabi, con decenni di politiche fallimentari, la corruzione normalizzata, l’assenza di libertà, la forte presenza diffusa ad ogni livello di ingiustizia sociale, le disparità economiche e culturali nei vari livelli delle popolazioni, i continui e mai sopiti conflitti regionali hanno generato questo mostro.

Visto che sono in gioco i valori base della razza umana, ma anche l’integrità di intere nazioni , gli approvvigionamenti energetici dell’occidente  e la stabilità economica e politica del mondo è imperativo che tutte le nazioni si adoperino per fermare un genocidio annunciato.

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Articolo pubblicato il 16/09/2014