Province: si sta preparando il Listone

Gancia (Lega Nord)”non andiamo a votare”

Il 12 ottobre si terranno nelle province piemontesi le lezioni di secondo livello per eleggere 18 consiglieri ed il nuovo presidente, scelti tra i consiglieri comunali in carica nei rispettivi comuni. Com’è noto i decreti governativi hanno dichiarato decaduti i consiglieri provinciali democraticamente eletti dai cittadini, per sostituirli con un organismo votato da sindaci e consiglieri comunali in carica. Il voto di ciascun consigliere elettore avrà un peso rapportato alla popolazione del comune di riferimento.

E’ ovvio che le città capoluogo saranno arbitre delle scelte degli eletti. Poiché la maggior parte degli elettori sono politicamente targati, in quest’elezione farsa c’è solo da accordarsi sulla spartizione dei posti da parte degli addetti ai lavori ed il voto non subirà gli umori e le scelte dei cittadini.

Il Centro sinistra si sta preparando alla grande abbuffata e, vincendo le ritrosie di bandiera di qualche esponente del Centrodestra, sta proponendo agli altri partiti la messa in piedi di un listone istituzionale che preveda una ripartizione dei posti in base agli attuali rapporti di forza. Fermenti sotterranei in Forza Italia, mentre proseguono gli incontri con il PD che garantirebbe 5 seggi al centro destra e uno o due al Movimento 5 stelle che però sta cercando altre aggregazioni .

C’è però chi dissente da quest’impostazione. Gianna Gancia, ex Presidente della provincia di Cuneo e capogruppo della Lega Nord al consiglio regionale, prende una posizione netta: ”Basta con le ammucchiate che diventano abbuffate, basta al tutti insieme appassionatamente. L’unico segnale forte contro una finta riforma delle province, come quella di Delrio è di non andare a votare. Vedo in quella che, ribadisco, è una riforma fasulla, che prevede che tutte le funzioni rimangano alle Province, senza però avere fondi, un grave attacco alla democrazia per la realizzazione di una lista unica che annulla il principio base della democrazia, ossia la presenza dell’opposizione.


Le coalizioni nazionali, continua Gancia, hanno spesso dimostrato di essere state esperienze negative, più recentemente come portatrici di forti interessi economici. Invito i vertici del mio partito a stare fuori da quest’ammucchiata, per non dire abbuffata, anche per non avallare quella che potremo definire fumo negli occhi al quale tristemente ci sta abituando l’affabulatore Renzi”.

In attesa dell’incontro che il segretario della Lega Nord Matteo Salvini terrà a Torino nella serata di domenica 7 settembre con lo stato maggiore della Lega in Piemonte, c’è chi, nel parterre delle bocche cucite, fa sentire la sua voce.

“Condivido la presa di posizione di Gianna Gancia, ci dichiara Patrizia Borgarello, consigliere comunale di Santena ed ex consigliere provinciale di Torino. Oltre alla negazione dei principi basilari della democrazia e al pasticcio giuridico, il decreto Delrio rappresenta il groviglio dell’incongruenza e della scarsa conoscenza della competenza assegnate dalla legge ed esercitate sino ad ora dalla provincia, a scapito dei cittadini.

Renzi ha incamerato i gettiti erariali di competenza delle province, senza però liberarle delle competenze istituzioni. Non invidio i colleghi di Forza Italia che si troveranno a condividere le conseguenze delle scelte operate da Saitta nella provincia di Torino. Le scuole sono in gran parte fuori norma e le strade provinciali del territorio montano sono quasi impercorribili. L’amministrazione uscente ha tenuto a balia una pletora di società partecipate in passivo cronico o improduttive, per mantenere e garantire  posizioni ed incarichi agli amici degli amici, tutti targati PD, dissipando fondi che altrimenti avrebbero potuto attenuare le malefatte governative.

Nessun intervento è in atto sulle strade e l’inverno si presenta, purtroppo pieno di rischi. Come potranno giustificare quest’ammucchiata ai loro elettori gli amici del Centrodestra?” Oltre al bubbone province il Centrosinistra, prosegue Borgarello,” non deve dimenticare che il Tar ha già fissato un’udienza il 6 novembre p,v, per esaminare il ricorso da me presentato su presunte falsità materiali ed ideologiche delle autentificazioni delle firme dei sottoscrittori di liste facenti riferimento al Presidente Chiamparino, nelle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, da parte di personaggi ben collocati nella nomenclatura dei PD”.

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Articolo pubblicato il 05/09/2014