Apoteosi della follia burocratica sulla pelle di un disabile!

Viviamo in un mondo impazzito dove "luce" non v’è più

3 settembre 2014: piccolo, duro fatto di cronaca vera. Il soggetto sono io, ma oggi mi son sentito portavoce di 50 milioni d’italiani. Sono invalido da 27 anni e abito al quarto piano d’un condominio con ampio ascensore, oggi alle 14 avevo un importante appuntamento in ospedale, non potevo mancare.


Ore 10.15 di mattina: orrenda scoperta! Non c'è corrente nelle scale e l'ascensore è fermo. Indago, ho fretta. A causa d’un errore di pagamento della bolletta (€ 132?) da parte dell'amministratore, l'Enel ha abbassato la tensione!


Iniziano 3 h di telefonate! È vero, l'amministratore ammette la sua colpa, ma la bolletta è stata pagata ieri. Solo dalle 11.32 di oggi però, l'energia potrà essere riallacciata entro il tempo d’un giorno lavorativo!


Non ci posso credere, non mi arrendo. Inizio un’infinita catena di chiamate ai numeri verdi. Il pagamento è confermato, ma non v’è contatto tra contabilità e addetti al ripristino che devono attendere il via libera. Assurdo!


Un operatore ha capito il mio dramma, non ha parole, non sa come fare, poi si sfoga: è diventato tutto un muro di gomma, non c'è un responsabile, non un referente, solo regole, e poi racconta dei suoi guai telefonici, di come hanno imposto Internet alla madre di 85 anni. Infine conclude: è un sistema inestricabile che allontana la gente da ogni servizio nel nome del risparmio, abbiamo solo doveri, diritti non più.


Il tempo passa, potrei chiamare i pompieri, ma è tardi ormai e poi, che brutto! Percepisco entrare il nulla assoluto nella pelle. Non mi sento neppure un numero, ma solo un codice fiscale. Mi è stato chiesto per controllare se ero davvero io, per poi risolvere con un: mi spiace, ma non possiamo far niente. Non è colpa loro, ma di una dittatura strisciante dal volto nuovo e globale.


L'energia elettrica è vita non solo per me. L'informatica non dovrebbe snellire i tempi? Così si dice, ma solo nei decreti di chi non m’incanta più.


È pazzesco! Si parla di barriere architettoniche in tempo di elezioni e io sono murato in casa, ostaggio d’un sistema senza più un cervello umano e un cuore, sono molto più che umiliato e offeso. Ci siamo dentro tutti, digeriti pian piano da un gorgo elettronico che sa tutto di noi, e noi niente di lui, mentre sempre più confusi, ci perdiamo tra voci nei call center, dove operatori con contratti a termine, decifrano quel che neppure tanto tempo fa, nell'ufficio di quartiere tristemente soppresso, l'impiegata più gentile, sovente risolveva con un gesto di buona volontà.


Oggi mi sono sentito schiavo del Mio Paese, ma non da solo, lo siamo tutti, controllati, tartassati da bollette e balzelli, ipnotizzati dal nuovo decoder e dai suoi 1000 subdoli canali tv.


Siamo tutti in un "Grande fratello" che ha distanziato il cittadino dal volto e dalle scelte di chi decide, lasciandoci in balia di diaboliche complicazioni che, tra una musichetta e l’altra, voci registrate e numeri da schiacciare in fretta, hanno esasperato il contatto con il pubblico servizio. Forse è voluto!


Oggi è capitato a me, domani al lettore che è arrivato fino a questo punto della cronaca d’un handicappato murato dalla burocrazia e dalle norme ferree della nuova dirigenza, figlia d’una illegittima crisi ormai tentacolare.


Forse è ora di riflettere sulla tecnocrazia informatica che ci ha inglobato in un dedalo di trappole che rubano spazio, tempo e anima, restituendo un disagio e un nervosismo dai quali siamo sempre più pervasi, estirpati dall'appartenenza a uno Stato al servizio del cittadino. Scelte sbagliate? Scelte volute?


I nostri soldi di plastica ne sanno più di noi. Al casello autostradale c'è una macchina che, con muliebre voce robotica, invita a pagare! Bisogna sporgersi, guai se cade una monetina! Un macchinario odioso, un disoccupato in più, un essere umano in meno…. Va tutto così.


Ore 15, la corrente è stata riallacciata, meno male.


Mentre scrivo guardo fuori, c'è un cielo grigio come la mia tristezza; per me, per tutti quelli che si riconoscono, e anche per gli altri. Il buco nero sta risucchiando tutti, essere seduti in carrozzina aiuta solo a vedere da un po' più in basso, ma molto bene, l'andar delle cose.

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Articolo pubblicato il 04/09/2014