La “Casa Dei Pipistrelli”, la “Casa dei Draghi”, la “Casa delle donne-pipistrello” …

Divagazioni sulle decorazioni delle case del Borgo San Salvario

Oltre alla “Casa delle Prostitute”, già descritta, nel Borgo San Salvario si trovano altre costruzioni di qualche interesse, citate da varie pubblicazioni e siti internet che espongono le caratteristiche di San Salvario.

 

Una di queste è la “Casa Dei Pipistrelli”, in via Madama Cristina n. 19 all’angolo con via Silvio Pellico. Prende il nome dai due grossi pipistrelli ad ali spiegate che reggono un balcone per ogni facciata al terzo e ultimo piano, in corrispondenza di una soffitta, e che sembrano studiare su quale malcapitato passante lanciarsi. Gli stravaganti decori risalgono al 1876, quando il proprietario della casa fece fare dei lavori di ampliamento, e con i pipistrelli voleva stupire chi guardava casa sua: queste notizie le ho trovate nel blog “Varie ed eventuali” di Dede Leoncedis.

 

Possiamo ancora trovare altri decori ispirati da pipistrelli, in un caseggiato di via Madama Cristina ai nn. 33 e 35, all’angolo con via Cesare Lombroso, un palazzo di sei piani fuori terra, l’ultimo costituito da una insignificante sopraelevazione. In questo caseggiato, che possiamo definire la “Casa delle donne-pipistrello” oppure la “Casa delle donne con ali di pipistrello”, si alternano piani con ornamento assai semplice quasi anonimo, come il piano terreno, e piani dalle decorazioni elaborate e vagamente inquietanti.

 

Al primo piano, porte e finestre sono sovrastate da un complicata struttura formata da due sorridenti giovani donne di profilo, con eleganti ali di pipistrello, e da un mascherone grottesco, posti a reggere un piccolo architrave su cui è collocata una stilizzata conchiglia di San Giacomo.

Sopra le austere finestre del secondo piano corre una fascia formata da foglie embricate, decorata a intervalli con maschere grottesche, particolarmente sinistre.

 

Al terzo piano, porte e finestre sono ornate da una struttura elaborata, dove predominano motivi geometrici e floreali, con al centro un viso femminile un po’ scostante, sovrastato da un fregio che ricorda il copricapo del jolly delle carte da gioco. Al quarto e, in origine, ultimo piano si osservano soltanto austere finestre, ma all’angolo con via Lombroso e nel punto di passaggio dal n. 33 al 35, il terzo e il quarto piano sono collegate da lesene con teste leonine e con un capitello che comprende un mascherone grottesco che ricorda le maschere del teatro romano.

 

Con tutto questo armamentario da film dell’orrore, l’edificio riesce a non appare come la casa dei morti viventi ma il materiale inquietante è diluito con maestria sulle vaste facciate, soprattutto su quella di via Madama Cristina, dove si trovano i due discreti e riservati portoni, quello del n. 33 scolpito con distensivi motivi floreali e quello del 35, privo di decorazioni. A fianco del portone del n. 35 vi sono due negozi che contribuiscono a distrarre i passanti: per vedere le donne-pipistrello e i loro conviventi più o meno mostruosi bisogna sollevare lo sguardo!

 

A proposito di creature fantastiche, esiste una “Casa Dei Draghi”, sempre in via Madama Cristina, al n. 29. Se confrontata con la “Casa dei Draghi”, come viene anche chiamata la “Casa della Vittoria” di corso Francia n. 23 angolo via Palmieri, quella via Madama Cristina appare piuttosto modesta: la definizione deriva dalle due figure di draghi  in ferro battuto, posti ai lati del portone, che sorreggono una copertura in vetro giallo. Si accede alla casa, progettata dall’ingegner Porta nel 1874, dal portone in legno di ciliegio, intarsiato con teste di figure demoniache.

 

A queste tre case, che presentano una serie di elementi decorativi poco decifrabili, aggiungiamo una casa in stile Liberty che presenta decorazioni molto particolari: la “Casa di Mercurio” di via Valperga Caluso, ai numeri 4 e 6.

 

Le ho attribuito questo nome perché una testa di Mercurio si trova sull'arco del portone al n. 4, con un piccola ghirlanda floreale ai lati, e altre teste di Mercurio si trovano sulle finestre e sulle porte del primo piano, con ai lati grosse corolle di fiori, molto simili a cavoli. Il Mercurio del portone e soprattutto quello delle decorazioni del primo piano più che un vero Mercurio appare piuttosto come una bella e allegra ragazzotta dai lunghi capelli che si è messa in testa il “petaso”, il caratteristico cappello con le ali del dio, e sembra dire ai passanti: “Mi sta bene questo cappellino?”.

 

Per tutta la facciata, sotto le finestre del primo piano corre una bassa fascia colorata floreale, dove predomina il colore verde. Alle finestre del secondo piano, al posto di Mercurio, osserviamo un medaglione con Dante Alighieri e, alle finestre del terzo piano un medaglione che, forse, ritrae Galileo Galilei.

 

Con un volo pindarico di fantasia si potrebbe ipotizzare che il proprietario fosse un commerciante (Mercurio), che volesse immortalare la sua bella moglie, figlia o amante (le donne vestite da Mercurio), che intendesse lanciare un messaggio cultural-ideologico-anticlericale: Dante come sommo poeta italiano, Galileo Galilei come vittima dell’oscurantismo religioso e conservatore della Chiesa cattolica (una panzana clamorosa ancor oggi radicata nell’immaginario popolare e propalata dai libri di testo scolastici!).

 

Ma la struttura di questa casa che sfugge a ogni ipotesi, anche fantasiosa, è il cornicione, sostenuto da mensole con un volto maschile paffuto e sorridente, con lunghe basette e due facciole, le due strisce di stoffa che caratterizzano preti protestanti, giudici e avvocati inglesi.


Quale recondito significato nascondono queste mensole? Forse qualche lettore può illuminarci?

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Articolo pubblicato il 24/08/2014