Il punto verde alla Pellerina non si arrende

"Merenderos liberi di fare tutto e chi lavora deve andarsene"

Per il punto verde “L’isola che non c’è”, situato nella zona centrale del parco della Pellerina, dove c’è l’ex piscina, si sono spesi fiumi di inchiostro e migliaia di parole, ma ancora non si viene a capo del problema. Per l’organizzatore e per i gestori è un calvario che va avanti ormai da tre mesi, ma a guardarli negli occhi si vede la stanchezza, non la rassegnazione.

La lista delle accuse mosse nei confronti della manifestazione sono innumerevoli: assenza dell’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico, assenza dell’autorizzazione per la somministrazione di bevande ed alimenti, disturbo della quiete pubblica e addirittura transito non autorizzato di cavalli. Eppure di cavalli non se ne vedono, e anche le altre contestazioni hanno del ridicolo. I gestori sono increduli perché a 200 metri dal sito bivaccano abusivamente da ormai svariati anni i cosiddetti “merenderos”, ovvero quei sudamericani che occupano vaste porzioni di parco senza l’autorizzazione ad utilizzare suolo pubblico, accendendo fuochi non autorizzati direttamente sull’erba, diffondendo musica fino a tarda notte e ad un volume folle e minando la sicurezza dei passanti.

Eppure a loro nessuno dice nulla. Anzi, i vigili qualcosa dicono: chiamati in causa da un’interpellanza presentata tempo fa in Circoscrizione 4 il Comando della Polizia Municipale ha risposto frettolosamente che hanno paura di mandare la volante. Volante che arriva puntuale tutte le volte che il punto verde beneficia del bel tempo e quindi attira clienti. E ogni volta che arriva porta in dono multe da migliaia di euro.

Le contravvenzioni sono frutto di un iter burocratico eterno e tortuoso, perché esaminando le carte dei gestori dei locali sembrerebbe essere tutto in regola. Il problema è che quando la Direzione Servizi Tributari, Catasto e Suolo Pubblico decide di revocare l’autorizzazione ad occupare l’area, anche l’autorizzazione alla somministrazione di bevande ed alimenti, che i locali hanno ottenuto, diventa carta straccia. Però le sanzioni arrivano per occupazione di abusiva e disturbo della quiete pubblica, esattamente quello che fanno i merenderos, cui però nessuno contesta nulla.

Il responsabile generale della manifestazione, Massimo Lazzarini, non sa più cosa fare di fronte ai debiti da migliaia di euro. La pioggia quest’estate non ha dato tregua e così, tra le condizioni meteo e i blocchi dei vigili sono riusciti a lavorare solo cinque giorni effettivi da giugno ad oggi.

Lazzarini ci spiega anche l’importanza della presenza del suo evento per il parco della Pellerina, dicendo che l’illuminazione pubblica funziona ma il Comune la lascia spenta aumentando la paura e diminuendo il senso di sicurezza percepita dai cittadini. Da sempre il parco Carrara è teatro di spaccio, violenze e prostituzione, e l’arrivo degli stand de “L’isola che non c’è” ha restituito ai cittadini almeno una parte di questo, allontanando spacciatori, drogati e prostitute e garantendo luce ed un presidio di persone per bene che contribuiscono a rendere meno pericoloso passeggiare dopo le 6 di sera.

Il nostro è un ritrovo per famiglie – afferma Lazzarini – qui si mangia e si balla, non gira droga. Ci sono genitori con i figli e anziani che vengono a ballare il liscio. Chiediamo al Comune di lasciarci due settimane per esercitare la nostra professione e garantire un servizio alle famiglie torinesi”.

Una delle proprietarie degli stand ci dice che la manifestazione ha dato lavoro a 40 ragazzi disoccupati. “In un momento di grave crisi, con la città di Torino che ha un tasso di disoccupazione giovanile altissimo, non è possibile chiudere un luogo che, almeno per tre mesi, offre un’opportunità di lavoro a decine di giovani” afferma.

Il 14 agosto è arrivato l’ordine di sgombero, ma i gestori non vogliono arrendersi, passando dagli avvocati. Il Comune preferirà concedere i permessi o lascerà l’area in mano alla delinquenza?

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Articolo pubblicato il 27/08/2014