Bestiario ornamentale torinese tre

Rane e salamandre nei decori di edifici di Torino

Nella nostra ricognizione nel bestiario ornamentale torinese abbiamo compiuto un tour tra rettili e molluschi. Consideriamo ora gli anfibi: di questa classe di vertebrati abbiamo trovato delle rane e delle salamandre.

 

Iniziamo a parlare delle rane, animale che in araldica raffigura l’uomo prudente che sa adattarsi ad ogni situazione: la rana, infatti, riesce a vivere sia sulla terra che nell’acqua.

 

Nei decori torinesi, senza troppa fantasia, gli architetti hanno semplicemente identificato le rane con l’acqua e le hanno utilizzate per abbellire e caratterizzare due bagni pubblici: quello di via Saccarelli n. 18 angolo via Miglietti, in Borgo San Donato, e quello di via Morgari n. 14 angolo via Belfiore, in Borgo San Salvario, due strutture oggi destinate ad altro impiego.  

 

Nelle vie Saccarelli e Miglietti, le rane appaiono decisamente veristiche, anche per il colore verde oliva che le fa spiccare sull’intonaco giallo. Sono poste in formelle quadrate, a testa in giù e guardano verso i passanti, con l’aria di volersi avventare: ho spesso meditato che l’artista, quando le disegnava, consciamente o inconsciamente, pensava alle rane della seconda piaga d’Egitto!

 

Sulla facciata dell’edificio, in via Saccarelli, una rana, sempre un po’ minacciosa, coabita col toro rampante di Torino che se ne sta in alto, distante, assorto fra pesanti decorazioni floreali, con rose che sembrano cavoli.  

 

Molto più rassicuranti e attraenti appaiono per contro le ranocchie che decorano l’edificio di via Morgari n. 14 angolo via Belfiore in Borgo San Salvario, oggi “Casa del Quartiere di San Salvario”.

 

Le simpatiche ranocchie, in posizione di sfinge, formano una decorazione continua posta sulla via Belfiore, che divide il primo dal secondo piano. Fra loro sono collocate delle conchiglie di Pecten, o capesante, che hanno molteplici significati ma che in questo caso hanno una funzione puramente estetica ed ornamentale.

 

La capasanta, inserita anche nello stemma araldico di Papa Benedetto XVI, simboleggia il pellegrinaggio a Compostela, una contrada di Siena, una di Monselice (Padova) e fa anche nascere Venere nel quadro di Botticelli.

 

L’architetto progettista aveva evidentemente pensato anche ad una targa viaria in carattere: un cartiglio sovrastato da una rana sorridente e con una testa di pesce nella parte inferiore.

 

Le foto, eseguite da Manfredo Cicolin, documentano l’aspetto di questi decori prima del restauro dell’edificio che li ha colorati di bianco.

 

Altri anfibi li troviamo nelle maniglie del celebre portone del celebre Palazzo della Vittoria, o Palazzo dei Draghi, di corso Francia n. 23, usato come location da Dino Risi per il suo film «Profumo di donna» (1974) e, più di recente, per il film horror «La maschera etrusca» (2006) e per il libro «Un marito per Jolanda» di Bartolone e Messi, come ricorda il giornalista Michele Albera.


Ma che anfibi sono quelli delle maniglie del sinistro palazzo? Sono delle salamandre, come ho sempre creduto, oppure due lucertole, come ho letto in rete?

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Articolo pubblicato il 11/08/2014