Considerazioni sul conflitto arabo israeliano

MOTIVI DI UNA GUERRA INFINITA E CORRELAZIONI CON L’INSTABILITA’ EUROASIATICA

Le motivazioni che spiegano il conflitto perenne tra arabi e israeliani vengono spesso spiegate in modo superficiale, forse perché non sono così chiare ne tantomeno univoche.

Tra le più gettonate annoveriamo: il fatto che Israele sia una democrazia che entra in contrasto con il potere autocratico del mondo arabo e delle sue frange più estremiste; la volontà araba di distruggere Israele in quanto “Stato Ebraico”; l’essere Israele uno stato secolarista, incompatibile con il nazionalismo arabo; le dispute sulle occupazioni dei territori; l’essere l’Islam una religione militante ed espansionistica ( ma questo vale per tutto l’occidente) e probabilmente altre ancora.

Sui veri motivi di questo ultimo conflitto che dura da oltre un mese potremo avere le idee più chiare fra qualche tempo perchè probabilmente la sua origine è dovuta ad una multiplicità di scopi: da parte israeliana quello di mettere in crisi il governo di unità nazionale palestinese.

Un governo nato nella primavera del 2014 che ha ridato una guida unitaria alla Palestina dopo 7 anni di separazione, con l’accordo tra Al Fatah che governa la Cisgiordania e Hamas che governa la striscia di Gaza; il tutto con la benedizione implicita degli USA che hanno prontamente dichiarato di voler collaborare con il nuovo governo dove non sono comunque presenti esponenti di Hamas.

Da parte di Hamas, la qualità dell’attacco sferrato contro Israele e la resistenza contro gli attacchi dell’esercito israeliano ne ha rafforzato notevolmente il prestigio politico e militare; lo stesso ritiro dell’esercito occupante ha permesso ad Hamas di rivendicare la vittoria e lo sgombero dei soldati nemici.

Ma questa campagna ha portato ad esacerbare il risentimento antiisraeliano e antioccidentale in Iran che ha creato nuovi ostacoli alla riconciliazione con gli USA ma paradossalmente ha riproposto Hamas in una posizione tale che rende molto complicato per gli israeliani trattare con i palestinesi per riconoscerne lo stato.

Ma probabilmente, vi sono dietro, per entrambe le parti delle strategie politiche di medio lungo periodo, strategie che riguardano anche altre aree vicino all’Europa come la Libia e l’Ucraina.

Questa situazione è intanto figlia della minore influenza politica degli usa in Medio Oriente come in Europa e questa diminuzione di impegno contribuisce in modo determinante alla instabilità complessiva. E’ plausibile pensare che l’amministrazione di Obama favorisca questa linea di disimpegno perché giova agli interessi di lungo termine degli USA.

Meglio restare alla finestra  rinunciando a cambiare il mondo  e vedere i competitor attuali e futuri attaccarsi a vicenda, logorare le proprie risorse consentendo agli USA di risparmiare le proprie e di continuare ad investire in quelle capacità che consentiranno  di mantenere la supremazia militare e strategica anche nei prossimi decenni.

Con il probabile aumento dell’instabilità nell’area euroasiatica i Paesi dell’area dovranno incrementare le risorse per le strategie militari che comunque non intaccheranno la supremazia americana, basata sullo spazio, sulle armi antisatellite e su flotte di portaerei.

In questa ottica già vediamo russi e cinesi intenti da tempo, a modificare le loro pianificazioni militari.

Per quanto riguarda i conflitti più vicini a noi, in primis Ucraina e Libia ci chiediamo cosa stia facendo l’Europa; una Europa che su questi temi potremmo identificare con la Germania, una nazione che a breve potrebbe diventare una potenza politica in grado di perseguire i propri interessi. Già oggi in Germania si parla di potenza indispensabile per l’Europa e come uno dei 5 global player del mondo.

Quanto sopra non è particolarmente gradito agli USA e qui entra in gioco la partita Ucraina dove non è tanto l’est contro l’ovest Stati Uniti contro Russia, ma è una partita a tre con Russi, Tedeschi e Americani. Il primo punto è andato a favore degli USA perché il candidato premier per l’Ucraina gradito ai tedeschi ha mancato il bersaglio. Nei prossimi anni gli attriti tra i soggetti citati saranno sempre più evidenti, abbiamo già dei segnali, riportati dai media qualche mese fa, di “dispetti diplomatici”, incidenti spionistici ed espulsioni di personale diplomatico tra USA e Germania.

Per quanto riguarda l’Italia il conflitto che più ci interessa è ovviamente quello libico anche per le implicazioni dei profughi che sbarcheranno sempre più numerosi sulle nostre coste, ma anche quello Ucraino è rilevante per i cambiamenti che potrebbero verificarsi nei rapporti con la Russia, che potrebbero interferire pesantemente sugli approvvigionamenti energetici già minati dalla crisi libica.

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Articolo pubblicato il 14/08/2014