La Valle Stretta ed il lago Verde

Imparare la storia, immersi un uno splendido scenario naturale

In provincia di Torino, approfittando del disgelo, potremo percorrere uno spettacolare itinerario alpino, ricordando una vicenda storica singolare.

Raggiungiamo comodamente Bardonecchia in treno, oppure con l’autostrada del Fréjus, o la strada Regionale. Seguiamo le indicazioni per la frazione Melezet(distante 3 km.) e superata la borgata, attraversiamo pian del Colle. S’incontra il piccolo invaso artificiale delle Sette Fontane (6km. da Bardonecchia) e si risale per ripidi tornanti la balconata glaciale, entrando nella Vallée de la Clarée, nel dipartimento Hautes Alpes.

Appena terminata la salita, si lascia l’auto in corrispondenza di una bacheca posta al limite di un piccolo slargo. Ci troviamo a 1600 metri e seguiamo l’asfalto in piano, all’ombra del gruppo dell’ Aiguille Rouge (2545 m.) e delle punte quattro Sorelle (2698 m.) a sud e della punta Gaspard (2811 m.) a nord. La strada riprende a salire sino ai parcheggi in prossimità delle Grange di Valle Stretta,  dove si trovano i rifugi 3° Alpini e i Re Magi (1769 m.).

Poco dopo c’é una piccola cappella con l’effige di san Giacomo, riconoscibile dalla “concia”, la conchiglia simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela. Si prosegue su fondo naturale, guidati dal gigantesco parallelepipedo della Rocca Bernaude ( 3228 m.) che sembra chiudere l’intera valle. Passando per ampie zone pascolive si superano le baite di Serre d’Amont (1849 m.) fino ad incontrare i cartelli che indicano la deviazione per il lago Verde (1900 m.).

Il Lago Verde è un invaso contenuto in una conca gessosa. Secondo alcune teorie in estate si colora di verde per la proliferazione di alghe che si alimentano dei prodotti della decomposizione del legno. Forse però si tratta solamente di una leggenda non suffragata dal rigore scientifico.

Quest’itinerario sorprende, oltre che per le bellezze naturali, per il fatto che, sin dai primi tornanti poco dopo Melezet, compare la pietra miliare con l’indicazione F, France. Abbiamo così percorso un lembo di territorio italiano oltre i confini francesi. L’osservazione del turista attento non è casuale.

Infatti  quel percorso fino al Monte Thabor, fece parte della  provincia di Torino fino al febbraio 1947, quando entrò in vigore il trattato di pace tra Italia e Francia, conseguente alla rovinosa (per noi), conclusione della seconda guerra mondiale.

Non è facile comprendere perché ai francesi potesse interessare una valle (che gli italiani non si dannarono di trattenere), così isolata, priva d’insediamenti e inutile sul piano strategico. In proposito si sono formulate alcune ipotesi, tutte disattese( la costruzione di una rotabile che con due brevi gallerie, avrebbe collegato la Savoia –Modane con il Delfinato –Briancon; la realizzazione di un tronco ferroviario).

Parigi allora destinò i 5000 ettari della valle a zona di manovre militari. Nelle more della firma del trattato, il Comune di Bardonecchia autorizzò il disboscamento di tutte le piane pregiate, per non concedere ai francesi risorse preziose. Il Governo italiano non si è certo peritato per evitare il distacco della Valle Stretta che, sotto il profilo orografico, appartiene al territorio di Bardonecchia.

Infatti fu lo stesso De Gasperi ad offrire ai francesi la Valle Stretta per evitare mutilazioni più gravi. Memori dell’attacco ai Francesi da parte degli italiani nel giugno del 1940, proprio nella zona alpina, il clima che precedette il trattato di Parigi era pessimo.

Così il Governo Italiano presentava al Consiglio dei ministri degli Affari Esteri del 5 maggio 1946, un promemoria contenente proposte concrete intese a raggiungere un accordo accettabile per le due parti, con la rinuncia volontaria di tutti quei territori che si trovavano oltre la displuviale alpina.

In tale ambito finì anche la Valle Stretta che invece si trovava al di qua della displuviale alpina. Fu forse un estremo tentativo per non perdere le risorse idriche del Moncenisio, ma il 27 Giugno 1946, dopo aver lasciato senza risposta le richieste italiane, “i quattro grandi”, ovvero i principali vincitori della seconda guerra mondiale(USA, URSS, Regno Unito e Francia), accoglievano integralmente le rivendicazioni francesi.

Già allora, la politica faceva man bassa dell’integrità del nostro territorio, sacrificando alla “ragion di Stato” i diritti e le prerogative dei suoi abitanti.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 10/08/2014