Calcio - Carlo Tavecchio novello Carneade

Agli "onori" della cronaca per l'infelice battuta sugli extracomunitari

"Carlo Tavecchio: chi era costui?" è il dubbio di manzoniana discendenza che sta dando luce ad un dirigente della Federcalcio (Vicepresidente nel 2007 e Vicario nel 2009) di cui si riconosce la posizione ora che si è candidato alla Presidenza dopo le dimissioni di Giancarlo Abete, il Presidente dello sfascio carioca ben coaduivato sul campo e negli spogliatoi dal Mister Prandelli.

E nemmeno la sua infelice frase "elettorale" in cui parlò di atleti che "dalle banane sono passati alla Serie A italiana" pare aver assestato il colpo micidiale che annulla ogni pretesa a tale importante incarico sportivo/sociale.

Forse i suoi trascorsi politici (Consulente dei Ministeri dell'Economia e della Salute) hanno formato in lui quella sorta di corazza protettiva che lo rende immune ai giudizi ed alle condanne che si sono sollevate ai massimi livelli degli organismi calcistici europei e mondiali.

Forse ancora sa di poter contare sui grandi numeri (Presidente della Lega Dilettanti), bacino che può superare quel 50% determinante per l'elezione.

Ciò non toglie che, con atto di estrema coerenza e correttezza (?!?), è opportuno che lasci la corsa "alla poltrona" riconoscendo non tanto la gaffe ma soprattutto una improprietà comunicativa che aveva sicuramente un altro obiettivo e che non ha saputo esprimere in maniera corretta e rispettosa dell'identità altrui.

Allora, come si possono affidare le sorti della Federcalcio, con le ossa rotte dopo la batosta brasiliana, a chi non sa usare con assoluta proprietà la propria lingua senza incorrere in pericolose cadute di stile?

Per cui, rivisitando "I Promessi Sposi", ci ritorna in mente "Carneade: chi era costui?" come diceva Don Abbondio leggendo un panegirico in onore di San Carlo Borromeo; una figura che è divenuta, per antonomasia, sinonimo di persona poco conosciuta.

Agli addetti ai lavori però è ben nota e tralasciamo di citare i trascorsi guai giudiziari; per cui ci sembra grottesco sostenere ancora chi ha sempre privilegiato dialetticamente la sua fede sportiva (Inter) e usato l'improprio linguaggio a sostegno della presenza femminile sui campi di calcio.

Lasciamo ai milioni di Commissari Tecnici che pullulano nell'italico mondo del pallone una presa di coscienza che scaturisca il meglio per il bene dello Sport, quello vero, che dal calcio attinge le risorse per poter andare avanti.

Ma se il prezzo è troppo caro, è meglio ritornare tutti dilettanti senza Carlo Tavecchio, è ovvio, alla Presidenza.

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Articolo pubblicato il 02/08/2014