QUANDO RIVOLGERSI ALLE PARROCCHIE CONVIENE

A Rivoli disabile rifiutato. La madre: "Riservategli un animatore"

Fa male discutere sulla pelle di bambini disabili, o di bambini in generale, ma la questione sollevata dalle pagine della cronaca di Torino sul quotidiano La Stampa impone una riflessione. L’articolo riporta la notizia dell’esclusione di un bambino disabile dalla lista dei partecipanti dell’estate ragazzi dell’oratorio Don Bosco di Rivoli. In poche parole la storia si riassume così: la madre di un bambino di 8 anni con un ritardo di apprendimento che lo porta ad assumere comportamenti infantili, cercava un centro estivo per il figlio e, sapendo che il Don Bosco aveva ancora posti liberi, ha chiesto di iscriverlo lì. Il responsabile dell’oratorio ha risposto che gli animatori non avevano la preparazione adeguata per seguire un bambino disabile. La madre sostiene che la soluzione fosse destinare un animatore esclusivamente a suo figlio.

Grazie a questo articolo l’opinione pubblica si è ovviamente schierata compatta al fianco della signora, ma in quanti sono in grado di esprimere un’opinione corretta, non demagogica e buonista? In quanti sanno che nella stragrande maggioranza degli oratori parrocchiali gli animatori sono ragazzi volontari che nella vita studiano o lavorano e decidono di dedicare il loro tempo libero ai bambini?

Gli animatori, non essendo dipendenti, non hanno l’obbligo di soddisfare particolari requisiti come lauree in pedagogia o simili, e pertanto è assolutamente normale trovare oratori che non hanno nessuno idoneo a seguire bambini con problematiche diverse.

La madre proponeva inoltre di inserire suo figlio in un gruppo di bambini di età inferiore, così da non sentire la differenza. Sembra assurdo, ma a leggere le sue dichiarazioni pare proprio che la signora Tiziana non si renda conto che i bambini piccoli hanno già necessità di essere seguiti da più animatori rispetto a quelli grandi e pertanto è assurdo pretendere di destinarne uno esclusivamente a suo figlio. Oltretutto i ragazzi che decidono di dedicarsi ai bambini degli oratori non sono infiniti ed è quindi impensabile che ci sia un rapporto di un animatore per bambino.

Se dei volontari senza preparazione alcuna per casi particolari non soddisfano le esigenze della signora potrebbe sempre rivolgersi al comune, pagare un’iscrizione molto più cara e magari trovarsi anche a dover stipendiare un educatore apposito, visto che le i stessa ammette che a scuola il figlio è seguito da un’insegnante di sostegno. Chissà se, messa di fronte alle tante spese, non trovi traccia di gratitudine nei confronti degli animatori volontari dell’oratorio Don Bosco che, come in tante altre parrocchie, decidono di non andare in vacanza per far giocare insieme tanti bambini.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/08/2014