Vasco LiveKom...1982

Nasce la mia nuova rubrica: TRA PALCO E BACKSTAGE. Primo appuntamento: in occasione del ritorno on stage del "Komandante", il racconto di un Vasco d'annata, non ancora mito, ma sulla buona strada per diventarlo.

 

 

Quello che state per leggere, è il racconto di un Vasco d’annata, non ancora “Komandante” e non ancora mito.

Un Vasco che ha sudato e meritato ogni singola goccia del suo successo, un Vasco che è rimasto tale a distanza di tanti anni.

Un concerto e un’esperienza che rimarranno per sempre tra i miei ricordi più cari.

Febbraio 1982: Vasco Rossi, partecipa al Festival di Sanremo con il brano “Vado al massimo”, con scarsa fortuna, bisogna dirlo, e con scarso riscontro di pubblico, cosa che stava già avvenendo per i suoi primi dischi, in particolare “Colpa d’Alfredo” e “Siamo solo noi”.

La radio per la quale lavoravo all’epoca, decise di organizzare un concerto dell’artista in una discoteca della periferia che all’epoca si chiamava “Milleluci”: scelta non a caso, visto che in precedenza il locale era un cinema e quindi poteva contenere un pubblico abbastanza numeroso.

Domenica pomeriggio del mese di Aprile: concerto di Vasco Rossi & Steve Rogers Band, biglietti venduti circa un centinaio…molto circa…

Un’ora prima dello spettacolo arrivano due macchine: due Renault 5 nere, una con Vasco al volante insieme a Maurizio Solieri e Massimo Riva, sull’altra gli altri membri del gruppo.

Vasco entra a passo di carica nella hall e chiede subito se c’è abbastanza gente: noi gli diciamo che si, il locale è abbastanza pieno, circa 300 persone; “bene” dice lui, “meglio di ieri sera in provincia di Bergamo, il locale era vuoto”.

Puntualissimi cominciano a suonare e regalano ai pochi paganti uno show extra lusso: presentano quasi tutto il nuovo disco “Vado al massimo” (per chi non lo sapesse contiene, oltre alla title track, anche “Splendida giornata” e “Ogni volta”), con l’aggiunta di diversi pezzi dagli altri dischi, tra cui una tiratissima “Dimentichiamoci questa città”, brano d’apertura, una versione completamente stravolta di “Voglio andare al mare”, una interminabile “Siamo solo noi”, per chiudere il concerto con quello che anni dopo sarebbe diventato un must: “Albachiara”.

Dopo lo show, la doccia di rito ed un’intervista lunghissima e difficile da “sbobinare”, poiché Vasco parla, ancora oggi, tra i denti e certe frasi sono davvero incomprensibili, portiamo lui e la band nella pizzeria di fianco alla discoteca (nel mese di Settembre dello stesso anno cenerà nello stesso locale anche Frank Zappa).

Io mi ritrovo seduto vicino a Maurizio Solieri e passiamo tutto il tempo a parlare di chitarre, di musica e del suo altro grande amore…la gnocca…ridendo fino alle lacrime per i suoi aneddoti…

A tarda notte ci salutiamo tutti, abbracciandoci e baciandoci come vecchi amici, con la promessa di rivederci presto.

Capiterà due anni dopo allo Stadio Comunale, Curva Maratona: paganti circa 5000…nonostante una serata di pioggia e vento.

Vasco e la band promuovono il nuovo disco “Bollicine”.

Riesco ad incontrare Vasco e Maurizio nel backstage, naturalmente si ricordano di me, tanto da permettermi di assistere al concerto sul palco, assieme ai tecnici del suono.

Altro concerto strepitoso e tiratissimo, altra intervista e altra cena in un locale del centro città.

Inutile dire che da allora (1984) ho rivisto Vasco “live” un sacco di volte e non solo a Torino, ma non sono mai più riuscito ad incontrarlo.

Gli anni che passano, la sua fama che cresce parallelamente al numero dei fans e sempre più gente della security a far da cuscinetto tra lui e la stampa, radiofonica e non.

Ma ascoltando le interviste e vedendo i suoi spettacoli, mi sono reso conto di come nel corso degli anni, Vasco sia rimasto sempre lo stesso: una persona normale, naturale, alla mano, una persona vera.

Un grande artista, che nelle sue canzoni parla della vita, quella vera, quella vissuta, senza ipocrisie, descrivendola così come la viviamo, tutti noi.

Vasco, uno di noi, uno come noi.

Vasco un mito.

Stay always tuned !!! 

Lele Boccardo

 

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Articolo pubblicato il 01/07/2014