15° RAPPORTO “ GIORGIO ROTA “ SU TORINO

SEMI DI FIDUCIA

Il 7 giugno, primo vero sabato d’estate a Torino, il Centro Einaudi ha presentato il 15° Rapporto “Giorgio Rota” nella sala conferenze di Piazza dei Mestieri, con una tavola rotonda per scambi di vedute tra i tecnici curatori e il Sindaco Fassino particolarmente ottimista.

Luca Davico ha subito evidenziato  che Torino si si è da tempo dotata di un piano organico delle aree di trasformazione e questo è sicuramente un segnale di fiducia per coloro che vogliono investire sulla Città ed in particolare sulle aree di riqualificazione urbana. Altro buon segnale, di forte impatto sul tessuto sociale è il nuovo welfare sociale predisposto dalla Città in senso fortemente positivo.

Nel rapporto vediamo una serie di segnali positivi e negativi in continua alternanza. Secondo Davico l’economia torinese si sta differenziando, cultura turismo e servizi crescono fortemente mentre diminuisce l’area manufatturiera.  Ma quanto può essere sostenibile questa differenziazione compensativa?

I settori manufatturiero e commercio pesano ancora in termini di addetti per il 50%, mentre i settori cultura turismo e servizi pesano per il 20 %. Quello che è certo è che questa differenziazione ha aiutato la Città a reggere l’ondata della crisi. Oggi però vi sono due “Torino”, quella dei turisti e di coloro che godono di buoni redditi e quella di coloro che faticano, per varie traversie, ad arrivare alla fine del mese.

I moltissimi indici nel Rapporto tra i quali gli indicatori sulla sofferenza sociale e quelli sui valori immobiliari, ci richiedono nuovi modelli di sviluppo urbano mentre la rigenerazione urbana, proprio a causa della crisi ha rallentato da tempo  la  marcia; speriamo molto nell’arrivo dei prossimi fondi strutturali per ripartire celermente su questo tema.

Si evince dal Rapporto che stanno cambiando molti fenomeni: ad esempio i tassi di mortalità risultano più alti in periferia, così come il livello di qualità dello stato di salute della cittadinanza, che è più basso in periferia, specie nella zona nord.

Fassino parte da quello che considera il tema principale, tenere insieme competitività e coesione sociale. Semi di fiducia ci sono e questo significa che la Città non solo non ha subito la crisi ma cerca di contrastarla, anche se la sua vocazione manufatturiera  di tipo industriale non agevola il compito. Ma Torino, negli ultimi 20 anni ha presentato caratteristiche di forte cambiamento in vari settori e grazie a questo non si è fermata ma prosegue nella crescita.

Fassino cita due esempi: dopo anni di chiusura la Bertone oggi ha in carico 1200 dipendenti e a fine anno ne assumerà altri 300, mentre la Fiat questa estate attrezzerà le linee a Mirafiori per un nuovo modello di automobile.

Il profilo industriale di Torino, sottolinea, non si è smarrito, ma ha curato una riqualificazione importante e il segnale positivo è dato dai livelli di esportazione che sono sopra la media nazionale.

Sempre per i segnali positivi, è cresciuto molto l’investimento in sapere e conoscenza, nella ricerca tecnologica e nell’innovazione per cui oggi parliamo di un profilo a due facce: quello storico industriale e quello dell’ innovazione e conoscenza.

Il nostro sindaco ci presenta un ulteriore punto di forza della Città, quello di aver creato un nuovo welfare tale da essere considerato un fattore di sviluppo produttivo, con servizi educativi e di sostegno ampiamente sopra la media nazionale.

Prendendo poi in esame le modifiche territoriali troviamo altre buone notizie: lungi dal blocco totale molte opere sono in itinere come la Continassa, l’ex Manifattura Tabacchi, la saturazione PMR, il piano dei poli universitari, la Thyssen e la spina 4.

Finalmente arrivano alcune preoccupazioni sul fronte sociale: il bassissimo livello di occupazione giovanile, gli over 50 fuori dal lavoro l’emergenza abitativa (Torino risulta sotto la media per abitazioni di proprietà) e i noti problemi nel trasporto pubblico derivanti dal blocco dei finanziamenti.

I curatori del Rapporto, in breve sintesi, confermano che gli anni della crisi hanno cambiato la Città nel profondo, accentuando polarizzazioni geografiche, sociali, di capacità competitiva. Si può dire che una pagina è stata definitivamente voltata e che la Torino del futuro sarà radicalmente diversa  da quella del secondo novecento. La città ha bisogno soprattutto di cambiare, in risposta ad un mondo che è cambiato.

La fiducia è innanzitutto questa: la convinzione che la Città e le sue classi dirigenti sappiano innovare in risposta a sfide nuove, individuando tre o quattro grandi progetti capaci di riqualificare la spesa pubblica e innescare nel contempo investimenti privati, per ridare fiato e un orizzonte credibile alla crescita economica.

Torneremo ancora a parlare del Rapporto dopo aver esaminato gli innumerevoli dati ed evidenziato i più significativi.

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Articolo pubblicato il 08/06/2014