ASSEMBLEA GENERALE AMMA

La centralità del Settore Manifatturiero per la ripresa del territorio piemontese e l’attuazione di nuovi investimenti

Al Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino si è tenuta la parte pubblica dell’Assemblea Generale dell’AMMA, Aziende Meccaniche Meccatroniche Associate.

Il Presidente, ing. Alberto Dal Poz, oltre ad evidenziare i servizi forniti alle aziende associate (Servizio Sindacale, Sicurezza e Ambiente di Lavoro) si è soffermato sull’impegno profuso anche in attività consone con l’innovazione, l’Innovation Point, nonché i rapporti di collaborazione con il Politecnico di Torino, l’INRIM, Istituto Nazionale di Metrologia, i laboratori del CNR, allargando il raggio al CERN di Ginevra, al MIT di Boston ed a soggetti quali l’ESA, l’Ente Spaziale Europeo e l’ASI, Agenzia Spaziale Italiana.

Ciò dimostra come l’ innovazione e Internazionalizzazione, siano le basi da cui partire per lo sviluppo delle nostre aziende volte all’esportazioni ed in grado di competere con i colossi internazionali.

E’indiscusso l’impegno, ma non si può dimenticare come il numero di addetti delle Aziende associate sia passato dalle 84.298 del 2012 alle 80.998 dell’inizio del 2014. Se poi si considerano le riduzioni contributive operate a favore di aziende in Cassa Integrazione, l’AMMA ha provveduto a continuare le attività istituzionali, cercando di migliorare i servizi, ma riducendo nel contempo la spesa. Negli ultimi vent’anni il Piemonte è sceso nella classifica della produzione regionale della ricchezza. Il nostro PIL è calato al di sotto del 10% del totale del Paese, quando negli anni precedenti superava l’11%.

Nonostante questi dati poco incoraggianti, il Presidente  Dal Poz ribadisce la “centralità del settore manifatturiero per la ripresa del territorio e piemontese e l’attuazione di nuovi investimenti”.

L’elenco dei mali che affliggono la nostra economia, è noto e ampiamente condiviso:

La burocrazia e la giungla d’impedimenti amministrativi, la politica da anni inadeguata al mondo che sta cambiando ed il rapporto di cambio fra euro e dollaro, per citare i principali.

Dal Poz è fiducioso che il quadro di riferimento politico nazionale e regionale, dopo i recenti cambiamenti, possa contribuire,se non a sbloccare la situazione stagnante e gli ostacoli agli investimenti ed al rinnovo delle infrastrutture, almeno a non ostacolare lo sviluppo.

Le colpe e l’inadeguatezza dell’Europa hanno certo avuto un peso non positivo ed anche da questo lato, si spera possa evolvere la situazione, non con calate miracolistiche, ma con un ruolo collaborativo della politica e del Paese, verso un unico obiettivo.

Questi temi sono stati ripresi anche dal Professor Berta che ha tratteggiato il mutato quadro industriale mondiale. Non più colossi industriali(quelli italiani, purtroppo, da anni, per motivazioni differenti, hanno attenuato il loro peso e la presenza sul territorio); le imprese di riferimento debbono possedere un pronunciato know-hout d’innovazione e di costante ricerca di qualità con costi competitivi. C’è ancora un gap del 25-30% di capacità produttiva da recuperare. Purtroppo i consumi interni continueranno a stagnare e le lavorazioni legate all’auto, all’edilizia e ad altri settori di consumo, segneranno ancora il passo.

La nuova economia globale da vent’anni gira intorno a due cardini fondamentali:la capacità di esportare e quella di attirare investimenti provenienti dall’estero. Non sarà una strada in discesa e non si potrà contare su aiuti e scelte immediate e determinanti provenienti da Roma e dall’Europa. Il Presidente conclude con un certo ottimismo “Guardando al nostro bacino territoriale, caratterizzato da un vasto e articolato complesso di dotazioni, sia private che pubbliche.”

“C’è il sistema delle competenze incarnato in un capitale umano che si avvale di una profonda esperienza produttiva; le reti tecnologiche ed i centri di ricerca che fanno capo al Politecnico ed all’Università, nonché la trama di relazioni sviluppate dal sistema associativo ormai consolidato. Come sempre saranno le nostre forze a fornirci il migliori biglietto da visita per l’Europa”.

Si nutrono però dubbi, a prescindere dalle enunciazioni di Roma e di Torino, sull’effettiva volontà e capacità della politica d’intervenire in quelle scelte che dovrebbero ,da un lato, far ripartire i consumi in Italia e dall’altro eliminare quegli ostacoli ambientali e strutturali che di fatto limitano ancora il consolidamento degli investimenti e la ripresa dell’esportazione.

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Articolo pubblicato il 05/06/2014