Ferito da una baby-gang nella metro di Torino

Uno dei convogli della metro di Torino è stato teatro di un tentato omicidio ai danni di un giovane 27enne da parte di una baby-gang

Noia, malessere sociale, voglia di trasgredire, diversa estrazione sociale o comunitaria, diversa tendenza ideologica o politica: nessuna di queste ragioni può – né potrà mai – giustificare un atto di violenza consumato ai danni di un altro essere umano.

Anche senza una giustificazione, però, episodi di aggressione e di inaudita brutalità si verificano ogni giorno e colpiscono persone spesso innocenti, in luoghi spesso inaspettati e ritenuti sicuri.

Un fenomeno che desta timore e che lascia impietriti, soprattutto quando i fautori di certe pratiche sono adolescenti: ragazzi e ragazze che, spinti e influenzati dalla logica del gruppo del quale fanno parte, oltrepassano i limiti della decenza e del vivere civile. Le cosiddette baby-gang, fenomeno tristemente noto ormai a tutti, spaventano perché a utilizzare violenza per motivi futili sono dei “poco più che bambini”, le cui azioni risultano fuori da ogni logica agli occhi del mondo civile.

Una domanda sorge perciò spontanea: certi atteggiamenti dipendono solo dalla personalità, certamente deviata, di uno dei componenti della gang che prevale sugli altri, o sono tutti figli di una società che, nella corsa frenetica allo sviluppo, si è dimenticata di quali sono i valori da tramandare di generazione in generazione?

 

Questa e altre domande dovrebbero essere poste al gruppo composto da sei ragazzini, per lo più minorenni, che durante lo scorso sabato notte hanno aggredito un giovane di 27 anni in uno dei convogli della metro di Torino, colpendolo ripetutamente al petto con calci, pugni e ferendolo anche con un coltello, gettato in un cestino dell'immondizia e ritrovato in un secondo momento dalle forze dell'ordine.

La banda, all'interno della quale erano presenti anche due ragazze, ha agito, sembrerebbe, per ragioni politiche: secondo alcune testimonianze, i “look” sfoggiati dal gruppo aggressore richiamavano l'ideologia estremista “naziskin”; al contrario, la vittima del tentato omicidio sembrava appartenere invece alla fazione opposta.

Grazie al sistema di videosorveglianza della metro, e all'intervento degli agenti avvenuto tempestivamente, gli aggressori sono stati subito individuati e catturati.

L'episodio si è concluso – fortunatamente – in maniera non eccessivamente tragica, ma resta comunque la consapevolezza dell'assurdità di quanto avvenuto.

 

 

Federica Franco

 

 

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Articolo pubblicato il 03/06/2014