Massimo Centini parla di “Pagine allucinate (Droga e Letteratura)”

Ai “Caffè Letterari” del Centro Studi Cultura e Società

A Torino, martedì 27 maggio presso il Centro Studi Cultura e Società, si è svolto per la serie Caffè Letterari, la serata dedicata al tema Pagine allucinate (Droga e Letteratura)”, condotta da Massimo Centini il quale ha esordito col dichiarare di essere convinto che la creatività sia strettamente associata alla razionalità, anche se in tema di “allucinazione poetica” da una esame, anche superficiale, della letteratura pare che ci siano più autori drogati che autori non drogati!

 

Il primo libro citato da Centini è stato “Le confessioni di un mangiatore d’oppio” è un romanzo autobiografico dello scrittore inglese Thomas De Quincey, apparso nel 1821.

 

Anche il vino, e l’alcool, hanno assunto in passato grande importanza per determinare alterazioni dello stato di coscienza: dal vino di Cecco Angiolieri nel XIII secolo, all’assenzio del XIX secolo: su questo tema, Centini ha letto alcuni passi di un saggio di Cesare Lombroso intitolato “Il vino nel delitto” (1880), dove viene esposta una curiosa connessione tra la mela di Eva, il sidro e le bevande fermentate che inducono al peccato!

 

Ma Lombroso ha espresso nel suo saggio anche una considerazione di grande attualità: più si accentuavano le crisi economiche, più la gente spendeva nel bere e, oggi, questo avviene per gli stupefacenti, nel cui consumo si è rilevato un forte incremento.

 

Il medico e antropologo darwiniano Paolo Mantegazza poneva l’alcool all’origine delle divisioni coniugali, nel 1875, quando l’abuso di alcool aveva effetti sconvolgenti, sovrapponibili a quelli attuali della droga.

 

Centini si è poi soffermato su una serie di autori del decadentismo, Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, poi Edgar Allan Poe ed ha analizzato i quadri di Hieronymus Bosch comparandoli con la vita integerrima e assolutamente non trasgressiva del pittore olandese. Ha poi ricordato l’ergotismo cioè l’intossicazione da segale cornuta, e l’uso della cocaina da parte di Sigmund Freud per la cura degli stati depressivi.

 

A questo proposito, Centini ha citato il romanzo di Nicholas Meyer del 1974 “La soluzione sette per cento” apocrifo holmesiano che fa incontrare a Vienna Sherlock Holmes, ormai dipendente dalla cocaina, con il dottor Freud.

 

Dalla cocaina si è passati al laudano, medicina a base di oppio e alcool, il cui impiego è originato dalla necessità di disporre di un anestetico per le operazioni chirurgiche sui campi di battaglia della guerra di secessione americana, all’assenzio, immortalato da un quadro di Degas, allo sdoppiamento del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson che può anche essere letto come uno stato alterato di coscienza, a Truman Capote, alla marijuana, ai funghi, usati in culture diverse da quella europea dagli sciamani come allucinogeni.

 

In questo senso, allucinazioni indotte da funghi possono entrare anche in ambito letterario: Centini ha citato lo scrittore peruviano Castaneda, misterioso personaggio forse inesistente che, nei suoi libri, ha profuso elementi della cultura new age, per poi ricordare l’herba sardonica citata da Plinio il vecchio come presente in Sardegna e ribadire in conclusione l’opinione personale che la creatività sia strettamente associata alla razionalità.


In un percorso culturale tanto eterogeneo, Centini ha saputo destreggiarsi con approccio accattivante e leggero ma non banale ed ha condotto una serata piacevole, punteggiata da alcuni contributi dei partecipanti, tutti molto incuriositi e interessati dall’argomento.

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Articolo pubblicato il 30/05/2014