Le persone al centro: ricostruire la sanità dopo Cota

Nella serata di mertedì, alla Fabbrica delle E, un incotro per parlare di sanità, della sua destrutturazione e delle strade da seguire per ricostruirla. Tra i tanti ospiti Michele Curto ed Elide Tisi

Sanità, distruzione e ricostruzione. Questi i temi affrontati ieri alla “Fabbrica delle E” dove alle 20:30 è andato in scena “Le persone al centro”, un incontro mirato al dialogo e al confronto, che ha avuto al suo centro i progetti sulla sanità nel dopo Cota.

 

Tanti gli ospiti, provenienti da esperienze molto varie. Anzitutto gli uomini e le donne del sistema sanitario e dei servizi socio-assistenziari presenti sul territorio: Carla Mattioli, Massimo Bonfatti, Enrica Colombo, Roberto Bertucci, Nino Flesia, Angela Tedino, Pino Maranzano e Filadelfo Aricò.

 

Quindi persone provenienti dal mondo della politica e dell'amministrazione: il candidato alle regionali di SEL, Michele Curto; il vicesindaco, con diversi incarichi nel mondo della sanità, Elide Tisi; Lucia Centillo, consiglere comunale in commissione sanità; Mariagiuseppina Puglisi, assessore ai servizi sociali della Provincia; Eleonora Artesio, consigliere regionale; Salvatore Rao, rappresentante dei Comuni piemontesi al Consiglio Regionale del Piemonte.

 

La serata si apre con l'esposizione dei problemi della sanità piemontese. In particolare, la distruzione dei presidi medici sul territorio in favore del centralismo e delle grandi opere: oltre alla situazione tragica degli ospedali in Val di Susa e a Carmagnola, si fa in generale riferimento alla chiusura dei piccoli presidi in favore dei grandi. Una logica che, nelle parole dei relatori, ha compromesso la rete sanitaria della regione: la politica sanitaria dei grandi numeri ha finito per togliere servizi senza fornire alternativa. A tal proposito viene preso come esempio una delle eccellenze del precedente assetto sanitario piemontese, il modello domiciliare, uscito completamente distrutto dal governo di Cota.

 

Viene anche affrontato il tema del potere all'interno della sanità. Dai relatori è stato anzitutto sottolineato come questo appoggi su una cerchia molto ristretta di persone: è stato accennato non solo al processo politico, con la spartizione di fette di sanità ai vari partiti, ma anche di come la sanità del Piemonte sia stretta del pugno di una vera e propria lobby, definita spesso dai relatori come massonica.

 

Nella serata c'è spazio anche per parlare di uno dei grandi paradossi del mondo sanitario della regione: il caso dell'Ospedale Valdese. Il presidio medico era infatti finito al centro di una bufera mediatica- con tanto di campagna stampa- con i quadri ospedalieri in aperta rivolta contro il governo della Giunta Regionale, colpevole di ignorare le richieste del ospedale e del terririo in cui questo di trova. La conclusione della vicenda del Valdese, è stato esposto nella serata, ha avuto un finale tragicomico: dopo la decisione di una sua chiusura, sono arrivati i fondi richiesti dall'ospedale negli anni '90 per la ristrutturazione dell'edificio. In sostanza, in un ospedale con porte e finestre sbarrate, si possono osservare i mezzi edilizi intenti in una sua ricostruzione.

 

A margine della serata incontriamo Michele Curto, che sulla sanità ha basato un punto fondamentale del proprio programma elettorale. Così il candidato:

 

La serata di stasera è stata fondamentale perchè ha fatto emergere due cose: la crisi e la speranza. La crisi sono stati questi quattro anni infami fatti dalla giunta Cota, che non solo ha destrutturato un modello sanitario d'avanguardia, ma ha colpito sistematicamente i diritti delle persone, a partire da quelle più deboli, e i territori più fragili e periferici. Inoltre la giunta Cota ha distrutto anche gli aspetti della partecipazione civile, pensiamo al caso dell'Ospedale Valdese: ristrutturare un ospedale mentre lo si chiude dimostra il vero business che sottende alla sanità, cioè quello delle grandi opere. Per quanto riguarda la speranza: questa sera è cominciata un'alleanza politico-sociale di territori (Avigliana, Carmagnola, Chieri, Torino) e di culture politiche. Siamo tutti qua per dire che noi una sanità privata non la accettiamo, così come non accettiamo le larghe intese delle lobby fatte a spese dei cittadini. Se qualcuno pensa di costruire larghe intese in Regione in questo modo o intende privatizzare e guadagnare sulla sanità, quest'alleanza politica e sociale si farà sentire.”

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Articolo pubblicato il 22/05/2014