La disabilità è quella cosa che a qualcuno tocca e non è un regalo

San Lazzaro di Torino: ospedale di massima sicurezza, rocambolesca fuga. Arrivi e partenze consentiti solo in orari di "scivolo"

La disabilità è quella cosa che a qualcuno tocca e non è un regalo. Ci si abitua malamente a muoversi piccoli e guardati con occhio sfuggente, seduti in carrozzina: posto fisso, poltrona a vita.

La disabilità è una palestra di follia e forti emozioni, è un vedere il mondo da un'altra angolazione. Spesse volte ci si trova in situazioni grottesche, pericolose, anacronistiche. In tanti anni ne ho collezionate di comiche, di folli e tragiche. Come questa volta mai.

 

Martedì, ore 15, visita al San Lazzaro, un nome, una garanzia, chissà che non ci sia un buon uomo che mi dica: alzati e cammina! Umorismo spicciolo che finisce qua. Al San Lazzaro non c’è scivolo all'ingresso, si passa dall'accettazione. È un po' più in là.  

L'ospedale ha la sua età, muri vecchi che hanno già visto troppe lacrime, muri scomodi per la moderna società. Se non fossero troppi a rubare nelle tasche della sanità, tra me e me penso che sarebbe ora di dare un po' di lavoro. Spianare le Molinette, rifare tutto nuovo.

 

Ore 15.20. Mi visita una simpatica dottoressa, ha il cognome d’un famoso attore. Sono davvero messo male, non riesco a passare dalla carrozzina al letto e manca personale, ma c’è la mia compagna, ci dà una mano. Facciamo da soli in un locale che pare un preloculo, saranno 8 m².

Entrare con la carrozzina elettrica è un'impresa da vedere, mi destreggio, si sposta un po' di arredamento, sono dentro. Uscire in retromarcia richiede occhio nello spazio stretto. Torno in corridoio, bravo!

 

Ore 16, tempo di uscire. Non guido più la macchina, non lo posso fare, ma ho una donna abile e paziente. Mi sopporta, mi trastulla, mi accompagna. Devo andare ad Alba, ho un appuntamento, ce la possiamo fare, ma… Orrore! Dall'ospedale non esco più, l'accettazione è chiusa. Un'infermiera passa e sussurra: è da tempo che si parla di questo problema, ma quelli là non ci danno le chiavi! Sono stupefatto, chi saranno quelli là? L’infermiera è sparita, ma passa un camice gentile. Sembra si possa uscire!

 

Spiega: infilando l'ascensore, premendo -1, e passando da una porta che da solo non posso aprire, ci si trova nel cortile e da lì, salire in macchina e tornare un uomo libero, fuggire dall'oscuro labirinto, una follia per l'handicappato. Mi piazzo nel corridoio e aspetto, solo soletto.

 

La mia compagna parte in auto. Per recuperarmi deve fare il giro: via Nizza, corso Bramante, corso unità d'Italia, infilarsi nella  parallela, entrare dall'ingresso posteriore. Chiede indicazioni a un usciere che la immette nel cortile del grande ospedale. Dentro non c'è nessuno. Passa una dottoressa: scusi, dove devo andare per ritirare un disabile dal cortile, da là? Il posto è grande la dottoressa non lo sa, ma ci prova.

 

La farà girare, scendere verso la camera mortuaria… che naturalmente è  sotto, e da lì passando di lato, poi di sopra, e poi, da -2, premendo 0 di un cupo ascensore, prendendo in fondo a destra, si esce dalle catacombe e ci si ritrova chissà dove.

Nel frattempo io sono altrove, sequestrato all'interno del San Lazzaro, guardo l'orologio e aspetto la ragazza che non arriva, solo, davanti a un altro ascensore.

 

Intanto, la portinaia mi spiega che bastava chiedere a lei perché… in casi eccezionali come il mio, l'accettazione si poteva aprire e sarei potuto uscire. Non ho parole! Casi eccezionali? Cosa vuol dire? Che io sia eccezionale già lo so! Ma da un ospedale, almeno da lì, nel nome delle barriere architettoniche sempre tanto sbandierate a rate, chiunque in carrozzina, anche un bambino sopra un passeggino, dovrebbe entrare e liberamente uscire! Sono esterrefatto, nemmeno arrabbiato, di vergogne per l'intelligenza ne ho già incontrate tante. Nessuna così.

 

La mia compagna spunta da altri corridori, è confusa, trafelata, dispiaciuta, sono passati 40 minuti, salgo in macchina in un angolo adibito a discarica e poi si va. Arriverò in ritardo.

Strada facendo mi domando: scrivo due righe a Striscia la Notizia o sul giornale? La giornata è bella, c'è il sole a riscaldare l'animo quasi offeso da tanta, inammissibile, vergognosa noncuranza.

Speriamo che dopo questa storia, i 7 gradini all'ingresso vengano affiancati da uno stupido scivolo che può nascere quasi d'incanto, volendo.

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Articolo pubblicato il 19/05/2014