Renato Brunetta dialoga con Piero Fassino e Walter Passerini sul suo nuovo libro "La mia utopia" al #SalTo14

Resoconto della conferenza e la domanda di Civico20News

Le riflessioni di Renato Brunetta partono da “Moby Dick” di Herman Melville. Nella nave del capitano Achab vige un sistema che non discrimina, ma che offre a ciascun lavoratore-capitalista meritevole un salario, basato sulle competenze individuali e sui profitti, cosicché convenga a tutti che il capitale frutti il più possibile.

 

Questa “utopia”, secondo l’attuale presidente dei gruppo parlamentare di Forza Italia, non è così impossibile. Brunetta infatti cita Intesa San Paolo, dove 90000 dipendenti saranno azionisti, dopo un accordo con i sindacati; spiegando che questa è la strada giusta. Brunetta lo chiama il “Capitalismo 2.0”.

 

Al Capitalismo 2.0 esposto da Brunetta, risponde Walter Passerini, che assieme a Ignazio Marino (non il sindaco di Roma) ha pubblicato “La guerra del lavoro”. Passerini parte subito con una stilettata nei confronti di Brunetta, chiedendogli perché si sia svegliato soltanto ora. Parlando invece del tema centrale, Passerini spiega l’assurdità dei governi, che non mettono il lavoro come una priorità. Vi è una totale rassegnazione nei confronti della crisi, dove non c’è alcun sostegno al ripristino della domanda. L’Italia non sta investendo su nessun settore industriale. Se aspettiamo il neo-liberismo, il quale dice che domanda e offerta si incontreranno, non risolveremo mai il problema del lavoro. La guerra del lavoro parte dal creare occupazione, ed è a questo che devono puntare i governi. Per fare questo bisogna creare una rete dei servizi per l’impiego. Vanno fatti ripartire gli stipendi, che sono fermi da 15 anni e inoltre bisogna attivare delle attività nei giacimenti occupazionali territoriali.

Alla discussione ha partecipato anche Piero Fassino, attuale sindaco di Torino. Secondo Fassino bisogna distaccare i termini flessibilità e precarietà. Oggi, in un mondo globalizzato, non è più possibile sostenere un lavoro fisso. Per spiegare questo Fassino fa l’esempio della FIAT, che nel 1973 aveva circa 130.000 auto in magazzino, oggi ne ha 6000. Per il sindaco di Torino anche lo smartphone è un segno della flessibilità. Inoltre Fassino denuncia l’impotenza del parlamento nei confronti della realtà odierna, dove le decisioni si prendono in altre sedi.

 

Alla fine della conferenza siamo riusciti a porre una domanda a Renato Brunetta:

 

Lei parlava di ricreare lavoro, quali sono secondo lei le opere che possono far crescere il nostro paese?

 

Di seguito la risposta di Renato Brunetta:

 

Un settore fondamentale è quello della manutenzione. Basti pensare alle scuole, alle strade e agli edifici pubblici, dove la manutenzione darebbe un incentivo di attivazione, ovvero più alta intensità di lavoro. Oltre a creare lavoro, questo settore può migliorare la vita delle persone che vivono in quelle scuole, strade e edifici pubblici. Una scuola che non cade a pezzi, dove tutto funziona è una scuola dove si studia meglio.

 

Concludiamo con una riflessione. Brunetta è stato ministro della pubblica amministrazione nel precedente governo Berlusconi. Queste affermazioni, certamente condivisibili, non sono però state messe in pratica durante il passaggio di Brunetta al governo. Anzi, al contrario, il governo Berlusconi con la riforma Gelmini, ha tagliato i fondi alle scuole mettendole in uno stato di ulteriore difficoltà.


Smetterà mai la politica italiana di vivere di parole per lasciare spazio ai fatti?  

 

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Articolo pubblicato il 15/05/2014