L'Euro, capro espiatorio di tutto

A meno di due settimane della votazioni europee, le posizioni tra europeisti e non si fanno sempre più marcate

Qualche settimana fa mi è capitato di assistere alla presentazione del saggio "Europa o no" del noto economista Zingales, durante la quale lo stesso autore, come già altri hanno fatto in passato, ha evidenziato come i problemi dell'Europa e dell'Italia vadano ben al di là dell'esistenza della moneta unica.

Dopo l'arrivo dell'Euro, abbiamo assistito, soprattutto nei Pesi affacciati sul Mediterraneo, a un aumento dei prezzi, alla crisi dell'occupazione, alla chiusura di molte piccole e medie imprese e a un clima generale di crisi che ha aumentato la forbice sociale in Italia.

Coincidendo tutto ciò con la nascita della moneta unica, essa è divenuta velocemente il capro espiatorio di tutti i problemi europei e nostrani.

Tuttavia, come ha giustamente fatto notare Zingales, la faccenda è molto più complessa e i problemi del nostro Paese vanno ricercati nel  declino produttivo e occupazionale verificatosi negli ultimi quindici anni con i livelli più bassi tra gli Stati come il nostro.

E' abbastanza facile notare come il mancato innalzamento della produttività penalizzato in parte al poco sviluppo dell'informatizzazione e del'evoluzione tecnologica, l'aumento dei prezzi dovuto a un mancato o quanto meno inadeguato controllo della conversione e dell'arrotondamento dei prezzi al consumo con il passaggio all'euro, la poca pianificazione con cui sono stati spesi solo in parte i fondi europei, la lentezza dei procedimenti civili, l'eccessiva tassazione, il mancato snellimento della burocrazia, la corruzione, gli alti costi della politica, l'arretratezza del meridione, la scarsa pianificazione dell'adeguamento infrastrutturale e molto altro hanno determinato quell'arretramento che nulla a che vedere con la nuova moneta.

Caso mai si potrebbe solo rilevare quanto, in un periodo di stagnazione dovuto a quanto scritto sopra, l'arrivo di una moneta comune, che, a differenza della Lira, non può contare sul "trucco" della svalutazione che abbiamo adottato spesso in passato, non ha fatto che evidenziare una volta di più i problemi strutturali del nostro Paese, problemi che si sarebbero dovuti e potuti risolvere attraverso pesanti riforme già anni orsono.

Proviamo, dunque, a evidenziare alcune mancanze endemiche che poco hanno a che fare con la moneta unica, ma che hanno determinato un rallentamento della nostra economia.

Da almeno dieci/quindici anni, l'innovazione risulta essere determinante per l'aumento della produttività, in un mondo come quello occidentale in cui il costo del lavoro è già abbastanza alto rispetto ai Paesi del BRICS, ragion per cui per aumentare la produttività è quanto mai necessario investire sulla tecnologia.

L'Italia, in quanto a investimenti tecnologici, aziende ICT, start-up, fibra ottica, poco ha fatto rispetto agli altri Paesi avanzati come il nostro. Il fatto che si sia informatizzato molto meno rispetto agli altri, ha comportato un rallentamento della produttività, un rallentamento nelle attività della pubblica amministrazione e talvolta un minore contrasto all'evasione fiscale, dal momento che tutto ciò che viene tracciato informaticamente è più difficile da eludere.

Il costo dell'energia, la lentezza della giustizia civile e le alte imposte sulle imprese hanno poi determinato la chiusura di aziende e la poca disponibilità da parte di imprese straniere a venire a investire nel nostro Paese.

Per non parlare poi della politica che vede un numero di amministrazioni provinciali, enti locali e di parlamentari eccessivo su cui soltanto da poco si pensa di mettere mano.

Infine c'è anche il problema della banche che da un lato troppo spesso ridepositano sui conti della BCE gli stessi liquidi che da essa ottengono per guadagnare sugli interessi e che invece dovrebbero servire per il credito alle imprese e ai cittadini, e dall'altro sono talvolta banche popolari, così radicate sul territorio che spesso continuano a finanziare e sostenere le imprese già esistenti e poco fanno per le nuove start-up che dovrebbero nascere.

Dal canto suo, l'Unione Europea così come è concepita non può andar bene, a iniziare da una politica internazionale titubante (si veda il caso dell'Ucraina), passando per una BCE che non può dare soldi ai governi ma solo alle banche e per terminare con un Presidente della Commissione che non è il leader della coalizione vincitrice delle elezioni ma viene indicato a porte chiuse dal Consiglio Europeo.

Molte cose, dunque, debbono essere ripensate sia a livello europeo che italiano, ma la maggior parte di esse poco hanno a che vedere con la moneta unica, se non per il fatto, giustamente, che essa, sin dalla sua nascita, è stata sempre un po' troppo pesante nel cambio rispetto al dollaro, ma non per questo può diventare il capro espiatorio dei molti problemi strutturali e non che l'Italia ha da decenni.




Marco Pinzuti


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Articolo pubblicato il 14/05/2014