BENTORNATO COMPAGNO G!

Le amicizie e gli intrighi di un personaggio discusso

In un’Italia disastrata l’EXPO 2015 di Milano, la cui realizzazione comporta investimenti pubblici per 11 miliardi, nonostante la partenza zoppicante del 2008, i ripetuti cambi al vertice ed i cronici ritardi nella realizzazione delle opere, poteva rappresentare forse l’unica occasione di ripresa e di creazione di un vetrina innovativa ed esportabile del Paese dinanzi al mondo che corre molto più di noi.

L’8 maggio sono stati arrestati sette personaggi di cui quattro piazzati ai vertici della struttura e nel mondo degli affari. Angelo Paris, direttore generale delle Pianificazioni e degli Acquisiti di EXPO 2015, Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, già in carcere da un mese per gli appalti della Regione, il mediatore Sergio Cattaneo e l’imprenditore Enrico Maltauro uno dei principali finanziatori della squadra. Sono accusati di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

E’ sconcertante la spregiudicatezza di un clan affaristico -malavitoso con forti legami politici che sfidando i controlli di legalità previsti per una manifestazione così importante, è riuscito ad incassare una tangente di 6oo mila euro per l’appalto per la costruzione di depositi di stoccaggio di materiali radioattivi .Ciò significa che la lottizzazione resiste nel tempo, nonostante il declassamento di un sistema politico moribondo. Il loro obiettivo era pretendere una fetta di 98 milioni di euro per conquistare gli appalti di Sogin, il colosso statale controllato dal ministero delle Finanze che si occupa della gestione delle scorie nucleari e dei rifiuti tossici degli ospedali di tutt’Italia.

Ma, ad alimentare gli appetiti degli amministratori di EXPO 2015,(va precisato che il commissario del Governo Giuseppe Sala, è del tutto estraneo alla vicenda) erano altri tre personaggi, l’ex parlamentare di Forza Italia Luigi Grillo, Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, tutti arrestati. Già appartenenti ai bassifondi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista italiano, i due partiti di massa che, sotto i colpi di mani pulite, contribuirono all’affossamento della prima repubblica. Perfino Antonio Di Pietro, ascoltando la notizia si è detto stupito che questi due fossero “ancora in giro a far danni”.

Primo Greganti è il più problematico, in quando è ancora ben inserito nell’apparato politico amministrativo ed in grado di condizionare le nomine pubbliche, spianando il percorso a manager asserviti e correi. Nato da una famiglia di contadini il 4 febbraio del 1944 a Jesi, in provincia di Ancona, all’età di 14 anni emigra a Torino. Viene assunto alla FIAT come operaio e poi si mette in proprio costituendo una società di servizi industriali e impiantistici. Iscritto fin da giovanissimo al Partito Comunista Italiano vi ha ricoperto vari incarichi, da membro della segreteria della Federazione di Torino a collaboratore dell’amministratore della Direzione Nazionale del PCI. Nel 1991, allo scioglimento del partito, decise di seguire la linea disegnata da Achille Occhetto e, aderendo al PDS divenne uno dei personaggi autorevoli del partito a livello nazionale.

Continuò a mantenere i rapporti con i vecchi compagni torinesi e, in particolare con qualcuno che come lui fu condannato per gli episodi di tangentopoli. Il suo nome è appunto ricordato nell’inchiesta Mani Pulite. Arrestato nel 1993, dopo che l’imprenditore Lorenzo Panzavolta, che curava i rapporti della Ferruzzi di Raoul Gardini con i partiti, aveva raccontato ai magistrati di Milano di essere stato contattato da lui quando la società cercava di ottenere l’appalto per la desolforazione delle centrali dell’Enel previo il pagamento di una tangente da 1 miliardo 246 milioni di lire. Durante gli interrogatori dei magistrati, Greganti continuò a dichiarare la sua innocenza e non confessò nulla; l’atteggiamento venne apprezzato dai compagni di partito che durante il congresso gli riservarono una lunga ovazione.

I giornali dell’epoca lo chiamarono il compagno G e lo dipinsero come il perfetto comunista che non molla mai. Nel 1995, Giuliano Peruzzi, consulente della Lega delle cooperative fino al 1992, dichiarò al procuratore veneziano Carlo Nordio: ”Greganti era notoriamente il cassiere del PCI-PDS incaricato di raccogliere i finanziamenti illeciti provenienti dalle fonti più svariate.  Essenzialmente fondi neri costituiti da cooperative o mazzette provenienti dagli imprenditori. Pagato Greganti, tutti sapevano che il consenso del PCI era un fatto acquisito, pertanto gli appalti nazionali sia le esportazioni verso l’Est avevano il beneplacito di questo partito politico”.

Greganti venne poi condannato a 3 anni e 7 mesi per finanziamento illecito del suo partito, pena poi patteggiata a 3 anni e confermata dalla Corte di Cassazione nel 2002. L’arresto di Greganti certifica la conferma che una parte considerevole della sinistra italiana persiste nell’organizzarsi come sistema di relazioni improprie fra politica e affari.

Secondo i magistrati milanesi vi sarebbero prove inconfutabili sul suo ruolo nella spartizione illegale degli appalti pubblici legati all’Expo e in altri grandi investimenti in campo sanitario, in combutta con Gianstefano Frigerio e Luigi Grillo due arnesi scudocrociati, anche loro espressione perversa di una gestione spartitoria del potere.

C’è una continuità con il sistema Penati? Non dobbiamo scordare che uomini legati a Filippo Penati sono stati promossi nei Governi di Letta e di Renzi. Anche recenti nomine nel cda di aziende pubbliche confermano che la lottizzazione imperversa. Questa è l’etica pubblica di un partito di sinistra che, a parole dichiara di contribuire al risanamento dell’economia ed alla tutela delle Istituzioni e, stante ad ulteriori indiscrezioni filtrate sui giornali, lo scandalo avrebbe dimensioni ben maggiori.

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Articolo pubblicato il 13/05/2014