Nell'Opera del Beato Timoteo Giaccardo

La traslazione da Roma ad Alba del primo sacerdote Paolino

“Bentornato Pinotu !” Con queste parole gli abitanti di Narzole, comune piemontese situato là dove la provincia di Cuneo va ad incontrare la Langa albese, hanno accolto il 29 marzo le spoglie del loro concittadino, il Beato Giaccardo fino ad ora conservate a Roma. Una lunga “visita” si potrebbe definire quella che don Timoteo, questo il nome che sostituisce Giuseppe in onore del fedele discepolo di san Paolo, ha compiuto alla Parrocchia di san Bernardo e che si è protratta fino al 3 maggio, prima di riprendere il cammino verso la tumulazione definitiva in Alba.

 Nato nel 1896, egli spese tutta la sua vita sacerdotale per la diffusione del vangelo tramite la buona stampa, nei primi difficili decenni del ‘900. Erano gli anni in cui Don Alberione, coniugando lo spirito e il programma di san Paolo, considerato con le sue Lettere il primo grande comunicatore sociale, fondava in Alba quella famiglia Paolina che dai cinque membri iniziali si sarebbe presto estesa  in tutto il mondo. Conosciutolo, il giovane Giaccardo ne era presto diventato obbediente discepolo e collaboratore.

Iscritto all’albo professionale dei giornalisti nell’elenco dei pubblicisti, sarà direttore del settimanale diocesano Gazzetta d’Alba, curando negli anni la pubblicazione di bollettini e periodici e dando poi vita tra gli altri alla Voce di Roma, ai notiziari di Rieti e Volterra, e successivamente a Il Giornalino  dedicato ai ragazzi. Don Timoteo era profondamente convinto che un buon giornalista possa salvare molte anime e l’uso consapevole e appropriato dei nuovi canali di apostolato che proponeva rappresenta un messaggio tuttora validissimo che dalla carta stampata si estende oggi ai diversi campi radiotelevisivi e soprattutto alle molteplici potenzialità della rete e dei social network.

 Aperta nel ’26 una piccola tipografia a Roma come prima emanazione della Pia Società san Paolo , rientrò poi ad Alba come superiore della casa madre e tornò nuovamente nella capitale quale vicario generale; nel ’48 fu colpito da leucemia fulminante, un sacrificio “offerto” e “accolto” per il difficile iter d’approvazione giuridica della Congregazione Paolina delle Pie Devote del Divin Maestro, iter che si compì proprio poco prima che ne sopraggiungesse la morte. Nel ’54, in Giappone, una guarigione miracolosa viene attribuita alla sua intercessione. Per la sua instancabile operosità, per aver saputo così appieno rappresentare gli ideali di Alberione, per le sue doti umane e soprattutto  le sue virtù spirituali, Giovanni Paolo II ne ha voluto la beatificazione nel 1989.  

E a Narzole l’accoglienza per il suo ritorno da Beato è stata festosa e corale: accanto ai momenti spiritualmente più intensi che hanno accompagnato il periodo pasquale e che hanno visto coinvolti anche i più anziani che  conservano ancora un ricordo diretto delle sue omelie, spettacoli teatrali e conferenze hanno voluto mettere in evidenza lo stretto rapporto dei nuovi media con la comunicazione del messaggio cattolico. Alla casa Balocco, antistante la chiesa, la mostra “E’ passato tra noi un santo!” ha illustrato le tappe salienti della vita di don Timoteo, in attesa forse di un progetto museale stabile magari presso la casa natia nella cascina Battaglione. Mentre in Alba si definiva per il 5 maggio il programma dell’ingresso solenne nel tempio di San Paolo, con la processione dal duomo per le vie del centro e la definitiva collocazione nella Cappella del Sacro Cuore.

                                                                                                           Ada Corneri

 

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Articolo pubblicato il 09/05/2014