Chi è Martin Schultz
Martin Schultz

Nominato “candidato designato” dal partito dei socialisti europei (PSE) alla presidenza della commissione europea

 Martin Schultz è nato in Germania nel 1955. E’ un politico tedesco e la sua carriera si è svolta per anni all’interno del Partito Socialdemocratico Tedesco al quale è iscritto dal 1974. E’ un ex calciatore come Olli Rhen, e dopo un incidente che ne bloccò la carriera, divenne per qualche tempo alcoolista. Il suo titolo di studio è il Diploma di ginnasio superiore, la sua professione quella di libraio. La sua carriera politica ebbe una svolta quando fu eletto deputato al parlamento europeo, nel quale si distinse soltanto per il suo assenteismo. Solo in anni più recenti, dopo avere frequentato con più assiduità l’europarlamento, il 17 gennaio 2012, grazie all’appoggio della Merkel, è stato eletto presidente dell’assemblea con 387 voti su 670.

 Martin Schultz non si distingue per un aspetto gradevole e rassicurante. La sua corporatura è massiccia ed il suo volto, incorniciato da una barbetta ispida ed a punta, non riesce, anche quando sorride per scopi elettorali, a trasmettere simpatia.

  

E’ un uomo intollerante ed aggressivo, facile all’insulto nei confronti degli avversari politici, anche se forse vi è qualche esagerazione nella definizione che Jean Marie Le Pen ha dato di lui: “è un signore che ha l’aspetto di Lenin e parla come Hitler”. Anche con Silvio Berlusconi, che nel 2003 era presidente di turno dell’unione europea, ebbe un violento scontro verbale, e fu in quell’occasione che il Presidente del Consiglio italiano gli rivolse la frase seguente: “signor  Schultz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti, lei sarebbe perfetto per il ruolo di Kapò”. Ed in effetti Martin Schulz “le phyfisique du role” del kapò ce l’ha davvero.

   

 Altri scontri da ricordare, Martin Schultz li ebbe con l’eurodeputato britannico Bloom, che gli gridò in piena assemblea “ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer”. E poi con Nigel Farage, con Daniel Cohn-Bendit e con molti altri deputati ed opinionisti. Dopo un suo discorso alla Knesset, che è il parlamento di Israele, Uri Orback, ministro dell’Economia di quel paese ha affermato che “E’ insopportabile sentir pronunciare menzogne alla Knesset e per giunta in tedesco.”

  

 Ora, nonostante le sue evidenti lacune in campo diplomatico ed anche democratico, Martin Schulz, è stato nominato “candidato designato” dal partito dei socialisti europei (PSE) alla presidenza della commissione europea. Lo spingono, come sempre uber alles, la sua Germania con l’amica Angela Merkel ed i consoci del Club Bilderberg (di cui in passato abbiamo già scritto ampiamente su questo giornale). Anche se il prestigio internazionale di questa e di altre organizzazioni consimili si è molto annebbiato dopo la sventurata esperienza di un loro uomo di punta, il bocconiano Mario Monti, imposto al governo del nostro paese.

  

 In Italia Martin Schultz sa che può contare non solo sull’appoggio di tutte le sinistre, comuniste, ex comuniste e post comuniste, nascoste sotto sigle diverse, ma anche sulla solidarietà di buona parte degli opinionisti della trimurti giornalistica confindustriale (Corriere, Repubblica, La Stampa). Sono per lui inoltre, piccole formazioni insetto, come quella di “rieccolo” Tabacci, quella di Mauro, quella del professore della Bocconi e quella dell’ectoplasma che, in carenza di idee e di programmi, prende il nome da un politicante greco che si chiama Tsipras. Anche se meno concordi tra loro, in vista delle elezioni, in molti argomenti. Tra questi la fiducia nel dio euro e l’obbedienza, pronta, cieca ed assoluta, ai diktat della Merkel ed ai compiti che lei distribuisce ai paesi dell’eurozona.

   

 Qualora Schultz venisse eletto, il cappio, per ora solo nel settore dell’economia, che la Germania di Angela Merkel ha fatto indossare al collo dei paesi del sud Europa come l’Italia, si restringerà ulteriormente. Inoltre i reticolati legislativi che i paesi del nord hanno già steso, specie nel settore dell’immigrazione, sui loro confini con i paesi dell’eurozona mediterranea, diventeranno sempre meno valicabili.

    

 Vista poi la reazione suscitata da una semplice accenno alla realtà dei lager tedeschi, è legittimo chiedersi se in avvenire, dopo un’eventuale successo elettorale  dello Schultz, sarà ancora possibile a noi italiani ricordare le Fosse Ardeatine e le altre stragi che hanno insanguinato l’Italia,  durante il periodo dell’occupazione nazista.

      

Ed ai successori di Napolitano forse sarà ancora permesso di celebrare la liberazione, ma, per correttezza politica, non dovranno fare menzione da chi, con l’aiuto determinante degli eserciti alleati, l’Italia è stata liberata.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 09/05/2014