1° Maggio - Festa dei lavoratori

Una ricorrenza sottotono a causa del persistente momento di crisi

Parlare, oggi, della festa dei lavoratori, di domani, non è impresa facile anche perchè si rischia di ricadere nei soliti luoghi comuni, nelle lunghe ed estenuanti statistiche, oggi chiamate report, che non risolvono il problema anzi inaspriscono ancor più gli animi di coloro che sono rimasti senza lavoro o temono che ciò si possa verificare.

Già, perchè purtroppo il momento negativo che la nazione sta attraversando pare non trovare una significativa inversione di tendenza se si fanno escluse alcune rarissime situazioni.

Ed allora mi riesce difficile trovare le parole che vorrei poter pronunciare; e non desidero nemmeno fare una qualsiasi analisi tesa ad individuare le cause di tutto ciò per non cadere nel qualunquismo che non porta da nessuna parte.

Ciò che tuttavia è mia intenzione sottolineare è l'atteggiamento remissivo di alcuni e quello troppo superficiale di altri; il problema è che gli altri sono coloro i quali decidono la sorte di alcuni che sono ormai diventati troppi.

Il lavoro è il primo punto all'ordine del giorno di un qualsiasi governo: attorno alla serenità del popolo, che ha diritto a ciò che produce la dignità di esistere, gravita tutto il resto per cui è inutile concentrare le proprie forze, e mi riferisco ai governanti, per risolvere situazioni di secondo piano che fanno tuttavia più notizia per la risonanza mediatica che producono.

Le soluzioni si possono trovare: basta avere il coraggio e la volontà di metterle in atto senza il timore di perdere i consensi di parte, quelli stessi che hanno messo nelle condizioni di decidere le sorti altrui.

E' ora di dare un taglio netto ai tortuosi percorsi burocratici che tolgono il potere decisionale anche a chi, armato di buone intenzioni, si trova a dover superare ostacoli che appartengono ad una obsoleta visione della vita, intesa in ogni suo aspetto.

La semplificazione non fa ancora parte del dizionario politico/strategico per cui si continua a rimandare, a emendare e a ridiscutere perchè ognuno vuole "piantare la sua bandierina" a conferma dell'impegno profuso alla ricerca del meglio, troppo spesso per se stesso piuttosto che per gli altri.

Auguro comunque a tutti i lavoratori di trascorere la loro festa nelle maniera più serena lontano da quelle forme di protesta dietro cui si nasconde la violenza gratutita messa in atto da chi non ha nulla a che vedere con le cause sacrosante di chi è privato del sacrosanto diritto al lavoro.

Buon 1° maggio, di tutto cuore.

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Articolo pubblicato il 30/04/2014