Compagnia Teatrale “La Piazzetta” di Torino

Intervista alle compagnie amatoriali di teatro in piemontese

Parliamo con Francesco Falchero, responsabile e regista della Compagnia Teatrale “La Piazzetta” di Torino.

 

Ci raccontate la storia della vostra Compagnia, i riconoscimenti ottenuti e le altre cose che ritenete significative?

 

Nel 2001, dopo essere stata restaurata, è stata inaugurata la Sala Murialdo, uno spazio della parrocchia Nostra Signora della Salute. Alcuni mesi dopo è nata l’Associazione Arti Varie Murialdo con l’ intento di gestire le attività teatrali.

Nel 2002, su mia iniziativa, è stato proposto di formare una compagnia teatrale composta da parrocchiani; a rispondere alla mia proposta è stato un gruppo di genitori, amici tra di loro e uniti dal fatto che i loro figli erano stati nel gruppo scout della parrocchia.

All’inizio, non conoscendo a fondo le risorse che avevo a disposizione, anziché puntare subito su una commedia abbiamo scelto di fare un varietà con scenette comiche, senza escludere nessuno di quelli che avevano dato la loro adesione.

Dopo questa recita, molto apprezzata dal pubblico, abbiamo incominciato a formare la compagnia teatrale, scegliendo tra il folto gruppo che aveva partecipato allo spettacolo di varietà.

Ad ottobre 2003 la compagnia era formata e prendeva il nome “La Piazzetta” derivante dal fatto che la nostra Sala Murialdo, è situata in piazza Chiesa della Salute.

La nostra compagnia è inserita nell’Associazione Arti Varie Murialdo.

Naturalmente, come capita in tante altre compagnie, in questi anni trascorsi a recitare c’è stato un ricambio parziale nell’ambito del gruppo.

 

Quale è il vostro repertorio?

 

Il nostro repertorio è orientato sulla comicità, il nostro obiettivo è far ridere e divertire il pubblico.

Come compagnia abbiamo questo motto: “Non si smette di ridere quando si invecchia, ma si invecchia quando si smette di ridere”.

Agli inizi avevamo cominciato con testi in italiano ma ultimamente siamo passati al teatro in piemontese, perché ci siamo resi conto che in molti teatri della provincia di Torino si predilige il teatro in lingua locale.

 

Quale è il vostro pubblico?

 

Il nostro pubblico, come penso quello del teatro piemontese in generale, è per la maggior parte composto da persone di età superiore ai 60 anni.

Quando noi recitiamo, se possiamo, lo facciamo sempre alla domenica, alle ore 16.00, proprio per agevolare le persone anziane che di sera non si muovono volentieri

 

Come vedete lo “stato di salute” del teatro in piemontese?

 

La nostra esperienza nel teatro piemontese amatoriale è di solo due anni circa, ma in questo breve tempo ho riscontrato la difficoltà di potersi inserire nelle varie rassegne che vengono fatte nella provincia di Torino.

Ho l’impressione che il circolo sia chiuso e che partecipino sempre le solite compagnie e non ci siano aperture per l’inserimento di nuovi gruppi.

Per quanto riguarda il teatro piemontese in generale, mi spiace che ormai non ci siano compagnie professionali che portano sui palcoscenici testi piemontesi; recentemente ho visto al teatro Alfieri la commedia con Margherita Fumero e Franco Neri, ma era parlata più in italiano che in piemontese.

Macario, Campanini, Farassino non hanno prodotto eredi nel campo dello spettacolo, ci salviamo un po’ con il duo Marco e Mauro che però fanno cabaret.

 

Quale “piemontese” utilizzate?

 

Il piemontese da noi utilizzato è misto, metà torinese e metà italiano, perché non tutti i componenti della compagnia parlano il piemontese; c’è il vantaggio che anche chi non parla il piemontese, venendo a teatro a vedere le nostre recite riesce a comprendere quanto viene detto.

In questo momento stiamo portando in giro la commedia “ Monsù Pingon e l’eredità al moment bon”, adattamento della commedia “L’eredità ‘d monsù Pingon” di Eugenio Testa.

 

Cosa volete dire in conclusione a chi non conosce il teatro in piemontese?

 

Mi viene in mente di consigliare come lettura il libro “Storia del teatro piemontese” di Seren Gay, che è scritto in italiano e quindi accessibile a tutti.

Inoltre potrebbe essere utile, per le persone interessate. frequentare dei corsi sulla lingua piemontese presso una delle varie associazioni piemontesi che abbiamo a Torino, o partecipare a lezioni presso l’Università della Terza Età.

E come ultimo, suggerisco di seguire il teatro amatoriale piemontese, che può essere utile per avere dimestichezza con la nostra lingua.

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Articolo pubblicato il 29/04/2014