Teatri, attori e commedie nella Torino del 1700

Rievocati a Palazzo Cisterna dal gruppo storico “Carignano”

La visita guidata mensile a Palazzo Cisterna, sede della Provincia di Torino, svolta sabato 12 aprile si è conclusa con l’animazione del gruppo storico “Carignano” di Buttigliera Alta che ha intrattenuto i visitatori sul tema “Teatri, attori e commedie nella Torino del 1700”.

 

L’argomento ci è apparso intrigante e degno di nota e ne parliamo ai Lettori di “Civico 20 News”, grazie agli appunti che l’amico Enrico Sanna, Presidente del gruppo “Carignano”, ci ha gentilmente fornito.

 

Il teatro italiano, alla fine del 500, attraversa un’epoca di grande felicità creativa per l’estro inventivo degli attori e la genialità di architetti e scenografi, che in seguito alimenterà la drammaturgia, la recitazione e tutta l’arte teatrale dei maggiori paesi europei.

 

Emanuele Thesauro (1592-1675), nobile piemontese entrato ventenne nella Compagnia di Gesù, è autore di tragedie teatrali. Ma, a causa di dissensi con i suoi superiori, lascia la Compagnia e diventa precettore del futuro Vittorio Amedeo II e diplomatico. Alla corte sabauda, la sua attività di studioso erudito e poligrafo trova ampi spazi per rivelarne il talento di organizzatore di feste e spettacoli.

 

Nel primo quindicennio del 700, contrassegnato da studi teorici, proposte drammaturgiche, sperimentazioni e successi interpretativi, scrittori di notevole personalità di diverse regioni d’Italia, stimolati dalla rinascita della nostra tragedia poetica, danno il loro contributo alla crescita di una  produzione tragica che, dopo la metà del secolo, raggiunge risultati significativi a livello europeo. In questo momento di passaggio si segnalano la scuola toscana, la scuola napoletana, la scuola romana. Ma è soprattutto nell’area bolognese e veneta dove grazie alla collaborazione tra uomini di lettere ed attori colti si determina l’esigenza di riformare il teatro sia comico sia tragico.

 

Il concetto di teatro di corte per aristocratici e letterati decade con l’affermarsi di un nuovo pubblico. Nasce la commedia borghese di Goldoni e si costruiscono nuovi edifici teatrali. Anche l’architettura teatrale va incontro a importanti trasformazioni: si passa al modello all’italiana, sostituendo le gradinate con i palchetti, necessari con l’apertura al pubblico pagante per evitare la mescolanza delle diverse classi sociali.

 

Il messinese Filippo Juvarra, formatosi a Roma, alla scuola del Fontana dal 1707 al 1712 vi opera con successo costruendo il teatrino del cardinal Ottoboni. Dal 1714 Juvarra, entrato a servizio di Vittorio Amedeo II di Savoia, lavora a Torino come allestitore di apparati per feste e cerimonie, progetta il grande Teatro Regio, è regista e inventore delle scenografie realizzate per celebrare il primo dei tre matrimoni di Carlo Emanuele III. Con apparati effimeri, Juvarra interviene sugli edifici delle principali vie e piazze della città (contrada di Po, piazza Castello, via Nuova - oggi via Roma - e piazza San Carlo) e realizza l’illuminazione più spettacolare che mai abbia rischiarato le notti di festa dei torinesi.

 

Il Teatro Regio è costruito tra il 1738 ed il 1740 da Benedetto Alfieri, in sostituzione di un’antica sala di spettacolo esistente nel palazzo. La sala ha 156 palchi distribuiti su 6 ordini ed è capace di 1500 spettatori. Sul suo palcoscenico si possono muovere 40 uomini a cavallo. I visitatori stranieri lo definiscono il più notevole d’Italia ma rilevano, con stupore, l’abitudine degli spettatori piemontesi di conversare nei palchi, mangiare, bere e fare chiasso durante la rappresentazione delle opere teatrali.

 

Il Teatro Carignano all’inizio del 700 è conosciuto come “Trincotto rosso” (trincòt  è la pallacorda) ed è usato occasionalmente da compagnie teatrali di passaggio a Torino. Nel 1703 viene acquistato da Emanuele Filiberto di Carignano che lo ristruttura. In seguito ad un incendio viene poi nuovamente ricostruito. Accoglie commedie e spettacoli minori, anche esibizioni di giocolieri, ed acrobati. Nel 1727, per volere di Vittorio Amedeo II, si costituisce la Società dei Nobili Cavalieri, direttori delle regie opere e di ogni spettacolo della città, che è attiva sino al 1798.

 

Il Teatro Carignano è sede dell’opera buffa, in contrapposizione al Teatro Regio che è invece sede del melodramma serio. Nel 1775, però, si rappresenta al Carignano la prima di Cleopatra (poi Antonio e Cleopatra) di Vittorio  Alfieri.

 

Il 700 è prodigo di tragedie per l’influenza francese di Corneille e Racine. I commediografi  riprendono temi di argomento greco, latino, ebraico, orientale, cercando di imitare i francesi.

 

Vittorio Alfieri si pone in questa corrente e si propone di realizzare quel teatro tragico nazionale, che ad altri poeti prima di lui non era riuscito.

Alfieri considera il teatro come un mezzo di educazione civile e politica e l’artista come il sacerdote dell’umanità. È spinto alla tragedia dalla sua indole  conflittuale, dalla sua concezione eroica e pessimistica della vita, dall’avversione verso ogni forma di tirannide. Alfieri è convinto che la morte dell’eroe possa essere l’unica conclusione delle sue opere.

 

Il gruppo “Carignano” ha poi messo in scena un breve recitato, liberamente tratto dal romanzo “Le relazioni pericolose” di Choderlos de Laclos (1782).


La prossima visita a Palazzo Cisterna è prevista per sabato 10 maggio, con l’animazione del Gruppo storico “La Corte di Venaria Reale – 1700”.

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Articolo pubblicato il 24/04/2014