TUTTI UNITI PER NINO DI MATTEO

Le Agende Rosse chiedono il bomb jammer per il magistrato

Tutti uniti per Nino Di Matteo. Questo lo slogan scelto dalle Agende Rosse per il sit-in di protesta che ha coinvolto diverse città in tutta Italia il 3 aprile 2014. Parole che in realtà non sono solo uno slogan ma una chiara presa di posizione da parte dei cittadini che si schierano al fianco di Salvatore Borsellino in difesa del magistrato Antonino Di Matteo. Il procuratore palermitano qualche mese fa ha ricevuto minacce di morte scoperte tramite un’intercettazione telefonica su Totò Riina, che più che minacce rappresentano una condanna a morte, come disse Marco Travaglio ad una conferenza a gennaio a Torino.


La manifestazione di protesta è stata lanciata con un post intitolato “Le parole non servono” scritto da Salvatore Borsellino in cui denuncia il Ministro dell’Interno Angelino Alfano che, dopo aver assicurato a dicembre 2013 che avrebbe dotato la scorta del magistrato di nuove tecnologie, non ha poi mantenuto le promesse fatte. Le tecnologie citate sono in realtà riconducibili alla richiesta da parte di Borsellino di fornire a Di Matteo il cosiddetto bomb jammer, un dispositivo elettronico che emette onde radio in grado di impedire l’uso di telecomandi e altri apparecchi adoperati per innescare cariche esplosive.


Nella conferenza stampa del 3 dicembre 2013 Alfano affermava che il dispositivo sarebbe stato messo a disposizione della scorta subito, ma al termine della riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Borsellino apprese che quelle affermazioni erano be lontane dalla verità. Erano stati infatti disposti degli accertamenti per verificare eventuali danni che il dispositivo avrebbe arrecato ai portatori di pace-maker e alle donne in gravidanza tramite l’emissione di onde radio. Impatti sulla salute pubblica di cui, spiega Borsellino, “non si è mai sentito parlare in merito all’utilizzo del bomb jammer per le personalità pubbliche recatesi a Roma. In quei casi il dispositivo aveva un raggio d’azione di 300 metri, e nessuno si è preoccupato di avvisare donne in gravidanza o portatori di pace-maker dicendo loro di tenersi a distanza dal percorso riservato ai Capi di Stato”.

Qualche settimana fa il prefetto di Palermo ha affermato che è stata potenziata la scorta di Di Matteo, ma che per motivi di salute pubblica non è stato fornito il bomb jammer. “Queste parole non ci bastano, non ci servono. Noi vogliamo e pretendiamo i fatti, e i fatti non sono il potenziamento della scorta con la conseguente morte di 20 persone anziché 10 in caso di attacco, ma la dotazione di un apparecchio adeguato alla prevenzione dell’ennesima strage. Il bomb jammer deve essere dato prima, non dopo un possibile attentato” dice Borsellino annunciando i sit.in davanti alle prefetture delle province italiane.


E conclude dicendo: “Dopo la pubblicazione di questo post (quello in cui lancia i presidi alle prefetture, nda) ho ricevuto una telefonata dal prefetto di Palermo: mi comunicava ce il Ministro Alfano si è dichiarato disponibile ad incontrarmi. Io mi sono dichiarato non disponibile. Le parole non servono, servono i fatti, e i fatti sono l’immediata fornitura del bomb jammer alla scorta di Di Matteo, nient’altro”.

Sull’onda di queste parole del leader delle Agende Rosse giovedì 3 aprile i cittadini “uniti per Nino Di Matteo” hanno presidiato le prefetture e distribuito volantini, speranzosi del fatto che le loro richieste vengano ascoltate e che l’incolumità del magistrato venga preservata.


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Articolo pubblicato il 09/04/2014