L'avventura in Europa del giovane Matteo
Foto di repertorio

Il Calandrino di Firenze

Dopo avere marciato impettito, con il cappotto male abbottonato, sul tappeto rosso, a fianco della Merkel, Matteo Renzi ha dovuto sottoporsi al severo esame di van Rampuy e Barroso. Prima di partire per Bruxelles aveva dichiarato che il famoso parametro del tre per cento era anacronistico e superato e che pertanto poteva essere sforato. Ma davanti agli esaminatori europei, intimidito, si è rifugiato nel classico ”contrordine compagni” di guareschiana memoria ed ha cambiato versione. L’Italia, ha dichiarato, rispetterà gli impegni e non sforerà  il limite del tre per cento. Per di più, i compiti che l’Europa ci prescrive li faremo “non perché ce li impone l’Europa, ma perché servono agli italiani”. Neanche un’ombra di orgoglio nazionale, ma il gioco delle tre carte per nascondere un’obbedienza pronta ed assoluta. Solo nei prossimi anni, dopo i compiti, ha affermato il buon Matteo, potremo permetterci, di chiedere la concessione di agevolazioni che diano respiro al nostro paese. Ma prima di tutto dobbiamo fare i compiti. 

Ha gettato così nello sconforto, la Trimurti giornalistica nazionale (La Stampa, Repubblica, il Corriere), che da sempre annuncia con squilli di tromba ogni arrivo a Bruxelles di un nuovo  premier italico (tre in due anni) e pronostica ogni volta risultati decisivi. E’ avvenuto in passato con  il bocconiano Mario Monti e con il suo successore #Lettastaisereno, eletti, dagli analisti economici di quei giornali, a salvatori della patria, prima che finissero in ginocchio davanti al soviet euroburocratico di Bruxelles. E sembra che nei giorni scorsi siano di nuovo incorsi nello stesso errore, nei confronti del  giovane affabulatore fiorentino.

 Finora nessun accenno ha fatto Renzi in Europa sulla questione della Crimea. Forse a causa delle difficoltà linguistiche che lo penalizzano nei confronti degli altri politici europei. Forse anche per il fatto che la Crimea evoca antiche reminiscenze nostalgiche negli anziani esponenti del partito postcomunista. Proprio in Crimea era morto il mitico compagno Palmiro Togliatti ed in Crimea il compagno D’Alema, aveva trascorso nelle file dei pionieri (organismo dei giovani comunisti, copia conforme di quello fascista dei balilla), dei meravigliosi periodi di vacanze nei campi “Artek”. In quel tempo sia l’Ucraina che la Crimea erano parte integrante della grande URSS.

 Il dibattito sulla questione ucraina sarà di nuovo all’ordine del giorno nel prossimo G7 che si terrà all’Aja ed il giovane Renzi avrà il compito di delineare l’orientamento del nostro paese. Dobbiamo sperare che il nostro premier, che si presenterà accompagnato dalla sua apprendista a ministra degli esteri, la brunetta ed ora bionda, Federica Mogherini, riesca a liberarsi dal suo attuale complesso di sottomissione nei confronti della Merkel e degli altri plenipotenziari, Obama compreso. Sconcerta il fatto che nessuno in Italia, e mi riferisco in particolare agli analisti annidati nelle redazioni dei giornali della Trimurti, abbia pensato, per conformismo o per altri interessi, di porsi una semplice domanda. 

L’attuale leader, munito solo della sua labile esperienza internazionale, sarà in grado, insieme alla Mogherini, che di esperienza internazionale ne ha ancora meno del premier, di rappresentare con dignità l’Italia all’interno dei consessi internazionali? Il fatto che il sindaco di una piccola città, attraverso manovre poco chiare, all’interno di un partito di cui è parte il presidente della Repubblica e che rappresenta solo un quarto dell’elettorato, sia giunto nel giro di pochi mesi alla presidenza del Consiglio, deve indurre alla riflessione. Gli USA con l’ectoplasma di politica estera di Obama, e l’UE, rappresentata da strani personaggi come Barroso, van Rampuy e l’ineffabile baronessa Ashton, che si eleggono l’un l’altro, ora minacciano l’espulsione di Mosca dal prossimo G8 e vogliono adottare sanzioni che Putin non esita a definire ridicole. E, mentre l’annessione della Crimea è ormai un fatto compiuto, continuano a dire  che non riconoscono e non riconosceranno l’annessione di quella regione  alla Russia.

  

C’ è da sperare ora, che l’inesperto Matteo metta in campo almeno un minimo di buon senso e, visto che non è arrivato al potere per via democratica, ricordi che rappresenta prima il nostro paese e poi l’Europa.

 

Deve considerare che con la Russia abbiamo importanti accordi commerciali. Ma soprattutto è indispensabile che tenga presente che dalla Russia di Putin ci giunge almeno un terzo del fabbisogno di idrocarburi che sono indispensabili al nostro paese, carente come nessun altro di risorse energetiche

  Mentre dalla UE, che in questi giorni non si è risparmiata farneticanti prese di posizionesulla questione ucraina, ci giungono soltanto compiti a casa, imposizione di tasse, vincoli di ogni genere, limiti da non superare e stupidi sorrisi di compatimento.

 Per ciò che concerne Barack Obama, il giovane Renzi deve tenere presente che in questi giorni è a Roma, per chiedere che la NATO, di cui l’Italia fa parte, si faccia carico, in luogo degli USA, dell’azione di dissuasione nei confronti della Russia da lui ventilata.

 

Gli italiani devono sperare che Renzi riesca a liberarsi dal condizionamento di Obama che mira a spingere l’Europa contro la Russia, restando dietro le quinte e cercando di non impegnare frontalmente gli Stati Uniti, in modo da salvaguardare la sua aureola di Premio Nobel per la pace.

 

Ma deve anche proteggere il nostro paese dall’ossessione filo europeista di Napolitano, che è il frutto senile della sua lunga militanza nel PCI, dove aveva assimilato la politica dei blocchi. Quello comunista (il Comintern), quello occidentale  rappresentato dalla Alleanza Atlantica ed ora quello della UE.

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/03/2014