Festival Beat al "Le Roi", seconda puntata.

Cronaca, in quattro puntate, di una manifestazione unica ed irripetibile. Report ed interviste esclusive, per i lettori di Civico20 News.

Seconda puntata.

Stessa tavolata, qualche sedia più in la ma interlocutore diverso: Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik.

Anche in questo caso, da “fan” con la effe maiuscola, mi sono portato un “cimelio” da far autografare: un cd antologico pubblicato negli anni ’80, che suscita sorpresa tra i membri del gruppo, visto che ormai è introvabile.

Autografi e stette di mano di rito e parto con l’intervista...anche se quella che state per leggere non è un’intervista vera e propria, ma un monologo, dove Pietruccio, “scelto” come portavoce, parla di se stesso, del gruppo e di diversi altri argomenti.

Pietruccio è una persona davvero speciale, dalla grandissima cultura, non solo musicale, molto gentile e disponibile, come se ne incontrano davvero poche, e ve ne accorgerete.

Buona lettura.

Ho cominciato a fare il musicista per emulare i Beatles.

Ma il mio sogno, da ragazzo, era fare l’esploratore o il navigatore solitario.

Io amo molto il mare.

Poi, quasi per caso, siamo capitati a fare un disco importante con Lucio Battisti, io Lallo (Giancarlo Sbriziolo) e Pepe (Erminio Salvaderi), che ci conosciamo fin da bambini.

Tra l’altro, io sono uno scrittore, come te, e il mio ultimo libro si intitola “Io e Lucio Battisti”, dove lo descrivo, prima che diventasse famoso.

Nel corso della mia vita, musica a parte, ho fatto molti viaggi, continuo a fare dei viaggi, in solitario, perché ho la necessità di capire me stesso, viaggiando da solo.

Sono tornato, da circa due mesi, dal Circolo Polare Artico, in passato ho scalato il Kilimangiaro, sono stato in India, Tibet, Nepal, ho attraversato L’Africa, da nord a sud e da est a ovest.

Ho visitato la Foresta Amazzonica, vivendo con gli Indios, sono stato alle Galapagos, Capo Horn, Birmania, Laos.

Questa necessità di viaggiare, nasce da una domanda che mi faccio spesso…Chi sono e perché esisto.

Io non credo in Dio.

Credo nella scienza, sto studiando fisica quantistica, perché alcune civiltà, alcuni posti che ho visitato, mi hanno fatto capire che qualcosa di supremo esiste, ma arriva da lontano.

Quando viaggio, mi immergo totalmente nella realtà del posto: dormo, mangio, vivo con la gente del posto.

Sai, io ho 73 anni (molto ben portati, ndr). Nel ’68, quando giravano le droghe, io non le ho mai toccate. Ancora oggi non fumo sigarette, credo di essere abbastanza in forma, mentalmente e fisicamente, e ogni anno, a gennaio, parto per un viaggio.

 

Da un punto di vista musicale, siamo l’unico, l’unico gruppo integro: siamo nati in tre e in tre siamo rimasti, nati a Milano nello stesso quartiere.

Il nostro concerto non indulge molto sulla nostalgia, sui ricordi.

Noi cerchiamo di essere la memoria storica, il nostro concerto è fatto anche di ricordi, di parole, ad esempi cosa dice Bob Dylan in “Blowin’ in the wind”, quando parliamo di John Lennon, parliamo del suo impegno sociale; parliamo della storia del rock’n’roll, se facciamo un pezzo blues, leggiamo una poesia di Edgar Lee Masters, da “Spoon River”, per far capire cosa significhi essere schiavo.

Un percorso musicale-culturale-didattico, alla portata di tutti.

Pensa che il nostro tastierista fa un pezzettino della “Toccata e fuga” di Bach: sai le nostre radici sono il blues e la musica classica.

Io poi sto finendo un album-solista, come Pietruccio Montalbetti, che si intitola: “Io canto autori”.

In questo album, c’è la canzone che forse meglio mi rappresenta: “Lo straniero” di George Moustaki…quello sono io…un vagabondo…ma una persona normale, fondamentalmente.

Ho imparato una cosa, in tutti questi anni: mai dimenticare le proprie orgini (argomento trattato anche da Ivan Graziani, nel brano “Taglia la testa al gallo”, ndr); la mia è una generazione che arriva dal proletariato, le nuove generazioni vogliono “apparire”, piu che “essere”, pensano che basti andare in Tv per avere successo.

Sbagliato.

Sai, molto spesso, giovani musicisti, mi chiedono consigli...io dico sempre...fate musica, è la cosa più bella del mondo, ma cercatevi anche un'alternativa, un lavoro...purtroppo solo di musica non si vive.

Pietruccio…hai praticamente risposto a tutte le domande che volevo farti, ma c’è una cosa di cui vorrei che parlassi…un video che gira su You Tube…in bianco e nero…”Vendo Casa”…che mi commuove tutte le volte che lo vedo…

Si, una serata unica, quella. C’era la PFM, i Flora Fauna e Cemento…tutto dal vivo, e a un certo punto, spunta fuori anche Lucio Battisti.

A proposito di Lucio, ho voluto scrivere il libro di cui ti parlavo prima, perché su di lui sono state scritte e dette, cose del tutto inesatte e menzoniere.

La prima è che fosse di Ordine Nuovo: falso.

La seconda è che fosse avaro: tra l’avarizia e la parsimònia, c’è una bella differenza.

Parsimònia è il rispetto del denaro, l’avarizia è un’altra cosa.

Ho voluto dare un quadro esatto, di chi era Lucio Battisti.

La mia famiglia lo ha aiutato parecchio: ad esempio mio fratello, ha fatto tutte le sue copertine, come quelle del Banco del Mutuo Soccorso e della PFM…Cesare Monti…(Montalbetti)…

…fai i complimenti da parte mia…e, se puoi, porta i mie saluti a Joe Vescovi, vostro ex tastierista, uno dei più grandi interpreti al mondo del keyboard…

Si, contaci. L’ho sentito qualche giorno fa. Ci sentiamo spesso.

Grazie in anticipo e grazie per questa chiacchierata, interessante e coinvolgente.

Grazie a te, per la pazienza nello starmi a sentire…

E poi, lo spettacolo.

Una manciata di canzoni, le più famose, cantate in coro da tutto il pubblico.

E quando attaccano “Sognando la California” (cover di “California dreamin’ " dei Mama’s & Papa’s), chiudo per un attimo gli occhi e, sentendo gli impasti vocali, mi accorgo che il tempo non è passato, le emozioni che i Dik Dik hanno regalato ad intere generazioni, sono sempre vive e palpabili.

Stesso discorso per “L’ isola di Wight” e “Senza Luce”, pietre miliari della musica italiana.

Ma Pietruccio, Lallo e Pepe, ci riservano ancora due soprese: una versione personalizzata di “Another brick in the wall” dei Pink Floyd, dove tra l' altro Pietruccio si dimostra un grande chitarrista, e quello che aspettavo, e chiesto, a tutti e tre, a registratore spento…”Vendo casa”…

Mi sono commosso, non mi vergogno a dirlo: a mio giudizio, una delle più belle canzoni mai scritte da Lucio Battisti, che è resa davvero unica ed inimitabile dalla voce di Lallo.

Applausi scroscianti e “standing ovation” da parte di tutto il pubblico.

La seconda puntata finisce qui. A breve un'altra intervista esclusiva, ospiti: I Camaleonti.

Ringrazio nuovamente Sorcina "Tina" Sessantasette per le splendide foto.

Stay always tuned !!!

Lele Boccardo 

 

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Articolo pubblicato il 23/03/2014