"Klimt - Alle origini di un mito”
Klimt: alle origini di un mito

L’opera d’arte come apertura della mente

 Dopo il successo della mostra su Andy Warhol, e sulla strada che conduce all'Expo 2015 Palazzo Reale di Milano offre i suoi spazi al maestro austriaco Gustav Klimt: pittore e massimo esponente dell'Art nouveau, lo stile Liberty in Italia, protagonista della cosiddetta Secessione viennese, il movimento che rinnovò l'arte Europea tra la fine del 19mo e l'inizio del 20mo secolo.

 

Gustav Klimt nacque nel 1862 a Baumgarten, nei soborghi di Vienna, secondo di sette fratelli, studiò fino al 1883, cimentandosi con svariate tecniche d’arte in particolar modo il mosaico e la ceramica, da subito una delle prime qualità che gli venne riconosciuta fu la precisione fotografica nella riproduzione dei volti.

Visitò Ravenna, dove conobbe lo sfarzo e l’oro dei mosaici bizantini: dai quali sarà influenzato elaborando un nuovo modo di rappresentare la realtà, le luci e i colori.

La sua consacrazione furono le esposizioni di Roma, Firenze, Bruxelles, Londra e Madrid.

Dipinse fino a quando venne colpito da un ictus che lo condusse alla morte il 6 febbraio 1918 al ritorno da un viaggio in Romania.

 

A Milano sono esposti alcuni dei più noti capolavori di Gustav Klimt, come Adamo ed Eva, Giuditta II 

Famiglia, Girasole, Fuochi fatui, Acqua in movimento, Dopo la pioggia, Mucche nella stalla Salomè, Bosco di faggi e un’immancabile riproduzione del Fregio di Beethoven.

 

L'arte di Klimt non è esclusivamente espressione di una visione tragica ed oscura del mondo in lui prevalgono il simbolo, l'evocazione della realtà, le linee eleganti, morbide e sinuose come i grandi ritratti femminili (spesso prostitute incontrate da Klimt nelle sue peregrinazioni per la capitale di un Impero Asburgico ormai al tramonto),  la bidimensionalità delle forme, l'accostamento sfavillante dei colori, dell’oro, tutto fuso in un unico intreccio avente l’obiettivo di superare la realtà, aprire il cuore e l’anima di chi osserva.

Gustav propone opere che, con le loro luci e le preziosità cromatiche, hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte, andando ad inserirsi in quel periodo infuocato che ha contraddistinto il tramonto dei grandi imperi Europei e la riscoperta dell’oriente più lontano e fastoso.

 

L’originalità dell’esposizione milanese curata dal vicedirettore del Belvedere di Vienna Alfred Weidinger e da Eva di Stefano risiede nelle diverse tappe del ricco percorso di Gustav. Si parte dalla formazione artistica alla Secessione, con opere che vanno dalle prime esperienze giovanili ai capolavori della maturità, il tutto corredato da una documentazione di fotografie d’epoca, lettere autografe, dipinti realizzati da artisti amici di Klimt o dai membri del gruppo della Secessione. Ma non solo si è dato spazio ad un’indagine sui rapporti familiari e affettivi del pittore.

Chi volesse rivivere i fasti e il clima artistico di un’epoca o scoprire come l'arte possa essere un'avventura della mente avrà tempo sino al 13 luglio 2014.

                                                                                    Dimitri Piccinini

 

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Articolo pubblicato il 21/03/2014